Carl Maria von Weber (18 novembre 1786 – 1826): Quintetto in si bemolle maggiore per clarinetto e archi op. 34 (J 182). Venancio Rius, clarinet; Enrique Palomares e Albert Skuratov, violini; Santiago Cantó, viola; David Barona, violoncello.
Andantino (Weber: Andantino con moto op. 10 n. 2) [12:27]
Marsch (Weber: Marcia. Maestoso op. 60 n. 7) [16:50]
Un’accurata guida all’ascolto delle Symphonic Metamorphosis, firmata da Sergio Sablich, si trova nel sito l’Orchestra Virtuale del Flaminio.
Di questa composizione avevamo già incontrato il II movimento nell’ambito della ricerca sulle «melodie itineranti», nella fattispecie quando ci siamo occupati dell’air chinois citato nel Dictionnaire de musique di Jean-Jacques Rousseau.
Carl Maria von Weber (18 novembre 1786 - 1826): Jubel-Ouvertüre per orchestra op. 59 (1818). Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks, dir. Rafael Kubelík.
Composta fra il 2 e l’11 settembre 1818, la Jubel-Ouvertüre fu eseguita il 20 dello stesso mese al Teatro dell’Opera di Dresda nell’ambito di un concerto organizzato per celebrare il cinquantesimo anniversario dell’insediamento di Federico Augusto di Sassonia. La parte conclusiva dell’ouverture [7:01] consiste in una elaborata orchestrazione di God Save the King — o, meglio, di Heil dir im Siegerkranz, uno dei numerosi inni cui, nel corso dei secoli, il loyal song britannico ha prestato la propria melodia.
Anonimo: Їхав козак за Дунай (Ikhav kozak za Dunaj, Cavalcò un cosacco al di là del Danubio), canto tradizionale ucraino, qui interpretato dal cantante e virtuoso di bandura Taras Kompaničenko, da Kiev, con il suo ensemble. Il testo è attribuito al poeta ucraino Semen Klimovskij (1705 - 1785).
Portato nell’Europa occidentale dai soldati dell’esercito zarista in guerra contro Napoleone, questo canto divenne noto nei Paesi di lingua tedesca con il titolo Schöne Minka; nella prima metà dell’Ottocento ispirò diversi compositori.
Carl Maria von Weber (1786 - 1826): [9] Variations sur un air russe per pianoforte op. 40, J. 179 (1814-15). Alexander Paley.
Johann Nepomuk Hummel (1778 - 1837): Variazioni per flauto, violoncello e pianoforte op. 78 n. 2 (1818). Ilma Ensemble: Rosa Sanz, flauto; David Olivares, violoncello; Hernán Milla, pianoforte.
Aleksandr Aleksandrovič Aljab’ev (1787 - 1851): Variazioni sul tema ucraino «Cavalcò un cosacco al di là del Danubio» per violino e orchestra. Aleksandr Trostjanskij, violino; Orchestra Musica Viva, dir. Aleksandr Rudin.
Ludwig van Beethoven (1770 - 1827): Air cosaque: Schöne Minka, ich muß scheiden per canto, violino, violoncello e pianoforte, n. 16 dei Lieder verschiedener Völker WoO 158 (1816-18). Dorothee Wohlgemuth, soprano; Georg Poplutz, tenore; Martin Haunhorst, violino; Bernhard Schwarz, violoncello; Rainer Maria Klaas, pianoforte.
Schöne Minka, ich muß scheiden, ach du fühlest nicht das Leiden,
fern auf freudelosen Heiden, fern zu sein von dir!
Finster wird der Tag mir scheinen, einsam werd ich gehn und weinen;
auf den Bergen, in den Hainen ruf ich, Minka, dir.
Nie werd ich von dir mich wenden; mit den Lippen, mit den Händen
werd ich Grüße zu dir senden von entfernten Höhn.
Mancher Mond wird noch vergehen, ehe wir uns wiedersehen;
ach, vernimm mein letztes Flehen: bleib mir treu und schön!
Du, mein Olis, mich verlassen? Meine Wange wird erblassen;
alle Freuden werd ich hassen, die sich freundlich nahn.
Ach, den Nächten und den Tagen werd ich meinen Kummer klagen;
alle Lüfte werd ich fragen, ob sie Olis sahn!
Tief verstummen meine Lieder, meine Augen schlag ich nieder;
aber seh ich dich einst wieder, dann wird’s anders sein.
Ob auch all die frischen Farben deiner Jugendblüte starben:
ja, mit Wunden und mit Narben bist du, Süßer mein!
Beethoven: Air russe: Schöne Minka, variazioni per flauto e pianoforte op. 107 n. 7 (1817-18). Jean-Pierre Rampal, flauto; Robert Veyron-Lacrois, pianoforte.
Auguste Franchomme (10 aprile 1808 - 1884): Air russe varié pour violoncelle avec accompagnement de quintuor op. 32 (1845). Anner Bylsma, violoncello; L’Archibudelli.
Ma non è finita. Ritroviamo il tema musicale in brani molto più recenti, come per esempio questa canzone proposta negli anni 1940 da Dinah Shore (statunitense di origini russe) e più tardi ripresa da Sandie Shaw:
Alla fine, proporrei di tornare a est per ascoltare il Coro Kubanskij:
Їхав козак за Дунай.
Сказав: «Дівчино, прощай!
Ти, конику вороненький
Неси та й гуляй!»
Та було б, та було б не ходити,
Та було б, та було б не любити,
Та було б, та було б та й не знаться
Чим тепер, чим тепер росставаться!
Постій, постій, козаче,
Твоя дівчина плаче.
«Як ти мене покидаєш!
Тільки подумай!»
Лучше було б, лучше було б не ходити
Лучше було б, лучше було б не любити
Лучше було б, лучше було б та й не знаться
Чим тепер, чим тепер росставаться
«Білих ручок не ламай.
Ясних очок не стирай.
Мене з війни зі славою
К собі ожидай!»
Та було б, та було б не ходити…
«Не хочу я нічого
Тільки тебе одного.
Будь здоров ти, мій миленький
А все пропадай!»
Лучше було б, лучше було б не ходити…
Cavalcò un cosacco al di là del Danubio.
Disse: «Mia bella, addio!
E tu, mio buon cavallo nero,
portami via, andiamo!»
Sarebbe stato meglio non partire,
sarebbe stato meglio non amare,
sarebbe stato meglio non conoscerci
che doverci lasciare ora!
Aspetta, aspetta, cosacco,
la tua bella sta piangendo.
«Mi vuoi abbandonare!
Pensaci bene!»
Sarebbe stato meglio non partire,
sarebbe stato meglio non amare,
sarebbe stato meglio non conoscerci
che doverci lasciare ora!
Non torcerti quelle mani bianche,
non strofinarti quegli occhi chiari,
aspettami: dalla guerra
tornerò coperto di gloria.
Sarebbe stato meglio non partire…
Non voglio nessun altro,
sei tu quello che desidero.
Prenditi cura di te, caro:
solo questo mi sta a cuore.
Alcuni temi musicali pubblicati con funzioni esplicative da Jean-Jacques Rousseau nel Dictionnaire de musique (1768) sono stati poi inseriti in composizioni più o meno celebri. Per esempio, una melodia di ranz des vaches fornì a Rossini lo spunto per alcune pagine, fra cui la famosa scena finale, del Guillaume Tell (1828).
Questo «air chinois», invece,
venne utilizzato da Carl Maria von Weber in una Overtura cinese scritta nel 1805 e poi confluita nelle musiche di scena composte per una rappresentazione della Turandot che Schiller aveva tratto dall’omonimo lavoro di Gozzi. Più recentemente Paul Hindemith impiegò lo stesso tema, desunto dall’Overtura cinese di Weber, nelle Metamorfosi sinfoniche.
Il medesimo «air chinois» ispirò inoltre una sere di variazioni sinfoniche al compositore britannico di origine belga Eugene Aynsley Goossens.
Carl Maria von Weber (1786 - 1826): Ouverture e Marcia [a 4:22] per Turandot op. 37, J. 75 (1809). City of Birmingham Symphony Orchestra, dir. Lawrence Foster.
Paul Hindemith (1895 - 1963): Scherzo (Turandot), da Symphonic Metamorphosis of Themes by Carl Maria von Weber (1943). Berliner Philharmoniker diretti dall’autore (1955).
Il titolo originale dell’opera è in inglese: Hindemith si era stabilito negli Stati Uniti nel 1940 e le Metamorfosi furono eseguite per la prima volta il 20 gennaio 1944 dalla New York Philharmonic-Symphony Orchestra diretta da Artur Rodziński.
(Penso che Hindemith sia un compositore sottovalutato; questo Scherzo è semplicemente geniale.)
Eugene Aynsley Goossens (1893 - 1962): Variations on a Chinese Theme per orchestra op. 1 (1911-12). Melbourne Symphony Orchestra, dir. Vernon Handley.
Carl Maria von Weber (18 novembre 1786 - 1826): Aufforderung zum Tanz, rondò brillante per pianoforte op. 65, J 260 (1819); versione da concerto di Franz Liszt (1811 - 1886). Alexander Paley.
Lo stesso brano nella celebre orchestrazione (1841) di Hector Berlioz (1803 - 1869). Berliner Philharmoniker, dir. Herbert von Karajan.
Jean Françaix (23 maggio 1912 - 1997): Quasi improvvisando per ensemble di fiati (1978). Bläser Ensemble Mainz, dir. Klaus Rainer Schöll.
«Il direttore d’orchestra berlinese Heinz Zeebe mi aveva canticchiato Beliner Luft. Rientrato a Parigi, vorrei cantare il famoso refrain a mia moglie, ma non c’è verso di riportarlo alla mia mente! Ricordo solo che s’inizia con un semitono fluttuante. Nel corso della ricerca, approdo a una sinfonia di Beethoven, al Clavicembalo ben temperato di Bach (dopo una incursione in Per Elisa), all’Invitation à la valse di Weber, poi a una polacca di Chopin. Infine, in un trionfante crescendo, riesco a ritrovare la melodia di Paul Lincke, impreziosita da un ritmo di rumba cui si aggrappa in extremis il soggetto di una fuga bachiana, usato come controsoggetto. Ma questo interesserà solo agli iniziati…» (Jean Françaix)