Carl Zeller (19 giugno 1842 - 1898): Grubenlichter-Walzer per orchestra su temi tratti dall’operetta Der Obersteiger (1894). Wiener Philharmoniker, dir. Riccardo Muti.
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Il valzer di Margherita
Oggi ricordiamo Charles Gounod (1818 - 18 ottobre 1893) con la grande Valse che conclude il I atto del Faust (1859). Wiener Philharmoniker, Rudolf Kempe.
Una passeggiata a Vienna
Franz von Suppé (1819 - 1895): Dichter und Bauer, ouverture (1846). Wiener Staatsopernorchester, dir. Hans Swarowsky.
Josef Strauß (1827 - 1870): Transactionen, valzer op. 184 (1865). Wiener Philharmoniker, dir. Christian Thielemann.
Ci sono melodie che viaggiano nel tempo e nello spazio.
Certo, direte voi: oggi, con i mezzi di comunicazione di cui disponiamo oggi, viaggi di questo genere si compiono in men che non si dica e con estrema facilità. Ma, nei « viaggi » cui mi riferisco, partenza e arrivo hanno luogo all’interno di composizioni musicali di autori diversi, a volte diversissimi fra loro, vissuti in Paesi diversi e in differenti epoche.
La trasmigrazione che vi propongo oggi è assai breve, anche se per portarla a termine ci sono voluti 19 anni: in effetti, più che di un viaggio si tratta di una bella passeggiata attraverso la città di Vienna. Nel corso di questa passeggiata, una melodia nervosa, sincopata, in ritmo binario (nell’ouverture di Suppé al minuto 4:58) trova il modo di trasformarsi in un languido e appassionato tema di valzer (nella composizione di Josef Strauß a 1:20).
Se questa sorta di viaggi suscita il vostro interesse, cercate la rubrica melodie itineranti nel presente blog. Signori, in carrozza!
Shakespeariana – XVIII
Prospero’s incantations
Egon Wellesz (1885 - 1974): Prosperos Beschwörungen, 5 symphonische Stücke nach Shakespeares „Der Sturm“ op. 53 (1934-36). Wiener Philharmoniker, dir. Bernard Haitink.
- Prosperos Beschwörung: Molto sostenuto
- Ariel und der Sturm: Leicht bewegt [5:13]
- Ariels Gesang: Tranquillo [10:30]
- Caliban: Unruhig [16:15]
- Ferdinand und Miranda: Sehr breit und ruhevoll – Prosperos Epilog. Misterioso [21:44]
Lontano
György Ligeti (28 maggio 1923 - 2006): Lontano per orchestra (1967). Wiener Philharmoniker, dir. Claudio Abbado.
Lontano è una delle opere fondamentali di Ligeti, risale al periodo in cui decise di sperimentare procedure compositive totalmente nuove e inusitate. Il titolo (in italiano) fa riferimento a una lontananza intesa in senso non solo spaziale, ma anche “storico” e soprattutto musicale: i suoni giungono all’ascoltatore da una grande distanza, che è quella che Ligeti pone fra ciò che è stato, in ambito musicale, e la propria creazione.
L’epoca di composizione (anni ’60) è la stessa di Atmosphères, brano che è stato inserito da Kubrick, insieme con altre cose di Ligeti, nella colonna sonora di 2001: Odissea nello spazio. Di Lontano si sono serviti lo stesso Kubrick in Shining e Scorsese in Shutter Island.
Shakespeariana – V
In Windsor
Otto Nicolai (1810 - 1849): Ouverture per Die lustigen Weiber von Windsor, Singspiel in 3 atti (1849) su libretto di Hermann Salomon Mosenthal desunto dalla commedia The Merry Wives of Windsor di William Shakespeare. Wiener Philharmoniker, dir. Carlos Kleiber.
Quando gli elfi danzano
Joseph Hellmesberger junior (9 aprile 1855 - 26 aprile 1907): Elfenreigen per orchestra. Wiener Philharmoniker, dir. Zubin Mehta.
Il vino
Alban Berg (9 febbraio 1885 - 1935): Der Wein / Le Vin, aria da concerto per soprano e orchestra (1929) su poesie di Charles Baudelaire nella traduzione di Stefan George. Dorothy Dorow, soprano; Wiener Philharmoniker, dir. Karl Böhm.
Berg scelse di musicare la prima e le ultime due delle cinque poesie di Baudelaire che costituiscono il ciclo Le Vin, inserito nella raccolta Les Fleurs du mal (1857). La musica è adattata sia ai versi francesi sia alla traduzione tedesca che ne diede Stefan George nel 1901. Invertendo l’ordine originale delle due ultime poesie, Berg crea una forma tripartita ad arco, nella quale elementi e modi espressivi che caratterizzano la prima lirica tornano nella terza, mentre la seconda a sua volta è in forma di scherzo tripartito.
1. Die Seele des Weines ‒ L’Âme du vin
Des Weines Geist begann im Faß zu singen: Ich weiß: am sengend heißen Bergeshange Und dies bereitet mir die größte Labe, Hörst du den Sonntagsgesang aus frohem Schwarme? Ich mache deines Weibes Augen heiter, Und du erhältst von diesem Pflanzenseime, |
Un soir, l’âme du vin chantait dans les bouteilles: Je sais combien il faut, sur la colline en flamme, Car j’éprouve une joie immense quand je tombe Entends-tu retentir les refrains des dimanches J’allumerai les yeux de ta femme ravie; En toi je tomberai, végétale ambroisie, |
2. Der Wein der Liebenden ‒ Le Vin des amants
Prächtig ist heute die Weite − Engel für ewige Dauer Wir lehnen uns weich auf den Flügel Laß Schwester uns Brust an Brust |
Aujourd’hui l’espace est splendide! Comme deux anges que torture Mollement balancés sur l’aile Ma soeur, côte à côte nageant, |
3. Der Wein des Einsamen ‒ Le Vin du solitaire
Der sonderbare Blick der leichten Frauen Der lezte Taler an dem Spielertisch Mehr als dies alles schätz ich, tiefe Flasche, Du giebst ihm Hoffnung, Liebe, Jugendkraft |
Le regard singulier d’une femme galante Le dernier sac d’écus dans les doigts d’un joueur; Tout cela ne vaut pas, ô bouteille profonde, Tu lui verses l’espoir, la jeunesse et la vie, |
Pièces pittoresques & Suite pastorale
Emmanuel Chabrier (18 gennaio 1841 - 1894): Pièces pittoresques per pianoforte (1880-81). Rena Kyriakou.
- Paysage: Allegro non troppo
- Mélancolie: Ben moderato [5:46]
- Tourbillon: Allegro con fuoco [7:59]
- Sous-Bois: Andantino [9:23]
- Mauresque: Moderato [14:00]
- Idylle: Allegretto [17:12]
- Danse villageoise: Allegro risoluto [22:24]
- Improvisation: Andantino [26:35]
- Menuet pompeux: Allegro franco [31:07]
- Scherzo-Valse: Vivo [37:51]
Chabrier: Suite pastorale, orchestrazione delle Pièces pittoresques n. 6, 7, 4 e 10 (1888). Wiener Philharmoniker, dir. John Eliot Gardiner.
Balletti collettivi – II
Les Six: Les mariés de la tour Eiffel, balletto poetico-burlesco in 1 atto (1921) su libretto di Jean Cocteau. Philharmonia Orchestra, dir. Geoffrey Simon.
- Overture: le 14 juillet (Georges Auric, 1899 - 1983)
- Marche nuptiale (Darius Milhaud, 1892 - 1974) [2:27]
- Discours du Général, polka (Francis Poulenc, 7 gennaio 1899 - 1963) [4:25]
- La Baigneuse de Trouville, carte postale en couleurs (Poulenc) [5:11]
- La Fugue du Massacre (Milhaud) [7:14]
- La Valse des Dépêches (Germaine Tailleferre, 1892 - 1983) [9:01]
- Marche funèbre (Arthur Honegger, 1892 - 1955) [11:34]
- Quadrille (Tailleferre) [15:21]
- Ritournelles (Auric) [18:25]
- Sortie de la Noce (Milhaud) [20:26]
Ai nomi dei Six bisognerebbe aggiungere quello di Charles Gounod (1818 - 1893), in quanto la «Marche funèbre» di Honegger utilizza, oltre alla «Marche nuptiale» di Milhaud, un tema della celebre «Valse» del I atto del Faust (1859), che potete ascoltare qui nell’interpretazione dei Wiener Philharmoniker diretti da Rudolf Kempe:
La sinfonia perfetta
Ludwig van Beethoven (c16 dicembre 1770 - 1827): Sinfonia n. 5 in do minore-maggiore op. 67 (1808). Wiener Philharmoniker, dir. Christian Thielemann.
- Allegro con brio
- Andante con moto [8:35]
- Scherzo: Allegro [19:40]
- Allegro [25:16]
Bisogna ascoltarla con attenzione perché in questa sinfonia c’è tutto Beethoven, ma non solo: ci sono anche tutta la musica che era venuta prima e tutta la musica che sarebbe venuta dopo.
Fidelio & Leonore
Ludwig van Beethoven (1770 - 1827): Fidelio, ouverture in mi maggiore per la 3ª e definitiva versione (1814) dell’opera omonima. Wiener Philharmoniker, dir. Claudio Abbado.
![](https://clamarcap.net/wp-content/uploads/2020/12/d2e17-beethoven-fidelio-cioccolato-0-1.jpg?w=280)
L’unica opera di Beethoven fu originariamente composta su un libretto che Joseph Sonnleithner aveva ricavato da un dramma di Jean-Nicolas Bouilly, Léonore, ou L’amour conjugal, andato in scena nel 1798 con parti cantate scritte da Pierre Gaveaux, il quale nella prima rappresentazione aveva sostenuto il ruolo del protagonista maschile, Florestan.
L’opera beethoveniana ebbe una gestazione travagliatissima: iniziata nel 1803, la composizione si trascinò, fra dubbi, pause e ripensamenti, fino al 1805. Fu rappresentata a Vienna, con il titolo Leonore oder Die eheliche Liebe (Leonore ovvero L’amor coniugale, op. 72), il 20 novembre di quell’anno al Theater an der Wien. Un insuccesso. I cantanti non erano dei migliori, l’opera era troppo lunga (3 atti) e il pubblico era costituito perlopiù da ufficiali francesi – la capitale asburgica era allora occupata dalle truppe napoleoniche – che non capivano il tedesco.
Nei mesi successivi Beethoven decise di sottoporre il lavoro a una profonda revisione, affidandosi per il libretto all’amico Stephan von Breuning. La nuova versione in 2 atti fu allestita, con il titolo Leonore (op. 72a), il 29 marzo 1806 nel medesimo teatro, e neanche questa volta ebbe successo. Otto anni dopo Beethoven tornò a rimaneggiare l’opera su richiesta del sovrintendente del Kärnthnerthor-Theater (Teatro di Porta Carinzia), dove andò in scena il 23 maggio 1814 con il titolo Fidelio (op. 72b) e libretto riscritto da Georg Friedrich Treitschke. Questa è la versione che si impose definitivamente.
Della faticosa gestazione del Fidelio sono testimonianza anche le quattro ouvertures che Beethoven scrisse per l’opera: una per la prima versione (nota anche come Leonore 2), una per la seconda (Leonore 3), una per una rappresentazione praghese mai realizzata (op. 138, detta Leonore 1), e infine quella del 1814. Delle Leonore, la più bella è senza dubbio la n. 3, un vero capolavoro che qui possiamo ascoltare eseguita dagli stessi interpreti di cui sopra:
Protagonista del Fidelio è appunto Leonore, una donna coraggiosa e determinata, assai più di tutti i comprimari messi insieme. La vicenda si svolge in Spagna, presso Siviglia, nel XVII secolo. — ATTO I. Florestan, marito di Leonore, è stato ingiustamente imprigionato per ordine del crudele Pizarro, governatore della prigione di Siviglia, suo nemico giurato. Per entrare nella prigione, dove Florestan è rinchiuso ormai da due anni, e tentare di aiutarlo, Leonore si traveste da uomo, assume il nome di Fidelio e si fa assoldare quale inserviente dal carceriere Rocco, un uomo di buon cuore che ha una figlia, Marzelline. Tutto questo è l’antefatto: la prima scena si svolge nel cortile della prigione, davanti all’abitazione di Rocco e Marzelline; quest’ultima è corteggiata da Jaquino, un dipendente del padre, ma è segretamente innamorata di Fidelio; Jaquino cerca di farsi benvolere da Marzelline, ma la giovane lo respinge. Giungono Fidelio e Rocco; il carceriere ha intuito quali siano i sentimenti della figlia e medita di darla in sposa a Fidelio. Consapevole di aver suscitato la simpatia di Rocco, Fidelio gli chiede di poter scendere con lui nei sotterranei: sa infatti che vi è rinchiuso un prigioniero importante e spera che questi sia Florestan. Intanto Pizarro viene a sapere che il ministro Don Fernando, sospettando irregolarità nella gestione del carcere, intende compiervi un’ispezione; Pizarro teme che Don Fernando scopra la prigionia di Florestan, amico carissimo del ministro, e decide di sopprimere il proprio nemico: comunica perciò a Rocco che il re ha condannato a morte Florestan e offre una borsa piena di monete d’oro al carceriere se ucciderà egli stesso il prigioniero. Rocco non ha cuore di accettare, tuttavia non può rifiutare di eseguire gli ordini del governatore: dovrà dunque procurare sepoltura al condannato, e in questo si farà aiutare da Fidelio. Più tardi, quando Fidelio e Marzelline gli chiedono di lasciare uscire dalle celle per breve tempo i prigionieri, Rocco accondiscende. Ma sopraggiunge Pizarro, che vedendo i carcerati in libertà va su tutte le furie; Rocco riesce a chetarlo, ricordandogli l’ordine che ha ricevuto e che sta per eseguire. I prigionieri, fra i quali non v’è Florestan, devono però ritornare in cella.
![](https://clamarcap.net/wp-content/uploads/2020/12/41b1f-beethoven-fidelio-brodo-1.jpg?w=760)
ATTO II. Florestan è incatenato in una cella sotterranea; sfinito, nel delirio crede di vedere Leonore e di poter fuggire con lei in un regno di libertà e felicità. Rocco scende nel sotterraneo per svuotare una cisterna in cui conta di gettare il corpo del condannato; il carceriere è accompagnato da Fidelio/Leonore, che vede il marito, gli si avvicina e lo riconosce. Sospettava già che il prigioniero da sopprimere fosse Florestan, e ora ne ha la conferma. In quel momento giunge Pizarro, deciso a uccidere con le proprie mani Florestan, ma Leonore si rivela e fa scudo al marito con il proprio corpo, poi minaccia il governatore con una pistola. Uno squillo di tromba annuncia l’arrivo di Don Fernando: Pizarro non ha scampo. Rocco rivela le trame del governatore al ministro, che fa uscire dalle celle i prigionieri e consegna solennemente a Leonore le chiavi con cui la donna stessa ridà la libertà a Florestan.
Gopak
Aram Il’ič Chačaturjan (1903 - 1978): «Gopak», dal balletto Gajane (1942). Wiener Philharmoniker diretti dall’autore.
Pëtr Il’ič Čajkovskij (1840 - 1893): Gopak, dall’opera Mazeppa (atto I, scena 1a), rappresentata per la prima volta nel 1884. London Symphony Orchestra, dir. Geoffrey Simon.
Modest Musorgskij (1839 - 1881): Gopak, dall’opera comica La fiera di Soročynci (atto III, scena 2ª); Musorgskij ne scrisse il libretto (basato sull’omonimo racconto di Gogol’) e lavorò alla partitura fra il 1874 e il 1880, lasciandola però incompiuta. Eseguito da Katja Emec al violino, con orchestra non identificata (sopra), e dall’Orchestra sinfonica accademica di Stato dell’URSS diretta da Evgenij Svetlanov.
Nella tavola dei Peanuts (del 19 ottobre 1952) che apre questa pagina Charles Schulz ha inserito alcune battute tratte da una riduzione per pianoforte del Gopak di Musorgskij.
La più leggera
Dmitrij Šostakovič (25 settembre 1906 - 1975): Sinfonia n. 9 in mi bemolle maggiore op. 70 (1945). Wiener Philharmoniker, dir. Leonard Bernstein.
- Allegro
- Moderato [5:24]
- Presto [14:40]
- Largo [17:45]
- Allegretto [21:54]
Bernstein soleva dire che la Nona è la più leggera e la più haydniana delle quindici sinfonie di Šostakovič.
Valzer delle sfere
Josef Strauß (1827 - 22 luglio 1870): Sphärenklänge, valzer op. 235 (1868). Wiener Philharmoniker, dir. Christian Thielemann.
Josef Strauß, chiamato Pepi da familiari e amici, fu un musicista particolarmente sensibile e raffinato: a mio parere, i suoi valzer sono i migliori fra i tanti composti dagli Strauß viennesi. Lo stesso Johann II, suo fratello maggiore, disse una volta: « Fra me e Pepi, è lui quello che ha più talento, io sono solo quello più famoso ».
Eppure Josef non era nato per fare il musicista. Il padre intendeva avviarlo alla carriera militare, che Josef aborriva; quando il genitore abbandonò la famiglia, nel 1844, il ragazzo si sentì libero di dedicarsi agli amati studi scientifici. Nel 1851 dirigeva la costruzione di un acquedotto, e due anni più tardi brevettò una macchina per la pulizia stradale che fu adottata dalla città di Vienna.
Alla musica si dedicò con riluttanza e solo per accontentare la madre, la quale lo aveva pregato con insistenza affinché prendesse il posto di Johann II, che si era ammalato, quale direttore dell’orchestra di famiglia. Esordì a fine agosto 1853; le sue composizioni furono accolte con favore crescente, e Josef fu presto soprannominato « lo Schubert del valzer ». Quando morì, per le conseguenze di una caduta dal podio, non aveva ancora compiuto 43 anni.
Stelle e strisce in quattro quadri
Quadro I: In full glee
John Stafford Smith (1750 - 1836): The Anacreontic Song, or To Anacreon in Heav’n, canto bacchico su testo di Ralph Tomlinson composto a Londra intorno al 1775. Jacob Wright, voce solista; Jerry Blackstone, direttore.
To Anacreon, in Heav’n, where he sat in full glee,
A few sons of harmony sent a petition,
That he their inspirer and patron would be;
When this answer arrived from the jolly old Grecian –
Voice, fiddle and flute, no longer be mute.
I’ll lend ye my name, and inspire you to boot,
And, besides, I’ll instruct you, like me, to entwine,
The myrtle of Venus with Bacchus’s vine.
The news through Olympus immediately flew;
When Old Thunder pretended to give himself airs –
If these mortals are suffer’d their scheme to pursue,
The devil a goddess will stay above stairs.
Hark! already they cry in transports of joy.
Away to the Sons of Anacreon we’ll fly…
And there with good fellows, we’ll learn to entwine,
The myrtle of Venus with Bacchus’s vine.
The yellow-hair’d god, and his nine fusty maids,
From Helicon’s banks will incontinent flee.
Idalia will boast but of tenantless shades,
And the biforked hill a mere desert will be.
My Thunder, no fear on’t shall soon do its errand,
And dam’me! I’ll swing the ringleaders, I warrant.
I’ll trim the young dogs for thus daring to twine,
The myrtle of Venus with Bacchus’s vine.
Apollo rose up; and said, Pr’ythee ne’er quarrel,
Good King of the gods, with my vot’ries below!
Your thunder is useless – then, shewing his laurel,
Cry’d, Sic evitabile fulmen, you know!
Then over each head my laurels I’ll spread;
So my sons from your crackers no mischief shall dread,
Whilst snug in their club-room, they jovially twine,
The myrtle of Venus with Bacchus’s vine.
Next Momus got up, with his risible phiz;
And swore with Apollo he’d cheerfully join –
The full tide of harmony still shall be his,
But the song, and the catch, and the laugh shall be mine;
Then, Jove, be not jealous of these honest fellows.
Cry’d Jove, We relent, since the truth you now tell us;
And swear by Old Styx that they long shall entwine,
The myrtle of Venus with Bacchus’s vine.
Ye sons of Anacreon, then, join hand in hand;
Preserve unanimity, friendship and love.
‘Tis your’s to support what’s so happily plan’d;
You’ve the sanction of gods, and the fiat of Jove.
While thus we agree, our toast let it be.
May our club flourish happy, united, and free!
And long may the sons of Anacreon entwine,
The myrtle of Venus with Bacchus’s vine.
Sul modello dell’Anacreontic Song di Tomlinson è esemplata l’ode Defence of Fort McHenry, composta da Francis Scott Key per celebrare la vittoria dei soldati statunitensi e della popolazione di Baltimora sulla flotta inglese il 14 settembre 1814. In seguito il testo di Francis Scott Key, adattato alla musica di John Stafford Smith, divenne un canto patriottico, e nel 1931 fu ufficialmente adottato quale inno nazionale degli Stati Uniti d’America, oggi noto con il titolo The Star-Spangled Banner.
Quadro II: La versione di Igor’
The Star-Spangled Banner nella versione orchestrale curata da Igor’ Stravinskij nei primi anni 1940. National Symphony Orchestra, dir. Gianandrea Noseda.
Una pubblica esecuzione di questa versione si sarebbe dovuta tenere a Boston nel gennaio del 1944, con la Boston Symphony Orchestra diretta dal compositore stesso, ma fu depennata dal programma del concerto a causa di un curioso incidente: la polizia locale avvertì Stravinskij dell’esistenza di una legge che proibiva la manomissione, parziale o integrale, dell’inno nazionale, aggiungendo che ogni trasgressione sarebbe stata punita con un’ammenda di 100 dollari.
(La polizia di Boston era però in errore: una legge c’era davvero, ma si limitava a vietare l’uso dell’inno come musica da ballo o da intrattenimento.)
In effetti Stravinskij aveva modificato l’armonizzazione originale: perciò, per quanto dispiaciuto, rinunciò a dirigere il brano.
Quadro III: Le variazioni di Paine
John Knowles Paine (1839 - 1906): Concert Variations on «The Star-Spangled Banner» per organo op. 3 n. 2 (1861). Andrew Meagher.
Quadro IV: Lo yankee vagabondo
Giacomo Puccini (1858-1924): «Dovunque al mondo», da Madama Butterfly (1904), atto I. Luciano Pavarotti e Michel Sénéchal, tenori; Robert Kerns, baritono; Chor der Wiener Staatsoper e Wiener Philharmoniker diretti da Herbert von Karajan.
Moto perpetuo – I
Niccolò Paganini (1782 - 1840): Sonate à mouvement perpetuel in si bemolle maggiore per violino e orchestra (1831), II movimento. Salvatore Accardo, violino; London Philharmonic Orchestra, dir. Charles Dutoit.
Felix Mendelssohn-Bartholdy (1809 - 1847): Perpetuum mobile in do maggiore per pianoforte op. 119 (c1837). Joshua Grunmann, pianoforte.
Johann Strauß figlio (1825 - 1899): Perpetuum mobile, musikalischer Scherz per orchestra op. 257 (1862). Wiener Philharmoniker, dir. Herbert von Karajan.
Ottokar Nováček (1866 - 1900): Perpetuum mobile in re minore op. 5 n. 4 (1895). Nathan Milstein, violino; Ernest Lush, pianoforte.
Danse diabolique
Joseph Hellmesberger junior (9 aprile 1855 – 26 aprile 1907): Danse diabolique in re minore per orchestra. Wiener Philharmoniker, dir. Seiji Ozawa.
John Williams compie 90 anni
John Towner Williams (8 febbraio 1932): tema principale della colonna sonora del film Jurassic Park (1993); l’autore dirige i Wiener Philharmoniker.