Hyacinthe Jadin (27 aprile 1776 - 1800): Quartetto per archi in la maggiore op. 1 n. 2 (1795). Quatuor Franz Joseph.
- Allegro
- Menuet [5:35]
- Pastoral: Andante [8:58]
- Finale: Presto [12:58]
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Hyacinthe Jadin (27 aprile 1776 - 1800): Quartetto per archi in la maggiore op. 1 n. 2 (1795). Quatuor Franz Joseph.
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Andreas Jakob Romberg (27 aprile 1767 - 1821): Quintetto in fa maggiore per flauto, violino, 2 viole e violoncello op. 41 n. 3 (1811). Vladislav Brunner, flauto; Viktor Šimčisko, violino; Milan Telecký e Ján Cút, viole; Juraj Alexander, violoncello.

György Ligeti (1923 - 2006): Quartetto per archi n. 1, Metamorphoses nocturnes (1953-54). Kodak String Quartet.

Un’impresa editoriale di genere alquanto insolito è Torino – Il grande libro della città (Edizioni del Capricorno), una sorta di enciclopedia del capoluogo subalpino, curata da Bruno Gambarotta e altri, pubblicata giusto vent’anni fa, nel 2004.

In verità, ha avuto scarso successo; contiene però numerose notizie interessanti e curiose. Come, per esempio, quelle che seguono.
Non tutti sanno che Torino è il fulcro della cosiddetta “scuola” violinistica piemontese, un gruppo di musicisti che nel Settecento diedero un’impronta caratteristica alla musica europea. Primo di questi violinisti virtuosi e compositori fu Giovanni Battista Somis; fra i suoi allievi e epigoni si annoverano Felice Giardini, Gaetano Pugnani e Giovanni Battista Viotti. Di quest’ultimo (1755 - 1824) sono ancora nel repertorio dei violinisti d’oggi alcuni concerti per violino e orchestra, dei quali il più famoso è il numero 22.
Pugnani (1731-1798) compose fra l’altro un melologo per voce recitante e orchestra su testo tratto dal Werther di Goethe; il brano è stato pubblicato in edizione critica a cura di Ruggero Maghini e Alberto Basso.
Una famosa incisione di William Hogarth (lo straordinario artista inglese noto per la serie La carriera del libertino), intitolata The enraged musician, ritrae un violinista severamente disturbato da musicisti di strada: il poveretto ha le fattezze di Pugnani.
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Giardini (1716 - 1796) compose opere teatrali e molta musica da camera (in particolare trii per violino, viola e violoncello), molto apprezzata ai suoi tempi. Morì in miseria a Mosca.
Di Somis (1686-1763) oggi viene raramente eseguito qualcosa; compose circa 150 concerti e musica da camera, e inoltre il mottetto Mundi splendidae, l’unica sua opera vocale che ci sia pervenuta.
In compenso si ricorda la parentela di Somis con Désirée Clary, che fu per breve tempo fidanzata con il giovane Napoleone Bonaparte (l’episodio è liberamente raccontato in un film del 1954, famoso ma inconsistente, con Jean Simmons e Marlon Brando) e in seguito sposò uno dei suoi generali: quel Bernadotte che poi abbandonò la causa napoleonica e finì per diventare re di Svezia — e lei regina con il nome di Desideria.
I violinisti della scuola piemontese gravitarono prevalentemente in area francese e influenzarono fortemente lo stile musicale europeo di fine ‘700.
Gloria d’altri tempi – che non sono mai più tornati…
Joseph Lanner (12 aprile 1801 - 14 aprile 1843): Steyrische Tänze op. 165 (1841). Wiener Biedermeier Solisten.
J. Lanner: Die Schönbrunner, valzer op. 200. Wiener Symphoniker, dir. Robert Stolz.
Temi tratti da queste due composizioni di Lanner sono stati utilizzati da Stravinskij nel balletto Petruška (1911), quadro III n. 3: « Valzer della Ballerina e del Moro ».
New York Philharmonic, dir. Leonard Bernstein.

Ignaz Holzbauer (1711 - 7 aprile 1783): Quintetto in sol maggiore per flauto, violino, viola, violoncello e fortepiano. Neue Düsseldorfer Hofmusik.
Claude Debussy (1862 - 1918): Quartetto in sol minore per archi op. 10 (1893). Juilliard Quartet.
« Con queste giornate primaverili mentre siamo indolenti e insonnoliti come dei bevitori di birra è passato il concerto commemorativo di Claudio Debussy sul nostro assopimento, come una lenta ombra luttuosa.
« Noi l’abbiamo veduto pochi anni fa: la sua pallidissima fronte gonfia e quasi ondeggiante sotto gli urti di un fermento interno in levitazione, il suo sguardo sofferente e profondo di bizantino, e le sue povere mani fredde, passive, emaciate e gialle come due vecchi guanti ci impressionarono come se in quell’uomo ancora tanto vivo e celebre l’istinto fosse spento e incenerito per sempre.
« Lo si considera come un genio del nostro secolo, a noi apparve sempre come un modista della musica. Ricercatore di espressioni originali egli non trovava che qualche fortunata eleganza. Egli si rifiutava di toccare la terra con i piedi ed aveva dei brividi di repulsione al suono di musica altrui, e disse che Beethoven era volgare.
« Mal sostenuto da un temperamento che non era né ricco né generativo egli oltrepassò il segno dell’arte per naufragare in un intellettualismo disperato. Aveva in fondo più confidenza nella pittura e nella poesia che nella musica a sé. Procedendo criticamente per esclusione egli giunse a farsi un genere limitato, indeterminabile, e quasi scientifico. Egli eccelle dal punto di vista istrumentale pianistico.
« Maeterlinck è stato il suo ispiratore. Le principesse incorporee che non vedono il giorno e agonizzano contro le pareti dei bui sotterranei ostruiti; la vita senza occhi e senza orecchi; tutte le vaghe apprensioni dell’inintelligibile fanno parte del suo programma di perdizione musicale e ci costringono a far quarantena sulle minacciose latitudini dell’Inconcludente.
« Pure spesso, sotto i veli, traspare nelle sue pagine quel genere d’album indispensabile nel salotto francese, che Egli deforma orribilmente per repulsione e per necessità, ma il sentimento poco originale rimane.
« Nondimeno, se accostiamo bene l’orecchio a qualche fenditura ci accadrà di sorprendere, a traverso questo cumulo di pregiudiziali, il passaggio fortuito di certe squisitezze sincere, sonore, rare ed effimere.
« Non vogliamo intendercene troppo, ma probabilmente il programma di ieri non fu composto con quel senso di carità e di onoranza che la triste e solenne occasione richiedeva.
« Gli esecutori erano tutti valorosissimi artisti e ci parve di capire che alcuni d’essi non fossero preparati alla morte prematura del decantato riformatore francese.
« Il programma comprendeva: la Sonata per violino e pianoforte, le Trois Chansons de Bilitis, due liriche dalle Ariettes oubliées e il Noël des enfants qui n’ont plus de maisons, che la signora Montjovet cantò con profondo sentimento; i Reflets dans l’eau, l’Hommage à Rameau e il Children’s Corner per pianoforte solo, eseguiti egregiamente da Alfredo Casella. Per ultimo il Quartetto per archi, esecutori Mario Costa, Giacinto Spada, Gustavo Gatti e Tito Rosati.
« Il pubblico numerosissimo fece, qua e là, il respiro grosso, ma applaudi alla fine di ogni pezzo e acclamò la signora Montjovet che dovette bissare il Noël des enfants…
« Noi rimaniamo tutt’ora persuasi che Claudio Debussy oltre che un creatore di musiche che non dureranno molto nel tempo a venire, era, per certe sue attitudini teoriche, il propulsore di un movimento disastroso e in Italia ne conosciamo assai bene le conseguenze.
« Alfredo Casella che fu magna pars del concerto, Malipiero e tutti i fratellini minori erano presenti ieri alla commemorazione. Se piangiamo la morte di Claudio Debussy dovremmo strapparci le chiome al vedere la numerosa famiglia che Egli ha abbandonato sul lastrico di S. Cecilia.»
Bruno Barilli
(«Il Tempo», 6 aprile 1918)
Bruno Barilli
Revol Samojlovič Bunin (6 aprile 1924 - 1976): Concerto in sol maggiore per viola e orchestra op. 22 (1965). Rudolf Baršaj (dedicatario della composizione), viola; Orchestra sinfonica della Radio di Mosca, dir. Nikolaj Anosov (registrazione del 1956).
Rudolf Baršaj e Revol Bunin
Max Richter (22 marzo 1966): On the Nature of Daylight (da The Blue Notebooks, 2004). Louisa Fuller e Natalia Bonner, violini; John Metcalfe, viola; Philip Sheppard e Chris Worsey, violoncelli.
Il brano è stato incluso nelle colonne sonore di vari programmi televisivi e film: fra questi ultimi, Shutter Island (2010) di Martin Scorsese e Arrival (2016) di Denis Villeneuve.

Samuel Barber (9 marzo 1910 - 1981): Quartetto per archi op. 11 (1936). Auner Quartett: Daniel Auner e Barbara de Menezes Galante Auner, violini; Nikita Gerkusov, viola; Konstantin Zelenin, violoncello.

Paul Juon (6 marzo 1872 - 1940): Sonata in re maggiore per viola e pianoforte op. 15 (1901). Andràs von Tòszeghi, viola; Hedy Salquin, pianoforte.

Antonín Reicha (26 febbraio 1770 - 1836): Quintetto in mi maggiore per corno e quartetto d’archi op. 106 (1807). Vladimira Klánská, corno; membri del České noneto.
Edward Elgar (1857 - 23 febbraio 1934): Quartetto in mi minore per 2 violini, viola e violoncello op. 83 (1918). Ruysdael Kwartet: Joris van Rijn e Emi Ohi Resnick, violini; Gijs Kramers, viola; Jeroen den Herder, violoncello.

Evgenij Kirillovič Golubev (16 febbraio 1910 - 1988): Quintetto in do minore per arpa, 2 violini, viola e violoncello op. 39 (1953). Vera Dulova, arpa; Quartetto Komitas.
Kevin Puts (3 gennaio 1972): Credo per quartetto d’archi (2007). Quartetto «Miró».

Michèle Reverdy (12 dicembre 1943): Dix musiques minutes per violino, viola e violoncello (1994). Guy Comentale, violino; Laurent Verney, viola; Dominique de Williencourt, violoncello.

Quincy Porter (1897 - 12 novembre 1966): Quartetto per archi n. 6 (1937). Potomac String Quartet.

Othmar Schoeck (1º settembre 1886 - 1957): Notturno, 5 pezzi per voce e quartetto d’archi op. 47 (1933) su testi di Nikolaus Lenau e Gottfried Keller. Niklaus Tüller, baritono; Quartetto d’archi di Berna.
I.
– Ruhig (testo: Liebe und Vermählung di Lenau)
Sieh dort den Berg mit seinem Wiesenhange,
Die Sonne hat verzehrend ihn durchglüht,
Und Strahl auf Strahl noch immer niedersprüht;
Wie sehnt er nach der Wolke sich so bange!
Dort schwebt sie schon in ihrem luft’gen Gange,
Auf deren Kuß die Blumenfreude blüht;
Wie flehend sich um ihre Neigung müht
Der Berg, daß sie sein Felsenarm umfange!
Sie kommt, sie naht, sie wird herniedersinken,
Er aber die Erquickungsreiche tief
Hinab in seinen heißen Busen trinken.
Und auferblühn’ in wonniger Beseelung
Wird, was an schönen Blüten in ihm schlief,
Ein treues Bild der Liebe, der Vermählung!
Sieh hier den Bach, anbei die Waldesrose:
Sie mögen dir vom Lieben und Vermählen
Die wandelbaren, täuschungsvollen Lose
Getreuer viel, als Berg und Wolk, erzählen.
Die Rose lauscht ins liebliche Getose,
Umsungen von des Haines süßen Kehlen,
Und ihr zu Füßen weint der Ruhelose,
Der immer naht, ihr immer doch zu fehlen.
Ein schönes Spiel! solang der Frühling säumt,
Die Rose hold zum Bach hinunter träumt,
Solang ihr Bild in seinen Wellen zittert.
Wenn Sommersgluten sie vom Strauche jagen,
Wenn sie vom Bache wird davongetragen,
Dann ist sie welk, der Zauber ist verwittert!
– Andante appassionato [5:07]
– Etwas breiter (testo: Der schwere Abend di Lenau) [10:29]
Die dunklen Wolken hingen
Herab so bang und schwer,
Wir beide traurig gingen
Im Garten hin und her.
So heiß und stumm, so trübe
Und sternlos war die Nacht,
So ganz, wie unsre Liebe,
Zu Tränen nur gemacht.
Und als ich mußte scheiden
Und gute Nacht dir bot,
Wünscht’ ich bekümmert beiden
Im Herzen uns den Tod.
– Sehr ruhig (testo: Blick in den Strom di Lenau) [12:42]
Sahst du ein Glück vorübergehn,
das nie sich wiederfindet,
Ist’s gut in einen Strom zu sehn,
wo alles wogt und schwindet.
O, starre nur hinein, hinein;
Du wirst es leichter missen,
Was dir, und soll’s dein Liebstes sein,
Vom Herzen ward gerissen.
Blick unverwandt hinab zum Fluß,
Bis deine Tränen fallen,
Und sieh durch ihren warmen Guß
Die Flut hinunterwallen.
Hinträumend wird Vergessenheit
Des Herzens Wunde schließen;
Die Seele sieht mit ihrem Leid
Sich selbst vorüberfließen.
II. [15:49]
– Presto (testo: Traumgewalten di Lenau)
Der Traum war so wild, der Traum war so schaurig
So tief erschütternd, unendlich traurig.
Ich möchte gerne mir sagen:
Daß ich ja fest geschlafen hab,
Daß ich ja nicht geträumt hab,
Doch rinnen mir noch die Tränen herab,
Ich höre mein Herz noch schlagen.
Ich bin erwacht in banger Ermattung,
Ich finde mein Tuch durchnäßt am Kissen,
Wie mans heimbringt von einer Bestattung;
Hab ichs im Traume hervorgerissen
Und mir getrocknet das Gesicht?
Ich weiß es nicht.
Doch waren sie da, die schlimmen Gäste,
Sie waren da zum nächtlichen Feste.
Ich schlief, mein Haus war preisgegeben,
Sie führten darin ein wüstes Leben.
Nun sind sie fort, die wilden Naturen;
In diesen Tränen find ich die Spuren,
Wie sie mir alles zusammengerüttet
Und über den Tisch den Wein geschüttet.
III. [19:08]
– Unuhig bewegt (testo: Ein Herbstabend di Lenau)
Es weht der Wind so kühl, entlaubend rings die Äste,
Er ruft zum Wald hinein: Gut Nacht, ihr Erdengäste!
Am Hügel strahlt der Mond, die grauen Wolken jagen
Schnell übers Tal hinaus, wo alle Wälder klagen.
Das Bächlein schleicht hinab, von abgestorbnen Hainen
Trägt es die Blätter fort mit halbersticktem Weinen.
Nie hört ich einen Quell so leise traurig klingend,
Die Weid am Ufer steht, die weichen Äste ringend.
Und eines toten Freunds gedenkend lausch ich nieder
Zum Quell, er murmelt stets: wir sehen uns nicht wieder!
Horch! plötzlich in der Luft ein schnatterndes Geplauder:
Wildgänse auf der Flucht vor winterlichem Schauder.
Sie jagen hinter sich den Herbst mit raschen Flügeln,
Sie lassen scheu zurück das Sterben auf den Hügeln.
Wo sind sie? ha! wie schnell sie dort vorüberstreichen
Am hellen Mond und jetzt unsichtbar schon entweichen;
Ihr ahnungsvoller Laut läßt sich noch immer hören,
Dem Wandrer in der Brust die Wehmut aufzustören.
Südwärts die Vögel ziehn mit eiligem Geschwätze;
Doch auch den Süden deckt der Tod mit seinem Netze.
Natur das Ewge schaut in unruhvollen Träumen,
Fährt auf und will entfliehn den todverfallnen Räumen.
Der abgerißne Ruf, womit Zugvögel schweben,
Ist Aufschrei wirren Traums von einem ew’gen Leben.
Ich höre sie nicht mehr, schon sind sie weit von hinnen;
Die Zweifel in der Brust den Nachtgesang beginnen:
Ists Erdenleben Schein? – ist es die umgekehrte
Fata Morgana nur, des Ew’gen Spiegelfährte?
Warum denn aber wird dem Erdenleben bange,
Wenn es ein Schein nur ist, vor seinem Untergange?
Ist solche Bängnis nur von dem, was wird bestehen,
Ein Widerglanz, daß auch sein Bild nicht will vergehen?
Dies Bangen auch nur Schein? So schwärmen die Gedanken,
Wie dort durchs öde Tal die Herbstesnebel schwanken.
IV. [25:36]
– Ruhig und leise (testo: Herbst di Lenau)
Rings ein Verstummen, ein Entfärben:
Wie sanft den Wald die Lüfte streicheln,
Sein welkes Laub ihm abzuschmeicheln;
Ich liebe dieses milde Sterben.
Von hinnen geht die stille Reise,
Die Zeit der Liebe ist verklungen,
Die Vögel haben ausgesungen,
Und dürre Blätter sinken leise.
Die Vögel zogen nach dem Süden,
Aus dem Verfall des Laubes tauchen
Die Nester, die nicht Schutz mehr brauchen,
Die Blätter fallen stets, die müden.
In dieses Waldes leisem Rauschen
Ist mir als hör’ ich Kunde wehen,
daß alles Sterben und Vergehen
Nur heimlich still vergnügtes Tauschen.
V. [28:17]
– Rasch und kräftig (testo: Der einsame Trinker di Lenau)
«Ach, wer möchte einsam trinken,
Ohne Rede, Rundgesang,
Ohne an die Brust zu sinken
Einem Freund im Wonnedrang?»
Ich; – die Freunde sind zu selten;
Ohne Denken trinkt das Tier,
Und ich lad aus andern Welten
Lieber meine Gäste mir.
Wenn im Wein Gedanken quellen,
Wühlt ihr mir den Schlamm empor,
Wie des Ganges heilge Wellen
Trübt ein Elephantenchor.
Dionys in Vaterarme
Mild den einzlen Mann empfing,
Der, gekränket von dem Schwarme,
Nach Eleusis opfern ging.
– Allegretto (ruhig) [29:57]
– Breiter (testo: Impromptu di Lenau) [31:46]
O Einsamkeit! wie trink ich gerne
Aus deiner frischen Waldzisterne!
– Allegretto tranquillo (testo: Heerwagen, mächtig Sternbild der Germanen di Keller) [32:16]
Heerwagen, mächtig Sternbild der Germanen,
das du fährst mit stetig stillem Zuge
über den Himmel deine herrliche Bahn,
von Osten aufgestiegen alle Nacht!
O fahre hin und kehre täglich wieder!
Sieh meinen Gleichmut und mein treues Auge,
das dir folgt so lange Jahre!
Und bin ich müde, o so nimm die Seele,
die so leicht an Wert, doch auch an üblem Willen,
nimm sie auf und laß sie mit dir reisen,
schuldlos wie ein Kind, das deine Strahlendeichsel
nicht beschwert, hinüber!
ich spähe weit, wohin wir fahren.
Andrea Ferrante (16 agosto 1968): Filtrò poi una luce per viola e pianoforte (2011). Demetrio Comuzzi, viola; Annamaria Curti Giardina, pianoforte.

Salomon Jadassohn (13 agosto 1831 - 1902): Sestetto in sol maggiore per pianoforte a 4 mani, 2 violini, viola e violoncello op. 100 (1888). Bracha Eden e Alexander Tamir, pianoforte; membri del quartetto d’archi non identificati.

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Herman Severin Løvenskiold (30 luglio 1815 - 1870): Quartetto con pianoforte in fa minore op. 26 (c1862). Interpreti non identificati.

William Byrd (c1540 - 4 luglio 1623): The Earl of Salisbury Pavan (1612 o prima). Simone Stella, spinetta.
Il titolo di questo post non fa riferimento a una raccolta di pezzi facili, bensì al mio primo incontro con la musica di Byrd, che avvenne, eoni fa, appunto per il tramite di questa bella pavana. Brano assai apprezzato da diversi musicisti, britannici e no, alcuni dei quali l’hanno elaborato per organici differenti: oltre alla trascrizione di sir Barbirolli (I movimento della sua Elizabethan Suite) ne segnalo una per quartetto d’archi di John Liberatore e un’altra, piena di pathos, concepita per un ampio complesso sinfonico da Leopold Stokowski:
Da sottolineare il fatto che Stokowski ha utilizzato come sezione centrale un’altra composizione di Byrd, una giga tratta dal Fitzwilliam Virginal Book (n. CLXXXI), e non una delle due gagliarde associate alla pavana nella prima edizione a stampa (il volume antologico Parthenia, del 1612).
Fernando De Luca, clavicembalo.

Musick to heare
Igor Stravinsky (Igor’ Fëdorovič Stravinskij; 1882 - 1971): Three Songs from William Shakespeare for mezzo-soprano, flute, clarinet and viola (1953). Anna Molnár, mezzo-soprano; Annamária Bán, flute; Csaba Pálfi, clarinet; Péter Tornyai, viola.
Musick to heare, why hear’st thou musick sadly?
Sweets with sweets warre not, ioy delights in ioy:
Why lou’st thou that which thou receaust not gladly,
Or else receau’st with pleasure thine annoy?
If the true concord of well tuned sounds,
By vnions married, do offend thine eare,
They do but sweetly chide thee, who confounds
In singlenesse the parts that thou should’st beare:
Marke how one string sweet husband to an other,
Strikes each in each by mutuall ordering;
Resembling sier, and child, and happy mother,
Who all in one, one pleasing note do sing:
Whose speechlesse song being many, seeming one,
Sings this to thee, thou single wilt proue none.
Full fadom five thy Father lies,
Of his bones are Corrall made:
Those are pearles that were his eies,
Nothing of him that doth fade,
But doth suffer a Sea-change
Into something rich, & strange:
Sea-Nimphs hourly ring his knell.
Ding dong ding dong.
Harke now I heare them; ding dong bell.
When Daisies pied, and Violets blew,
And Cuckow-buds of yellow hew,
And Ladie-smockes all silver white,
Do paint the Medowes with delight,
The Cuckow then on everie tree
Mockes married men; for thus sings he,
Cuckow! Cuckow, Cuckow! O worde of feare,
Unpleasing to a married eare.

Endre Szervánszky (1911 - 25 giugno 1977): Trio per flauto, violino e viola (1953). Uri Shoham, flauto; Rafael Frankel, violino; Robert Mozes, viola.

Franz Joseph Haydn (1732 - 31 maggio 1809): Quartetto in re minore op. 76 n. 2 Hob. III:76, detto Quintenquartett (1796-97). Kuijken Quartet.

Hans Pfitzner (5 maggio 1869 - 22 maggio 1949): Quartetto per archi n. 3 in do diesis minore op. 36 (1925). »Franz Schubert« Quartett: Florian Zwiauer e Helge Rosenkranz, violini; Hartmut Pascher, viola; Vincent Stadlmair, violoncello.

Boris Porena (1927 - 3 maggio 2022): Musica per quartetto d’archi (1967). Quartetto della Società Cameristica Italiana.

Alessandro Scarlatti (2 maggio 1660 - 1725): Sonata IV a quattro in re minore. Quartetto Gagliano: Carlo Dumont e Carlo Coppola, violini; Paolo Di Lorenzo, viola; Raffaele Sorrentino, violoncello.

Louis-Théodore Gouvy (1819 - 21 aprile 1898): Quintetto in la maggiore per pianoforte e archi op. 24 (c1850). Quatuor Denis Clavier; Dimitris Saroglou, pianoforte.

Georg Abraham Schneider (19 aprile 1770 - 1839): Quartetto in sol minore per flauto, violino, viola e violoncello op. 69 n. 3 (c1810). András Adorján, flauto; Gabriel Adorján, violino; Walter Küssner viola; Dávid Adorján, violoncello.
