Du vin clairet – I

Anonimo (sec. XVI): Quand je bois du vin clairet, antico tourdion interpretato dall’en­semble tedesco Short Tailed Snails.

Il tourdion o tordion è una danza di coppia, rapida, moderatamente saltata, e costituisce uno degli elementi della bassadanza; affine sotto il profilo musicale alla gagliarda, fu in voga in Francia nel secolo XVI. Una descrizione del modo di danzare il tourdion si trova nel trattato Orchésographie (1589) di Thoinot Arbeau (pseudonimo di Jehan Tabourot):

« L’air du tourdion et l’air d’une gaillarde sont de mesmes, et n’y a différence sinon que le tourdion se danse bas et par terre d’une mesure légère et concise, et la gaillarde se danse haut d’une mesure plus lente et pesante. Tandis que vous faites bien de demander l’air d’un tourdion, car quand les airs sont connus par le danseur, et qu’il les chante en son cœur avec le joueur d’instrument, il ne peut faillir à les bien danser. »


Lo stesso brano interpretato dalla Capella Reial de Catalunya e Hespèrion XXI diretti da Jordi Savall.

Cantus :

Quand je bois du vin clairet,
Amis, tout tourne,
Aussi désormais je bois
Anjou ou Arbois.
   Chantons et buvons,
   à ce flacon faisons la guerre,
   chantons et buvons,
   mes amis, buvons donc.

Altus :

Le bon vin nous a rendus gais, chantons,
oublions nos peines, chantons.
   En mangeant d’un gras jambon,
   à ce flacon faisons la guerre.

Tenor :

Buvons bien, là buvons donc
à ce flacon faisons la guerre.
   En mangeant d’un gras jambon
   à ce flacon faisons la guerre.

Bassus :

Buvons bien, mes amis, trinquons,
buvons, vidons nos verres.
   En mangeant d’un gras jambon
   à ce flacon faisons la guerre.

17 pensieri riguardo “Du vin clairet – I

  1. Buongiorno, caro Claudio, grazie mille di aver portato questo vivacissimo pezzo… entrambe ottime interpretazioni 😊.

    Questo pezzo ebbe un grande successo in Europa a partire dal 1530, anno della sua pubblicazione da parte dell’editore e stampatore reale francese Pierre Attaignant. Grazie al suo lavoro di stampa, più di 150 opere si diffusero tra il pubblico europeo, ottenendo in breve tempo grande successo.

    L’autore della musica di questo tourdion, purtroppo, rimane a oggi sconosciuto, anche se si ipotizza che possa essere il compositore e musicista Pierre Certon o, in talune versioni alternative, i compositori Guillaume Heurteur o Jean Gero.

    Il titolo attuale dell’opera non è quello originale, ma gli è stato attribuito nel 1949 dal compositore francese di musica contemporanea César Geoffray, apparentemente ispirato da un’altra chanson à boire del tempo, anch’essa intitolata Quand je bois du vin clairet (1535), pubblicata dall’editore veneziano Ottaviano Scotto e dal testo molto simile a questa, con gli stessi riferimenti ai vini di Anjou o Arbois.

    La danza è strutturata in due temi principali, ciascuno di otto battute e in metro 3/4, corrispondenti a quattro battute in metro 6/8 (lo stesso della danza), entrambe con ritornello e ripresa del primo tema. Ne risulta una struttura formale tripartita, del tipo ABA.

    I due temi sono affidati ai flauti, mentre la chitarra e le percussioni assumono un ruolo di sostegno armonico e ritmico. Le percussioni, in particolare, rivestono una funzione fondamentale in pezzi di danza vivaci come questo, sia dal punto di vista ritmico che timbrico.

    A proposito del soggetto principale del pezzo, il “vin clairet”, si tratta di un vino di colore rosso molto tenue, concepito in epoca tardo-medievale nella città francese di Bordeaux per essere esportato in Inghilterra.

    Qui un interessante articolo sulla storia di questo vino.

    Buon ultimo dell’anno e felice 2025 🎉🎉🎉, a domani!

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        1. Vero, moltissimi cognomi hanno grafie alternative (De Bussy, Debussy). Quando dovevamo decidere quale mettere a lemma nell’enciclopedia usavamo quella usata più frequentemente, che nel nostro caso aveva tre enne.
          Ciao!

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  2. Molto interessante il confronto tra le due interpretazioni, così diverse. Non mi avventuro in descrizioni, di musica seicentesca da ballo ne capisco poco o niente. Una spigolatura: a me il testo ha ricordato il canto goliardico che inizia con ‘Ave color vini clari, ave sapor sine pari…’

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