Dall’Aragona alla Boemia

Michail Ivanovič Glinka (1804 - 1857): Capriccio brillante sopra la «jota aragonesa», ouverture spagnola n. 1 (1845). Orchestra Sinfonica di Stato dell’URSS, dir. Evgenij Fëdorovič Svetlanov (registrazione del 1969).


Franz Liszt (1811 - 1886): Rhapsodie espagnole S.254 (1858). Stephen Hough, pianoforte.


Ferruccio Busoni (1866 - 1924): trascrizione per pianoforte e orchestra della Rhapsodie espagnole di Liszt (1893). Joshua Pierce, pianoforte; Orchestra Filarmonica di Stato di Mosca, dir. Paul Freeman.


Fate attenzione al tema che si presenta al minuto 2:52 nella composizione di Glinka, all’8:14 in quella di Liszt e all’8:40 della trascrizione di Busoni.

In un testo del 1910 [1], così Busoni descrive la composizione di Liszt:

Questa Rapsodia spagnola consta di due parti che portano un nome (Folie d’EspagneJota aragonesa), cui fanno seguito un terzo tempo senza titolo e un finale.
Prima di tutto troviamo una cadenza a mo’ di preludio e delle variazioni su un tema lento di danza, tema che, a quanto pare, è di Corelli (…). Questa prima parte è in do diesis minore. La seconda parte, in re maggiore, presenta pure delle variazioni, questa volta su una vivace danzetta di otto battute, in ritmo di 3/8. (Anche Glinka l’ha usata in un pezzo per orchestra.)
Una nuova cadenza, che anticipa il tema, porta al terzo tempo, che è costruito sul tema che segue:
jota-posthorn(Incontriamo questo tema nella Terza Sinfonia di Mahler – come vi è arrivato?)

Buona domanda: come vi è arrivato? La melodia dovette compiere un lungo viaggio, dalla valle dell’Ebro alle foreste di Boemia, forse a bordo di una diligenza, insieme con un postiglione che, giunto al termine del percorso, la suonò con la sua cornetta per far danzare gli animali del bosco. I quali poi raccontarono ogni cosa a Gustav Mahler…


[1] Inserito nel programma di sala di un concerto diretto da Arthur Nikisch; ora, con il titolo Valore della trascrizione, in F. Busoni, Scritti e pensieri sulla musica, a cura di Luigi Dallapiccola e Guido Maggiorino Gatti, Milano, Ricordi 1954, pp. 27-30.

Cambio della guardia in estate

Gustav Mahler (7 luglio 1860 - 1911): Ablösung im Sommer (Cambio della guardia in estate), Lied in la minore per voce e pianoforte (c1887-90); testo tratto dalla raccolta Des Knaben Wunderhorn rielaborato da Mahler. Dietrich Fischer-Dieskau, baritono; Leonard Bern­stein, pianoforte (registrazione dell’8 novembre 1968).


Lo stesso Lied nella versione orchestrale di Harold Byrns. Bernd Weikl, baritono; Philharmonia Orchestra, dir. Giuseppe Sinopoli.

Kuckuck hat sich zu Tode gefallen
An einer grünen Weiden,
Kuckuck ist tot! Kuckuck ist tot!
Hat sich zu Tod’ gefallen!
Wer soll uns denn den Sommer lang
Die Zeit und Weil vertreiben?

Ei! Das soll tun Frau Nachtigall,
Die sitzt auf grünem Zweige;
Die kleine, feine Nachtigall,
Die liebe, süße Nachtigall!
Sie singt und springt, ist allzeit froh,
Wenn andre Vögel schweigen.

Wir warten auf Frau Nachtigall,
Die wohnt im grünen Hage,
Und wenn der Kukuk zu Ende ist,
Dann fängt sie an zu schlagen!

Il cucù è caduto, morto,
ai piedi di un verde salice,
Il cucù è morto! Il cucù è morto!
È caduto, morto!
Chi mai, per tutta la lunga estate,
ci aiuterà a far passare il tempo?

Ah! Ci penserà il signor usignolo
che sta sopra un verde ramo;
il piccolo, gentile usignolo,
il caro, dolce usignolo!
Canta e saltella, sempre allegro,
quando gli altri uccelli tacciono.

Aspettiamo il signor usignolo,
che abita in mezzo al verde,
e quando il cucù se ne sarà andato
comincerà a cantare!

Ablösung im Sommer

Mahler al pianoforte

 
Gustav Mahler (7 luglio 1860 - 1911): incisioni su rullo perforato (1905) di:

  • Ich ging mit Lust durch einen grunen Wald (1887)
  • Ging heut’ morgen uber’s Feld (1897) [3:06]
  • Das himmlische Leben (dalla Quarta Sinfonia, 1892-1901) [6:08]
  • Trauermarsch (dalla Quinta Sinfonia, 1901-1902) [14:14]

(Da 10:42 a 14:13 c’è purtroppo un rumore di fondo alquanto fastidioso dovuto a un difetto del cd.)

 

Nel nostro reciproco sogno

Ci fu un tempo in cui, per avere l’opportunità di scattare una fotografia piena di colori, bastava che passassi a trovare mia madre…

Quale musica associare a un’immagine floreale? C’è solo l’imbarazzo della scelta.
Mi pare che il Blumine, in origine II movimento della Prima Sinfonia di Gustav Mahler, faccia al caso nostro.

 
Il titolo di questo articolo è tratto da una poesia (inglese) di Pessoa, Her fingers toyed absently with her rings:

There are fallen angels in the way you look
    And great bridges over silent streams in your smile.
Your gestures are a lonely princess dreaming over a book
    At a window over a lake, on some distant isle.

If I were to stretch my hand and touch yours that would be
    Dawn behind the turrets of a city in some East.
The words hidden in my gesture would be moonlight on the sea
    Of your being something in my soul like gaiety in a feast.

Let your silence tell me of the numberless dreams that are you,
    Let the drooping of your eyelids veil landscapes far away.
I ask no more than that you should come into my dreams and be true
    To the wider seas within me and my inner eternal day.

Do not scatter the silence that is the palace where our consciousness
    Is now living at unity our duplicate lives of one soul.
What are we, in our dream of each other, but a picture which is
    The masterpiece of a painter that never painted at all?

Da kam ein Engelein

Gustav Mahler (1860 - 1911): Urlicht (da Des Knaben Wunderhorn). Maria Radner (1981 - 24 marzo 2015), contralto.

O Röschen rot,
Der Mensch liegt in größter Not,
Der Mensch liegt in größter Pein,
Je lieber möcht’ ich im Himmel sein.
Da kam ich auf einem breiten Weg,
Da kam ein Engelein und wollt’ mich abweisen.
Ach nein, ich ließ mich nicht abweisen!
Ich bin von Gott und will wieder zu Gott,
Der liebe Gott wird mir ein Lichtchen geben,
Wird leuchten mir bis in das ewig selig’ Leben!

Maria Radner era, con il figlio e il marito, sul volo Germanwings 9525 il 24 marzo 2015.

Qualcuno cantò sul grido del cuculo

In musica, onomatopea è detto (non molto propriamente, per la verità) ogni artificio tendente a riprodurre, con la voce o con gli strumenti, rumori e suoni non musicali. Le Quattro Stagioni, si sa, contengono un vasto campionario di onomatopee. Vivaldi però — forse questo è meno noto — non fu il primo compositore a cimentarvisi.

Un primo esempio di onomatopea musicale consiste nel­l’i­mi­tazione del verso del cuculo in un brano polivocale inglese anonimo, databile intorno al 1240-50, noto come Sumer is icumen in (è detto anche «rota di Reading» in quanto il manoscritto in cui è copiato proviene dall’omonima città del Berk­shire). Si tratta di un canone (rota) a sei voci, il più antico di cui si abbia notizia; si evolve nel modo lidio, assimilabile al moderno fa maggiore, e in tempus perfectum (ritmo ternario), fluente e ben cadenzato: grazie a queste caratteristiche risulta assai gradevole anche alle orecchie più refrattarie alle polifonie arcaiche.

Fra Sumer is icumen in e il Catalogue d’oiseaux di Olivier Messiaen inter­corrono settecento anni. Sette secoli di composizioni musicali ispirate dal canto degli uccelli: l’elenco è cospicuo.

Sumer is icumen in eseguito dallo Hilliard Ensemble

Il compositore rinascimentale francese Clément Janequin (c1485 - 1558) dedicò una chanson all’allodola, un’altra all’usignolo, e all’intera fauna avicola quella che forse è la più famosa di tutte: Resveillez vous, cueurs endormis, meglio nota per l’appunto come le Chant des oyseaulx.

I testi di questi brani contengono moltissime onomatopee di gusto quasi futurista:

Ti ti pity, chou thi thouy
Tu que dy tu, que dy tu
Frian frian frian…
tar tar tar… tu velecy velecy
ticun ticun… tu tu… coqui coqui…
qui lara qui lara ferely fy fy
teo coqui coqui si ti si ti
oy ty oy ty… trrr tu
turri turri… qui lara…

Giusto per completare il quadro, Janequin mise in musica altresì il chiac­chiericcio delle comari (le Caquet des femmes), suoni e rumori di una spedizione venatoria (la Chasse), l’animazione delle strade di una grande città (les Cris de Paris), e le concitate fasi d’una famosa battaglia (la Guerre ovvero la Bataille de Marignan).

Resveillez vous, cueurs endormis (le Chant des oyseaulx) di Janequin eseguito dall’Ensemble «Clément Janequin»

La Guerre (la Bataille de Marignan) di Janequin
eseguito dal complesso vocale I Fagiolini

Dei pennuti che hanno prestato la propria voce alla musica, il cuculo è fra quelli che vantano un gran numero di presenze, tanto da comprimario quanto da solista virtuoso. Dopo aver partecipato ai festeggiamenti per il ritorno dell’estate in Sumer is icumen in, accompagna alla conclusione le Chant des oyseaulx, apparentemente dando un senso di pace alla chiusa del brano, ma in realtà con intento malizioso: in questa chanson d’amore, ultimo viene il cocu («la femelle de cet oiseau ayant une reputation d’infide­lité», attesta il Dictionnaire Larousse). Poi fa qualche apparizione più o meno fugace in famose sinfonie, come per esempio la Pa­storale di Beethoven, la Prima di Mahler e perfino la Sinfonia dei giocattoli ovvero Berchtoldgaden Musick, composta a quanto si dice da Edmund Angerer (1740 - 1794), monaco be­ne­det­tino del convento di Fiecht, nel Tirolo. Il cucù ha un ruolo da coprota­gonista in un concerto di Händel per organo e orchestra, detto The Cuckoo and the Nightingale, nonché nel Carnaval des animaux. Saint‑Saëns pone il cucù «in fondo al bosco»: un severo corale, eseguito dai pianisti, è infatti punteggiato dagli interventi del perfido volatile, il cui verso è affidato a un clarinetto suonato en coulisse, cioè dietro le quinte.
Ricorderemo inoltre un «cucco» che si compiace di prender parte — insieme con un cane, un gatto e un chiù (chiurlo) — al Festino nella sera del Giovedì grasso avanti cena di Adriano Banchieri (1568 - 1634): i quattro animali «per spasso / fan contrappunto a mente sopra un basso» (“alla mente” significa che il contrappunto è improvvisato estemporaneamente; si dice invece che i musicisti eseguono “alla cartella” quando leggono la partitura).

Johann Kaspar Kerll (1627-1693): Capriccio sopra il cucù;
Peter Hurford, organo

Capricciata e Contrappunto bestiale alla mente di Banchieri;
Simone Lo Castro canta tutte le parti

[continua]

Scritto nel 1994, riveduto, ampliato e dedicato a Emyly Cabor di Riva Ombrosa.