Il soverchio dolor non fa morire

Pomponio Nenna (1556 - 25 luglio 1608): Occhi miei che vedeste, madrigale a 5 voci (pubblicato nel Quarto Libro de madrigali a cinque voci, 1609, n. 20); testo di Battista Guarini. Concerto Italiano, dir. Rinaldo Alessandrini.

Occhi miei che vedeste
Il bell’idolo vostro in preda altrui
Perché non vi chiudeste?
E tu, Anima mia,
Perché al gran duolo
Non t’en fuggisti a volo?
Ah, che posso ben dire
Che il soverchio dolor
Non fa morire.

Nenna - IV Libro

Monteverdi: il Quarto Libro dei madrigali a 5 voci

 
Claudio Monteverdi (9 maggio 1567 - 1643): Il quarto libro dei madrigali a 5 voci (1603). Concerto Italiano, dir. Rinaldo Alessandrini.


1. Ah, dolente partita (Battista Guarini)

Ah, dolente partita,
ah, fin de la mia vita!
Da te part’e non moro?
E pur i’ provo la pena de la morte,
e sento nel partire
un vivace morire
che dà vita al dolore,
per far che moia immortalment’il core.

2. Cor mio, mentre vi miro (Battista Guarini) [3:35]

Cor mio, mentre vi miro,
visibilmente mi trasform’in voi.
E, trasformato poi,
in un solo sospir l’anima spiro.
O bellezza mortale,
o bellezza vitale,
poi che sì tosto un core
per te rinasce e per te nato more.

3. Cor mio, non mori? [5:53]

Cor mio, non mori? e mori!
L’idolo tuo, ch’è tolto
a te, fia tosto in altrui braccia accolto.
Deh, spezzati mio core,
lascia, lascia con l’aura anco l’ardore,
ch’esser non può che ti riserbi in vita
senza speme ed aita.
Su, mio cor mori. Io moro, io vado a Dio,
dolcissimo ben mio.

4. Sfogava con le stelle (Ottavio Rinuccini) [8:41]

Sfogava con le stelle
un infermo d’amore
sotto notturno ciel il suo dolore.
E dicea fisso in loro:
«O imagini belle
de l’idol mio ch’adoro,
sì com’a me mostrate
mentre così splendete
la sua rara beltate,
così mostraste a lei
i vivi ardori miei:
la fareste col vostr’aureo sembiante
pietosa sì come me fate amante».

5. Volgea l’anima mia soavemente (Battista Guarini) [12:12]

Volgea l’anima mia soavemente
quel suo caro e lucente
sguardo, tutto beltà, tutto desire,
verso me scintillando e parea dire:
«Dam’il tuo cor, ché non altrond’i’ vivo».
E mentr’il cor sen vola ove l’invita
quella beltà infinita,
sospirando gridai: «Misero e privo
del cor, chi mi dà vita?»
Mi rispos’ella in un sospir d’amore:
«Io, che son il tuo core».

6. Anima mia, perdona (Battista Guarini)
1a parte [16:02]

Anima mia, perdona
a chi t’è cruda sol dove pietosa
esser non può, perdona a questa,
nei detti e nel sembiante
rigida tua nemica, ma nel core
pietosissima amante.
E se pur hai desio di vendicarti,
deh, qual vendetta aver puoi tu maggiore
del tuo proprio dolore?

2a parte [18:57]

Che se tu se’ il cor mio,
come se’ pur malgrado
del ciel e de la terra,
qualor piangi e sospiri,
quelle lagrime tue son il mio sangue,
quei sospir il mio spirto
e quelle pen’e quel dolor che senti
son miei, non tuoi tormenti.

7. Luci serene e chiare (Ridolfo Arlotti) [22:19]

Luci serene e chiare,
voi m’incendete, voi, ma prov’il core
nell’incendio diletto, non dolore.
Dolci parole e care,
voi mi ferite, voi, ma prova il petto
non dolor ne la piaga, ma diletto.
O miracol d’Amore,
alma ch’è tutta foco e tutta sangue
si strugg’e non si duol, muor e non langue.

8. La piaga c’ho nel core (Aurelio Gatti) [25:50]

La piaga c’ho nel core,
donna, onde lieta sei,
colpo è degli occhi tuoi, colpa dei miei:
gli occhi miei ti miraro,
gli occhi tuoi mi piagaro:
ma come avien che sia
comune il fallo e sol la pena mia?

9. Voi pur da me partite (Battista Guarini) [28:19]

Voi pur da me partite, anima dura,
né vi duol il partire:
ohimè, quest’è un morire
crudele, e voi gioite?
Quest’è vicino aver l’ora suprema,
e voi non la sentite?
Oh meraviglia di durezza estrema:
esser alma d’un core
e separarsi e non sentir dolore!

10. A un giro sol de’ belli occhi lucenti (Battista Guarini) [32:30]

A un giro sol de’ belli occhi lucenti
ride l’aria d’intorno,
e ’l mar s’acqueta e i venti,
e si fa il ciel d’un altro lume adorno.
Sol io le luci ho lagrimose e meste:
certo quando nasceste,
così crudel e ria,
nacque la morte mia.

11. Ohimè, se tanto amate (Battista Guarini) [34:47]

Ohimè, se tanto amate
di sentir dir ohimè, deh, perché fate
chi dice ohimè morire?
S’io moro, un sol potrete
languido e doloroso ohimè sentire,
ma se, cor mio, volete
che vita abbia da voi, e voi da me,
avrete mill’e mille dolci ohimè.

12. Io mi son giovinetta (Giovanni Boccaccio) [37:46]

«Io mi son giovinetta,
e rido e canto alla stagion novella»,
cantava la mia dolce pastorella,
quando subitamente
a quel canto il cor mio
cantò, quasi augellin vago e ridente:
«Son giovinetto anch’io,
e rido e canto alla gentil e bella
primavera d’Amore
che ne’ begli occhi tuoi fiorisce». Ed ella:
«Fuggi, se saggio sei (disse) l’ardore,
fuggi, ch’in questi rai
primavera per te non sarà mai».

13. Quell’augellin che canta (Battista Guarini, Il pastor fido I/1) [40:05]

Quell’augellin che canta
sì dolcemente e lascivetto vola
or da l’abete al faggio
ed or dal faggio al mirto,
s’avesse umano spirto,
direbb’ardo d’amor, ardo d’amore,
ma ben arde nel core
e chiam’il suo desio,
che li rispond’ardo d’amor anch’io.
Che sii tu benedetto,
amoroso, gentil, vago augelletto.

14. Non più guerra, pietate (Battista Guarini) [42:00]

Non più guerra, pietate,
pietate, occhi miei belli,
trionfanti, a che v’armate
contr’un cor ch’è già pres’e vi si rende?
Ancidete i rubelli,
ancidete chi s’arma e si difende,
non chi, vinto, v’adora.
Volete voi ch’io mora?
Morrò pur vostro e del morir l’affanno
sentirò sì, ma sarà vostr’il danno.

15. Sì, ch’io vorrei morire (Maurizio Moro) [44:40]

Sì, ch’io vorrei morire
ora ch’io bacio, Amore,
la bella bocca del mio amato core.
Ahi, cara e dolce lingua,
datemi tanto umore
che di dolcezza in questo sen m’estingua.
Ahi, vita mia, a questo bianco seno
deh, stringetemi fin ch’io venga meno.
Ahi bocca, ahi baci, ahi lingua, i’ torn’a dire
sì, ch’io vorrei morire.

16. Anima dolorosa, che vivendo [48:52]

Anima dolorosa, che vivendo
tanto peni e tormenti
quant’odi e parli e pensi e miri e senti,
ancor spiri? che speri? Ancor dimori
in questa viva morte? in quest’inferno
de le tue pene eterno?
mori, misera, mori,
ché tardi più, che fai?
Perché, mort’al piacer, vivi al martire?
perché vivi al morire?
Consuma il duol che ti consuma omai,
di questa morte che par vita uscendo:
mori, meschina, al tuo morir morendo.

17. Anima del cor mio [52:05]

Anima del cor mio,
poi che da me, misera me, ti parti,
s’ami confort’alcun a’ miei martiri,
non isdegnar ch’almen ti segu’anch’io
solo co’ miei sospiri
e sol per rimembrarti
ch’in tante pen’e in così fiero scempio
vivrò d’amor di vera fede esempio.

18. Longe da te, cor mio [54:27]

Longe da te, cor mio,
struggomi di dolore,
di dolcezza e d’amore.
Ma torna omai, deh, torna: e se ’l destino
strugger vorammi ancor a te vicino,
sfavilli e splenda il tuo bel lume amato,
ch’io n’arda e mora, e morirò beato.

19. Piagn’ e sospira (Torquato Tasso, Gerusalemme conquistata VIII/6) [57:16]

Piagn’ e sospira: e quand’i caldi raggi
fuggon le greggi a la dolce ombr’assise,
ne la scorza de’ pini o pur de’ faggi
segnò l’amato nome in mille guise,
e de la sua fortuna i gravi oltraggi
E in rileggendo poi le proprie note
spargea di pianto le vermiglie gote.

 
MonteverdiClaudio Monteverdi