Sir George Macfarren (2 marzo 1813 - 1887): Sinfonia n. 7 in do diesis minore (1839-40). Queensland Symphony Orchestra, dir. Werner Andreas Albert.
- Allegro con brio
- Andante cantabile [8:17]
- Minuet: Tempo giusto [17:26]
- Presto assai scherzando [24:35]

Buona domenica, Claudio ❣️
"Mi piace"Piace a 1 persona
Lo stesso a te, Luisa 🙂
"Mi piace"Piace a 1 persona
Buongiorno e buona domenica 💚🌈
"Mi piace"Piace a 1 persona
Buon giorno a voi! 🙂
"Mi piace""Mi piace"
Buongiorno e buona domenica, caro Claudio, grazie mille di aver portato questa meravigliosa sinfonia dal sapore beethoveniano, davvero un’interpretazione eccezionale! 😊
Macfarren nacque nella famiglia del maestro di ballo, drammaturgo e giornalista George Macfarren e di sua moglie Elizabeth Jackson. All’età di sette anni, iniziò la sua istruzione formale alla Dr. Nicholas’s School di Ealing, dove il padre lavorava come maestro di ballo.
A causa di una salute cagionevole e di diverse difficoltà visive, nel 1823 dovette ritirarsi dalla scuola e sottoporsi a un ciclo di cure oculistiche. Purtroppo, il trattamento non ebbe successo e la sua vista peggiorò gradualmente fino a scomparire del tutto nel 1860.
Questo, però, non gli impedì di dedicarsi alla composizione, facendosi aiutare nella scrittura dalla compositrice Olivieria Prescott.
In parallelo, il compositore iniziò i suoi studi musicali con Charles Lucas e, nel 1829, si iscrisse alla Royal Academy of Music, dove ebbe come insegnanti Cipriani Potter (composizione), William Henry Holmes (pianoforte) e John Smithies (trombone).
Non potendo dedicarsi attivamente all’attività esecutiva a causa dei problemi visivi, egli si concentrò sulla composizione e, nel corso del suo primo anno accademico, scrisse il suo primo lavoro, ossia la Sinfonia in Fa minore.
Dal 1834 al 1836, invece, il compositore fu insegnante all’accademia senza cattedra, ricevendo la nomina a professore solo nel 1837. Diede le dimissioni dieci anni più tardi, quando la sua adesione alle nuove teorie sull’armonia di Alfred Day portarono a controversie con il resto del corpo docente accademico.
Nel 1845 era diventato direttore d’orchestra del Covent Garden, ma i problemi visivi lo costrinsero a fermarsi e a recarsi a New York per curarsi, senza però trarne alcun beneficio. Sei anni più tardi, fu almeno riconfermato professore alla Royal Academy of Music, non perché le teorie di Day fossero state accolte dall’istituto, ma perché ci fu un certo obbligo nell’incoraggiamento del libero pensiero.
Nel 1875, invece, divenne professore di musica presso l’Università di Cambridge mentre, l’anno seguente, fu nominato direttore dell’accademia, succedendo in entrambe le cariche a Sir William Sterndale Bennett.
Accanto a queste attività, Macfarren fu anche fondatore e direttore della Handel Society, la quale tentò di produrre un’edizione completa delle opere haendeliane (1843-1858). Fu, infine, un grande teorico musicale e, tra i suoi lavori, si ricordano un’analisi della Missa Solemnis di Beethoven (1854) e un testo sul contrappunto (1881).
Negli ultimi anni della sua vita, Macfarren convisse con una “bronchite cronica e un cuore debole” ma, nonostante tutto, non ridusse mai il suo carico di lavoro, continuando a comporre fino alla sua morte.
La sua produzione musicale annovera, in gran parte, pezzi orchestrali, corali, vocali e lavori operistici e, in misura minore, musica da camera, sonate per pianoforte e la musica di scena per l’opera Ajax (1882).
Durante la sua vita, uno dei suoi pezzi che riscosse grande successo fu la sua ouverture Chevy Chace (1843), eseguita lo stesso anno dall’Orchestra del Gewandhaus di Lipsia, sotto la direzione di Felix Mendelssohn.
Il famoso compositore tedesco aveva già assistito alla prima londinese e scrisse a Macfarren che l’opera gli era “piaciuta molto”. Dopo la prima tedesca, Mendelssohn gli scrisse nuovamente per dirgli che “La vostra ouverture è andata molto bene, ed è stata accolta con grande cordialità e unanimità dal pubblico, l’orchestra l’ha suonata con vero piacere ed entusiasmo”.
Anche Wagner apprezzò il carattere particolare e assai passionale del pezzo, descrivendolo nel suo diario come “Steeple Chase di MacFarrinc” e descrivendo anche il suo autore come “uno scozzese pomposo e malinconico”.
Altri lavori del compositore assai apprezzati furono le opere Re Carlo II (1849) e Robin Hood (1860), gli oratori San Giovanni Battista (1873), La Resurrezione (1876), Giuseppe (1877) e Re Davide (1883), i sei quartetti per archi, il Trio per pianoforte in Mi minore e il Quintetto per pianoforte in Sol minore.
Godettero di una certa fortuna anche le sonate per flauto e violino e le tre sonate per pianoforte, ma anche vari pezzi per concertina, come Romance e Allegro agitato (1854) per concertina, violino, viola, violoncello e contrabbasso, Barcarole (1856) e Violetta – A Romance (1859) – entrambe per concertina e pianoforte -, nonché un arrangiamento del secondo movimento della mendelssohniana Sinfonia Italiana per concertina e altri sette strumenti.
La concertina è un tipo di fisarmonica formata da due casse armoniche in legno, separate da un mantice a soffietto. Inventata nel 1829 dal fisico e ingegnere inglese Charles Wheatstone, la sua forma più tipica è quella esagonale, ma ne esistono versioni ottagonali e dodecagonali.
Le ance interne sono distribuite radialmente, collegando i bordi della cassa armonica e facendo in modo che ogni tasto selezioni solo un ancia per ogni direzione del soffietto. A oggi, esistono tre versioni di questo strumento e, per ognuna, ne esistono diversi tagli (tenore, baritono, basso, miniatura o modelli misti con diteggiatura non standard).
La concertina inglese, la più antica, ha una tastiera cromatica e ogni bottone produce la stessa nota sia aprendo che chiudendo il soffietto. La tastiera è formata generalmente da 48 tasti, divisi tra i due lati a note alterne, ossia le note scritte sulle linee del pentagramma si trovano in un lato e quelle sugli spazi da un altro.
La disposizione è stata pensata per facilitare la lettura dello spartito, essendo lo strumento nato per eseguire musica colta. Su entrambi i lati, i bottoni sono disposti in quattro file (due centrali per le note naturali e due laterali per le note alterate). L’estensione standard è di tre ottave e una quarta e il modello soprano ha la stessa estensione del violino.
La concertina anglo-tedesca (più colloquiamente “Anglo”) fu sviluppata nel 1850 da George Jones e ha una tastiera diatonica, nella quale ogni bottone produce note differenti in apertura e in chiusura del soffietto. Fu concepita come ibrido tra la concertina inglese e l’organetto diatonico tedesco.
La tastiera è formata, in genere, da 20-30 tasti, disposti in due o tre file orizzontali di cinque bottoni per lato. Le prime due file suonano scale diatoniche maggiori a distanza di quarta, mentre la terza (se presente) fornisce le note alterate.
Le note gravi sono affidate alla mano sinistra, mentre quelle acute alla destra e la loro disposizione è la stessa dell’armonica a bocca e dell’organetto.
La concertina “Duet”, infine, è un ibrido dei modelli precedenti, in quanto è cromatica e produce una nota per tasto, ma note gravi e acute sono separate, con il registro medio presente in entrambi i lati. Esistono vari standard per la disposizione dei tasti, tra i quali i più popolari sono il McCann, il Crane (o Triumph), lo Jeffries e l’Hayden.
Il primo presenta sei colonne di tasti di numero variabile, fino a un massimo di 80, mentre il secondo presenta cinque file ed è molto simile in aspetto a quello della concertina inglese. Fu largamente usato dall’Esercito della Salvezza, il quale lo ribattezzò in “Triumph”.
Il terzo, più raro, è simile a quello della concertina “Anglo” e presenta quattro file orizzontali di tasti, mentre l’ultimo ha una disposizione perfettamente simmetrica delle note, nella quale ogni tonalità mantiene la medesima diteggiatura.
Con il passare del tempo, la concertina trovò impiego anche in ambito popolare, prima nell’ambito del folklore delle Isole Britanniche e poi in quello delle tradizioni americane, sudafricane e australiane. Tra i compositori di musica colta per concertina, si ricordano il chitarrista italiano di epoca romantica Giulio Recondi e il compositore statunitense contemporaneo James Cohn.
Buona giornata e a domani!
"Mi piace"Piace a 3 people
Buona serata, caro Pierfrancesco, e a domani 🙂
"Mi piace""Mi piace"