Air chinois

Alcuni temi musicali pubblicati con funzioni esplicative da Jean-Jacques Rousseau nel Dictionnaire de musique (1768) sono stati poi inseriti in composizioni più o meno celebri. Per esempio, una melodia di ranz des vaches fornì a Rossini lo spunto per alcune pagine, fra cui la famosa scena finale, del Guillaume Tell (1828).
Questo «air chinois», invece,

venne utilizzato da Carl Maria von Weber in una Overtura cinese scritta nel 1805 e poi confluita nelle musiche di scena composte per una rappresentazione della Turandot che Schiller aveva tratto dall’omonimo lavoro di Gozzi. Più recentemente Paul Hindemith impiegò lo stesso tema, desunto dall’Overtura cinese di Weber, nelle Metamorfosi sinfoniche.
Il medesimo «air chinois» ispirò inoltre una sere di variazioni sinfoniche al com­po­si­to­re bri­tan­ni­co di origine belga Eugene Aynsley Goossens.


Carl Maria von Weber (1786 - 1826): Ouverture e Marcia [a 4:22] per Turandot op. 37, J. 75 (1809). City of Birmingham Symphony Orchestra, dir. Lawrence Foster.


Paul Hindemith (1895 - 1963): Scherzo (Turandot), da Symphonic Metamorphosis of Themes by Carl Maria von Weber (1943). Berliner Philharmoniker diretti dall’autore (1955).
Il titolo originale dell’opera è in inglese: Hindemith si era stabilito negli Stati Uniti nel 1940 e le Metamorfosi furono eseguite per la prima volta il 20 gennaio 1944 dalla New York Philharmonic-Symphony Orchestra diretta da Artur Rodziński.
(Penso che Hindemith sia un compositore sottovalutato; questo Scherzo è sem­pli­ce­mente geniale.)


Eugene Aynsley Goossens (1893 - 1962): Variations on a Chinese Theme per orchestra op. 1 (1911-12). Melbourne Symphony Orchestra, dir. Vernon Handley.

L’età dell’inquietudine

Leonard Bernstein (25 agosto 1918 - 1990): Seconda Sinfonia, The Age of Anxiety , versione originale (1947-48). Lukas Foss, pianoforte; Philharmonic-Symphony Orchestra of New York diretta dall’autore.

Ispirata dall’omonima «egloga barocca» di Wystan Hugh Auden, ne segue strettamente lo svolgimento. Il pianoforte solista è, nella concezione dell’autore, «un protagonista quasi autobiografico, posto di fronte a uno specchio orchestrale in cui vede sé stesso, analiticamente, in un’ambientazione moderna».
Il lavoro è suddiviso in due parti, comprendenti ognuna tre sezioni che si susseguono senza stacchi:
PARTE I – A) The Prologue : in un bar della 3rd Avenue tre uomini e una giovane donna, tormentati dalla solitudine, cercano nell’alcool la liberazione dai propri problemi; B) The Seven Ages [a 2:27]: la vita dell’uomo è considerata da quattro punti di vista differenti («conversazione» in 4 variazioni senza tema comune, ognuna delle quali prende le mosse da un elemento di quella precedente); C) The Seven Stages [a 10:50]: viaggio interiore dei personaggi alla ricerca di un «luogo» confortevole e sicuro (7 variazioni).
PARTE II – A) The Dirge [a 16:42]: chiuso il bar, i quattro personaggi si recano a casa della donna; sul taxi, intonano un canto funebre per la perdita del Grande Padre («Colossal Dad»); B) The Masque [a 22:22]: stanchi, tormentati da sensi di colpa, i quattro bevono e ballano, in una finzione di divertimento (Scherzo per pianoforte e percussioni); C) The Epilogue [a 26:51]: i quattro si separano, soli come prima, e ognuno trova una riconciliazione con sé stesso nella fede, nell’affermazione di «qualcosa di puro» che può essere ovunque.