L’infinito

L'infinito

Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
Dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
Spazi di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo; ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. Così tra questa
Immensità s’annega il pensier mio:
E il naufragar m’è dolce in questo mare.


Gaetano Braga (1829 - 1907): L’infinito per voce, violoncello e pianoforte. Amor Lilia Perez, mezzosoprano; Galileo Di Ilio, violoncello; Giuseppe Sabatini, pianoforte.


Mario Castelnuovo-Tedesco (3 aprile 1895 - 1968): L’infinito per voce e pianoforte op. 22 (1921). Leonardo De Lisi, tenore; Anna Toccafondi, pianoforte.

Viva Venezia

Michele Novaro (23 dicembre 1818 - 1885): Venezia, ode per canto e pianoforte (1849) su testo di Arnaldo Fusinato. Leonardo De Lisi, tenore; Vito Maggiolino, pianoforte.

È fosco l’aere, è l’ora bruna,
è tutta in gemiti la mia laguna,
in solitaria malinconia
ti guardo e lagrimo,
Venezia mia!

Tra i rotti nugoli dell’occidente
i raggi perdonsi del sol morente,
è mesto sibilo per l’aria bruna
l’ultimo gemito della laguna.

Passa una gondola della città.
«Ehi, dalla gondola, qual novità?»
«Il morbo infuria, il pan ci manca,
sul ponte sventola bandiera bianca!»

Oh! no, non splendere su tanti guai,
Sole d’Italia, non splender mai;
e sulla veneta spenta fortuna
si eterni il gemito della laguna.

Venezia! l’ultima ora è venuta;
illustre martire, tu sei perduta…
Il morbo infuria, il pan ti manca,
sul ponte sventola bandiera bianca!

Ma non le ignivome palle roventi,
né i mille fulmini su te stridenti,
troncaro ai liberi tuoi dì lo stame…
Viva Venezia!
Muore di fame!

Sulle tue pagine scolpisci, o Storia,
l’altrui nequizie e la sua gloria,
e grida ai posteri tre volte infame
chi vuol Venezia morta di fame!
Viva Venezia!
L’ira nemica la sua risuscita
virtude antica;

ma il morbo infuria, ma il pan le manca…
Sul ponte sventola bandiera bianca!

Ed ora infrangasi qui sulla pietra,
finché è ancor libera,
questa mia cetra.
A te, Venezia,
l’ultimo canto,
l’ultimo bacio,
l’ultimo pianto!

Ramingo ed esule in suol straniero,
vivrai, Venezia, nel mio pensiero;
vivrai nel tempio qui del mio core,
come l’imagine del primo amore.

Ma il vento sibila,
ma l’onda è scura,
ma tutta in tenebre
è la natura:
le corde stridono,
la voce manca…

Sul ponte sventola
bandiera bianca!

Michele Novaro musicò anche l’attuale inno nazionale italiano: ne abbiamo parlato qui.