Sinfonia con organo – III

Camille Saint-Saëns (9 ottobre 1835 - 1921): Sinfonia n. 3 in do minore-maggiore op. 78 (1886). Thierry Escaich, organo; Orchestre de Paris, dir. Paavo Järvi.

  1. Adagio – Allegro moderato – attacca:
  2. Poco adagio
  3. Allegro moderato – Presto – Allegro moderato – attacca:
  4. Maestoso – Allegro – Più Allegro – Molto allegro – Pesante

Saint-Saëns

César Franck 1822-2022 – V

César Franck (10 dicembre 1822 - 1890): Quintetto in fa minore-maggiore per pianoforte e archi (1878-79). Rosanne Philippens e Lorenzo Gatto, violini; Dimitri Murrath, viola; Camille Thomas, violoncello; Julien Libeer, pianoforte.
Dedicato a Camille Saint-Saëns, che tuttavia non apprezzava molto questa composizione e ciononostante suonò il pianoforte nella prima esecuzione (Société Nationale de Musique, 17 gennaio 1880).

  1. Molto moderato, quasi lento – Allegro
  2. Lento, con molto sentimento [14:50]
  3. Allegro non troppo, ma con fuoco [25:16]

Franck, Quintette II

Capriccio in 5/8

Charles Bordes (1863 - 8 novembre 1909): Caprice à cinq temps per pianoforte (1891). François-René Duchâble.
L’indicazione di tempo, «Mouvement de zortzico», fa riferimento a una danza tradizionale basca (zortziko, nome dato altresì al testo poetico sul quale si evolve il canto che l’accompagna) caratterizzata appunto dal ritmo quinario. Numerosi musicisti baschi, spagnoli e francesi tra fine ‘800 e inizio ‘900 hanno tratto ispirazione dallo zortziko: fra i tanti, oltre a Bordes, Sarasate, Sorozábal, Guridi, Albéniz, Turina, Pierné, Alkan, Saint-Saëns e Ravel.

Bordes, Caprice

Macabre

 
Camille Saint-Saëns (1835-1921): Danse macabre op. 40, versione per violino e pianoforte. Rachel Barton, violino; Patrick Sinozich, pianoforte.
Fra i vari adattamenti e trascrizioni di questo famoso poema sinfonico, scelgo quello che mi sembra il più interessante in quanto opera dello stesso Saint-Saëns. 

Con tromba e contrabbasso

 
Camille Saint-Saëns (9 ottobre 1835 - 1921): Settimino in mi bemolle maggiore per tromba, 2 violini, viola, violoncello, contrabbasso e pianoforte op. 65 (1879-80). Edward Beckett, tromba: David le Page e Amanda Smith, violini; Julie Knight, viola; Ferenc Szucs, violoncello; Robin McGee, contrabbasso; Nicholas Walker, pianoforte.

  1. Préambule
  2. Menuet [4:49]
  3. Intermède [9:24]
  4. Gavotte et Final [13:14]

Qualcuno cantò sul grido del cuculo

In musica, onomatopea è detto (non molto propriamente, per la verità) ogni artificio tendente a riprodurre, con la voce o con gli strumenti, rumori e suoni non musicali. Le Quattro Stagioni, si sa, contengono un vasto campionario di onomatopee. Vivaldi però — forse questo è meno noto — non fu il primo compositore a cimentarvisi.

Un primo esempio di onomatopea musicale consiste nel­l’i­mi­tazione del verso del cuculo in un brano polivocale inglese anonimo, databile intorno al 1240-50, noto come Sumer is icumen in (è detto anche «rota di Reading» in quanto il manoscritto in cui è copiato proviene dall’omonima città del Berk­shire). Si tratta di un canone (rota) a sei voci, il più antico di cui si abbia notizia; si evolve nel modo lidio, assimilabile al moderno fa maggiore, e in tempus perfectum (ritmo ternario), fluente e ben cadenzato: grazie a queste caratteristiche risulta assai gradevole anche alle orecchie più refrattarie alle polifonie arcaiche.

Fra Sumer is icumen in e il Catalogue d’oiseaux di Olivier Messiaen inter­corrono settecento anni. Sette secoli di composizioni musicali ispirate dal canto degli uccelli: l’elenco è cospicuo.

Sumer is icumen in eseguito dallo Hilliard Ensemble

Il compositore rinascimentale francese Clément Janequin (c1485 - 1558) dedicò una chanson all’allodola, un’altra all’usignolo, e all’intera fauna avicola quella che forse è la più famosa di tutte: Resveillez vous, cueurs endormis, meglio nota per l’appunto come le Chant des oyseaulx.

I testi di questi brani contengono moltissime onomatopee di gusto quasi futurista:

Ti ti pity, chou thi thouy
Tu que dy tu, que dy tu
Frian frian frian…
tar tar tar… tu velecy velecy
ticun ticun… tu tu… coqui coqui…
qui lara qui lara ferely fy fy
teo coqui coqui si ti si ti
oy ty oy ty… trrr tu
turri turri… qui lara…

Giusto per completare il quadro, Janequin mise in musica altresì il chiac­chiericcio delle comari (le Caquet des femmes), suoni e rumori di una spedizione venatoria (la Chasse), l’animazione delle strade di una grande città (les Cris de Paris), e le concitate fasi d’una famosa battaglia (la Guerre ovvero la Bataille de Marignan).

Resveillez vous, cueurs endormis (le Chant des oyseaulx) di Janequin eseguito dall’Ensemble «Clément Janequin»

La Guerre (la Bataille de Marignan) di Janequin
eseguito dal complesso vocale I Fagiolini

Dei pennuti che hanno prestato la propria voce alla musica, il cuculo è fra quelli che vantano un gran numero di presenze, tanto da comprimario quanto da solista virtuoso. Dopo aver partecipato ai festeggiamenti per il ritorno dell’estate in Sumer is icumen in, accompagna alla conclusione le Chant des oyseaulx, apparentemente dando un senso di pace alla chiusa del brano, ma in realtà con intento malizioso: in questa chanson d’amore, ultimo viene il cocu («la femelle de cet oiseau ayant une reputation d’infide­lité», attesta il Dictionnaire Larousse). Poi fa qualche apparizione più o meno fugace in famose sinfonie, come per esempio la Pa­storale di Beethoven, la Prima di Mahler e perfino la Sinfonia dei giocattoli ovvero Berchtoldgaden Musick, composta a quanto si dice da Edmund Angerer (1740 - 1794), monaco be­ne­det­tino del convento di Fiecht, nel Tirolo. Il cucù ha un ruolo da coprota­gonista in un concerto di Händel per organo e orchestra, detto The Cuckoo and the Nightingale, nonché nel Carnaval des animaux. Saint‑Saëns pone il cucù «in fondo al bosco»: un severo corale, eseguito dai pianisti, è infatti punteggiato dagli interventi del perfido volatile, il cui verso è affidato a un clarinetto suonato en coulisse, cioè dietro le quinte.
Ricorderemo inoltre un «cucco» che si compiace di prender parte — insieme con un cane, un gatto e un chiù (chiurlo) — al Festino nella sera del Giovedì grasso avanti cena di Adriano Banchieri (1568 - 1634): i quattro animali «per spasso / fan contrappunto a mente sopra un basso» (“alla mente” significa che il contrappunto è improvvisato estemporaneamente; si dice invece che i musicisti eseguono “alla cartella” quando leggono la partitura).

Johann Kaspar Kerll (1627-1693): Capriccio sopra il cucù;
Peter Hurford, organo

Capricciata e Contrappunto bestiale alla mente di Banchieri;
Simone Lo Castro canta tutte le parti

[continua]

Scritto nel 1994, riveduto, ampliato e dedicato a Emyly Cabor di Riva Ombrosa.