Shakespeariana – XVI

Sing all a green willow – II

Giuseppe Verdi (1813 - 1901): «Mi parea… Piangea cantando – Ave Maria», Canzone del salice dall’atto IV di Otello, dramma lirico in 4 atti su libretto di Arrigo Boito (1887). Maria Callas, soprano; Orchestre de la Societe des Concerts du Conservatoire, dir. Nicola Rescigno.
(La parte di Emilia è espunta.)

DESDEMONA:

Mi parea. M’ingiunse
di coricarmi e d’attenderlo. Emilia,
te ne prego, distendi sul mio letto
la mia candida veste nuzïale.
M’odi. Se pria di te morir dovessi
mi seppellisci con un di quei veli.
[…]
Son mesta tanto.
Mia madre aveva una povera ancella,
innamorata e bella;
era il suo nome
Barbara. Amava
un uom che poi l’abbandonò, cantava
un canzone: «La canzon del salice».
(ad Emilia.)
Mi disciogli le chiome…
Io questa sera ho la memoria piena
di quella cantilena.

 Piangea cantando
  nell’erma landa,
  piangea la mesta…
  O salce! salce! salce!
  Sedea chinando
  sul sen la testa!
  O salce! salce! salce!
  Cantiamo! il salce funebre
  sarà la mia ghirlanda.

(ad Emilia.)
Affrettati; fra poco giunge Otello.

 Scorreano i rivi fra le zolle in fior,
  gemea quel core affranto,
  e dalle ciglia le sgorgava il cor
  l’amara onda del pianto.
  O salce! salce! salce!
 Cantiam la nenia blanda.
  Cantiamo! Il salce funebre
  sarà la mia ghirlanda.
  Scendean augelli a vol dai rami cupi
  verso quel dolce canto.
  E gli occhi suoi piangevan tanto, tanto,
  da impietosir le rupi.

(a Emilia, levandosi un anello dal dito.)
Riponi quest’anello.
(alzandosi.)
Povera Barbara! Solea la storia
con questo semplice suono finir:
  Egli era nato per la sua gloria,
  io per amarlo…
(ad Emilia interrompendo.)
Ascolta.
(Emilia fa qualche passo.)
Odo un lamento.
Taci. Chi batte a quella porta?
  Io per amarlo e per morir.
Emilia, addio. Come m’ardon le ciglia!
È presagio di pianto.
(abbraccia Emilia che esce.)
Buona notte.
(va all’inginocchiatoio.)
 Ave Maria, piena di grazia, eletta
  fra le spose e le vergini sei tu,
  sia benedetto il frutto, o benedetta,
  di tue materne viscere, Gesù.
 Prega per chi adorando a te si prostra,
  prega nel peccator, per l’innocente,
  e pe ‘l debole oppresso e pe ‘l possente,
  misero anch’esso, tua pietà dimostra.
 Prega per chi sotto l’oltraggio piega
  la fronte e sotto la malvagia sorte;
  per noi tu prega,
  sempre e nell’ora della morte nostra.
(resta ancora inginocchiata ed appoggia la fronte
sull’inginocchiatoio come chi ripeta mentalmente
una orazione. Non s’odono che le prime e le ultime
parole della preghiera
.)
 Ave Maria… nell’ora della morte.
  Amen!
(si alza e va a coricarsi.)

Casa, dolce casa

Quando, per pura curiosità, ho cercato “home sweet home” nel web, sono rimasto alquanto sorpreso: nei primi 150 risultati della ricerca eseguita tramite Google, non compare nemmeno una volta il nome di Henry Bishop.
“Musicista?” chiederete voi. Certo: sir Henry Rowley Bishop (18 novembre 1786 - 1855) scrisse un gran numero di cantate, balletti e opere liriche; fra queste ultime si annovera Clari, or The Maid of Milan (1823), composta su libretto dello statunitense John Howard Payne: fa parte dell’opera l’aria «Mid pleasures and palaces» nota, per via del refrain, appunto con il titolo Home! Sweet Home! Qui potete ascoltarla nell’interpretazione del soprano Greta Bradman accompagnata dall’arpista Suzanne Handel:

Mid pleasures and palaces though we may roam,
Be it ever so humble, there’s no place like home;
A charm from the skies seems to hallow us there,
Which seek thro’ the world, is ne’er met elsewhere.
Home! Home!
Sweet, sweet home!
There’s no place like home,
There’s no place like home!

An exile from home splendor dazzles in vain.
Oh, give me my lowly thatched cottage again,
The birds singing gaily that came at my call
And gave me the peace of mind, dearer than all.
Home! Home!
Sweet, sweet home!
There’s no place like home,
there’s no place like home!

Home! Sweet Home! venne pubblicato come brano a sé stante, in un primo tempo con la dicitura «composed and partly founded on a Sicilian Air» (in seguito Bishop ammise di aver inventato questo particolare a scopo promozionale). Divenne subito incre­di­bil­mente popolare: in breve tempo ne furono vendute oltre centomila copie. Nel 1852, curata dall’autore, ne uscì una nuova edizione a stampa come parlour ballad (cioè, in sostanza, una romanza da camera), e in questa veste ottenne ampio successo anche negli Stati Uniti: difatti, ancora oggi è spesso presente nelle antologie di musiche risalenti agli anni della guerra di secessione (1861-1865).

La vasta popolarità di cui Home! Sweet Home! godette nel corso dell’Ottocento è testimoniata dal fatto che la sua melodia è citata in varie composizioni dell’epoca. Già nel 1827 venne utilizzata dallo svedese Franz Berwald (1796 - 1868) nella sezione mediana, Andante con variazioni, del suo Konzertstück per fagotto e orchestra op. 2 — qui interpretato da Patrik Håkansson con l’Orchestra sinfonica di Gävle diretta da Petri Sakari:

[l’Andante con variazioni ha inizio a 5:43]

Altra citazione celebre si trova all’inizio della «scena della pazzia» (aria «Cielo, a’ miei lunghi spasimi», atto II, scena 3ª) nella tragedia lirica Anna Bolena, rappresentata nel 1830, di Donizetti (1797 - 1848) — ascoltate Maria Callas:


Risale al 1855 circa l’opus 72 di Sigismond Thalberg (1812 - 1871), Home! Sweet Home! Air Anglais varié per pianoforte; nel video qui sotto è eseguito da Dennis Hennig:


Un’altra breve serie di variazioni, per cornetta a pistoni sola, si deve a Jean-Baptiste Arban (1825 – 1889); per ascoltarla (o riascoltarla) — potete farlo leggendo (o rileggendo) allo stesso tempo uno spassoso racconto di Jerome K. Jerome — cliccate qui.

Voglio menzionare ancora, per finire, la Fantaisie sur deux mélodies anglaises per organo op. 43 di Alexandre Guilmant (1837 - 1911): in questa composizione, del 1887 circa, Home! Sweet Home! è associato a un altro famosissimo brano inglese, Rule, Britannia! di Thomas Arne (1710 - 1778). Ecco la Fantaisie di Guilmant eseguita da Bernhard Schneider all’organo Klais della Chiesa di Sankt Aegidien in Braunschweig:


Mozart new-look

Wolfgang Amadeus Mozart (1756 - 1791): «Deh, vieni alla finestra» da Don Giovanni, atto II. Cesare Siepi.

Deh, vieni alla finestra, o mio tesoro,
Deh, vieni a consolar il pianto mio.
Se neghi a me di dar qualche ristoro,
Davanti agli occhi tuoi morir vogl’io!
Tu ch’hai la bocca dolce più del miele,
Tu che il zucchero porti in mezzo al core!
Non esser, gioia mia, con me crudele!
Lasciati almen veder, mio bell’amore!


Georges Bizet (1838-1875): «Près des remparts de Séville» (seguidilla) da Carmen, atto I. Maria Callas, con Nicolai Gedda.

Près des remparts de Séville
Chez mon ami Lillas Pastia,
J’irai danser la séguedille
Et boire du Manzanilla!
J’irai chez mon ami Lillas Pastia!
Oui, mais toute seule on s’ennuie,
Et les vrais plaisir sont à deux;
Donc pour me tenir compagnie
J’emmènerai mon amoureux!
Mon amoureux… il est au diable…
Je l’ai mis à la porte hier!
Mon pauvre coeur, très consolable,
Mon coeur est libre comme l’air!
J’ai des galants à la douzaine,
Mais ils ne sont pas à mon gré;
Voici la fin de la semaine:
Qui veut m’aimer? je l’aimerai!
Qui veut mon âme?… elle est à prendre!
Vous arrivez au bon moment!
Je n’ai guère le temps d’attendre,
Car avec mon nouvel amant,
Près des remparts de Séville
Chez mon ami Lillas Pastia,
J’irai danser la séguedille
Et boire du Manzanilla.


Jean Françaix (23 maggio 1912-1997): Mozart new-look, petite fantaisie pour contrebasse et instruments à vent sur la sérénade de Don Giovanni (1983). Enrico Fagone, contrabbasso; Orchestra della Svizzera Italiana.
Il tema mozartiano è accompagnato da citazioni della seguidilla dalla Carmen di Bizet — «afin de saupoudrer d’un peu de démocratie l’aristocratie du Maître salzbourgeois», spiega Françaix.