Un collage di scene tratte da diversi film, più o meno famosi, realizzato sulla base del valzer di Šostakovič (n. 7 della Suite per orchestra di varietà, c1956) reso celebre da Kubrick. L’autore del montaggio, VidMak, non ha specificato i nomi degli interpreti musicali.
James Horner (1953 - 22 giugno 2015): Titanic Suite, tratta dalla colonna sonora del film Titanic (1997) diretto da James Cameron. Coro del King’s College di Cambridge e London Symphony Orchestra diretti dall’autore.
L’approfondimento di Pierfrancesco Di Vanni
James Horner: dai Celti a Pandora, l’eredità sonora di un genio di Hollywood
Horner viene ricordato come un acclamato compositore americano di colonne sonore, con un impressionante portfolio di oltre 160 produzioni cinematografiche e televisive realizzate tra il 1978 e il 2015. La sua cifra stilistica distintiva risiedeva nella capacità di integrare elementi corali ed elettronici con orchestrazioni tradizionali, spesso arricchite da motivi ispirati dalla musica cosiddetta “celtica”. Questa fusione ha contribuito a creare atmosfere uniche e memorabili per il grande schermo.
Origini e formazione musicale
Nato a Los Angeles da genitori immigrati ebrei, James Horner era figlio di Harry Horner, un noto scenografo e direttore artistico di origine ceco-austriaca. Iniziò a suonare il pianoforte a cinque anni, dedicandosi poi anche al violino. Trascorse parte della sua giovinezza a Londra, studiando al Royal College of Music con György Ligeti. Rientrato negli Stati Uniti, frequentò la Verde Valley School in Arizona, per poi conseguire una laurea in musica alla University of Southern California e una laurea magistrale all’UCLA, dove studiò con Paul Chihara. Dopo alcune esperienze con l’American Film Institute e un breve periodo di insegnamento di teoria musicale all’UCLA, si dedicò interamente alla composizione per il cinema.
L’ascesa a Hollywood
I primi passi di Horner nel mondo del cinema furono segnati da collaborazioni con il regista e produttore di B-movie Roger Corman, componendo per film come The Lady in Red (1979), Humanoids from the Deep (1980) e I magnifici sette nello spazio (1980). La sua svolta avvenne nel 1982 con la colonna sonora di Star Trek II: L’ira di Khan, che lo consacrò come compositore di primo piano a Hollywood. Negli anni ’80 consolidò la sua fama con partiture per 48 ore (1982), Krull (1983), Cocoon, l’energia dell’universo (1985, prima di molte collaborazioni con Ron Howard), e ottenne la sua prima nomination all’Oscar per Aliens (1986) e per la canzone Somewhere Out There da Fievel sbarca in America.
Anni ’90: versatilità e apice creativo
Durante gli anni ’80, ’90 e 2000, Horner dimostrò una notevole versatilità, componendo musiche per film per famiglie (spesso prodotti dalla Amblin Entertainment di Spielberg) come Alla ricerca della valle incantata, Le avventure di Rocketeer, Casper e Jumanji. Il 1995 fu un anno particolarmente prolifico, con le acclamate colonne sonore per Braveheart e Apollo 13, entrambe nominate all’Oscar. Nel 1990, compose anche la nuova fanfara per gli Universal Pictures. Il culmine arrivò nel 1997 con Titanic, nonostante un precedente voto di non lavorare più con Cameron a causa dello stress vissuto durante Aliens.
Il nuovo millennio e le ultime opere
Dopo Titanic, Horner continuò a firmare colonne sonore per grandi produzioni come La tempesta perfetta, A Beautiful Mind (altra nomination all’Oscar), La maschera di Zorro e La casa di sabbia e nebbia (nomination all’Oscar). Si dedicò anche a progetti minori e compose il tema per il CBS Evening News (2006-11). La collaborazione con Cameron si rinnovò per Avatar (2009), un lavoro mastodontico che lo impegnò per oltre due anni e gli valse la decima nomination all’Oscar. Tra i suoi ultimi lavori figurano The Karate Kid (2010), The Amazing Spider-Man (2012) e, dopo una pausa di tre anni, Wolf Totem (2015), la sua quarta collaborazione con Jean-Jacques Annaud.
Opere orchestrali e la controversia del “borrowing”
Oltre al cinema, Horner compose opere orchestrali come il doppio concerto Pas de Deux (2014) e il concerto per quattro corni Collage (2015). Tuttavia, la sua carriera fu anche segnata da critiche per il presunto “borrowing” musicale, ovvero il riutilizzo di passaggi da sue composizioni precedenti o l’incorporazione di temi di compositori classici (Prokof’ev, Schumann, Šostakovič, Copland, Wagner, Orff, Chačaturjan) e contemporanei (Nino Rota, Raymond Scott). In un caso, per Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi (1989), l’uso non accreditato di un brano di Raymond Scott portò a un accordo extragiudiziale con Disney. Alcuni critici notarono anche somiglianze tra il tema principale di Braveheart e una melodia dell’anime giapponese 3×3 Eyes.
Vita personale, passione per il volo e tragica scomparsa
Horner era un appassionato pilota e possedeva diversi piccoli aerei. Sua moglie Sara ha rivelato che lui stesso si descriveva come affetto dalla sindrome di Asperger. Il 22 giugno 2015, all’età di 61 anni, James Horner perse tragicamente la vita in un incidente aereo mentre pilotava il suo Short Tucano nella Los Padres National Forest, in California. L’inchiesta del NTSB attribuì l’incidente all’incapacità del pilota di mantenere la distanza dal terreno durante manovre a bassa quota, citando come fattori contribuenti l’uso di farmaci da prescrizione.
Eredità postuma e tributi
Le colonne sonore per i suoi ultimi tre film, Southpaw, l’ultima sfida (2015, composta gratuitamente per amore del film), The 33 (2015) e I magnifici 7 (2016, scritta a sorpresa e scoperta postuma), furono completate e pubblicate postume. La sua scomparsa suscitò un’ondata di commozione nel mondo del cinema e della musica. Colleghi come Hans Zimmer, John Williams e registi come Ron Howard e James Cameron espressero il loro cordoglio. Céline Dion, la cui carriera fu profondamente segnata da My Heart Will Go On, lo ricordò con affetto. Molti film successivi, inclusi quelli per cui aveva composto le ultime musiche e Avatar, la via dell’acqua furono dedicati alla sua memoria.
Titanic Suite: analisi
La Titanic Suite è un magnifico compendio della colonna sonora del film omonimo, un’opera che racchiude in sé la grandezza, il romanticismo, la tragedia e la speranza narrate nella pellicola di James Cameron.
La musica inizia in modo quasi impercettibile con un tappeto sonoro elettronico basso e profondo, tipico di Horner, a cui si sovrappone un coro sintetizzato etereo e celestiale. Questo crea un’atmosfera di mistero, vastità e forse un presagio malinconico. L’ingresso degli archi acuti (violini) introduce una melodia lenta, struggente e riflessiva che riconosciamo come il “Tema di Rose” (o una sua variazione). L’arrangiamento è scarno, evocando ricordi lontani e la vastità dell’oceano. Il mood è introspettivo, toccante, quasi un sospiro musicale che prepara il terreno per la narrazione.
Successivamente, la musica cambia radicalmente: le uilleann pipes (cornamuse irlandesi), altro marchio di fabbrica di Horner, introducono con vigore il tema principale del film, noto come “Southampton”. Questo tema, dal forte sapore celtico, è gioioso, avventuroso e pieno di speranza. Si unisce il tin whistle (flauto a fischietto), che dialoga con le cornamuse, mentre una leggera percussione (che ricorda il bodhrán, un tipo di tamburo irlandese) scandisce un ritmo vivace ma non invadente. Gli archi forniscono un accompagnamento caldo e fluente, mentre il coro sintetizzato rimane sottotraccia, aggiungendo profondità. La dinamica cresce gradualmente, simboleggiando l’entusiasmo e la maestosità della partenza del “sogno” chiamato Titanic.
Il tema principale viene ripreso da una celestiale e struggente vocalizzazione femminile (nel film originale è di Sissel Kyrkjebø, qui probabilmente sintetizzata o campionata per la suite), che si libra alta sopra l’orchestra. Gli archi si fanno più ampi e lussureggianti, mentre gli ottoni aggiungono un tocco di solennità. Gli strumenti celtici, pur presenti, lasciano spazio alla grandezza orchestrale. Questa sezione evoca la bellezza, il romanticismo e l’immensità dell’oceano, con un’aura quasi spirituale. La dinamica raggiunge un picco emotivo per poi ritrarsi leggermente, creando un senso di meraviglia.
Il tema di “Southampton” ritorna con forza, questa volta affidato principalmente alla piena sezione degli archi, con un contrappunto più ricco e un maggiore coinvolgimento degli ottoni che ne sottolineano la maestosità. L’atmosfera è di trionfo e fiducia, la nave procede maestosa nel suo viaggio inaugurale. La dinamica è forte e imponente.
Dopo la fanfara orchestrale, la musica si ritira in un’atmosfera di intimità. Un delicato assolo di pianoforte introduce una versione tenera e introspettiva del “Tema di Rose”, già accennato nell’introduzione. Gli archi forniscono un accompagnamento discreto e caldo. Questa sezione è carica di romanticismo, dolcezza e una sottile vena di malinconia, riflettendo i momenti più personali e sentimentali della storia. La dinamica è prevalentemente piano, sottolineando la delicatezza del momento.
Gli archi sostengono note lunghe, creando un senso di attesa e sospensione. Ritornano i droni sintetizzati bassi, aggiungendo un elemento di sottile inquietudine. La melodia è quasi assente, lasciando spazio a un’atmosfera armonica che suggerisce un cambiamento imminente, un presagio oscuro che si insinua nella serenità precedente.
La tensione cresce rapidamente. Accordi dissonanti e potenti degli ottoni, percussioni martellanti (timpani, rullante) e ostinati urgenti degli archi creano un clima di caos e panico imminente. Frammenti tematici precedenti potrebbero essere percepiti, ma sono sovrastati dalla drammaticità della scrittura orchestrale. Questa è la rappresentazione sonora del disastro che si avvicina. La dinamica sale vertiginosamente fino a un fortissimo, esprimendo terrore e urgenza.
Un colpo orchestrale massiccio segna il culmine della tragedia, seguito da un rapido diminuendo che porta quasi al silenzio. Rimangono solo suoni sintetizzati inquietanti e tremoli degli archi gravi, evocando lo shock, la devastazione e l’agghiacciante silenzio che segue il disastro. La dinamica crolla da fortissimo a un pianissimo spettrale.
Dal silenzio emerge nuovamente il suono del tin whistle, che intona la melodia iconica di My Heart Will Go On. Archi delicati e tappeti sonori sintetici creano una base armonica soffusa. La vocalizzazione femminile si unisce al flauto, riprendendo il tema con un’espressione di profonda tristezza, ma anche di amore duraturo e speranza. Il mood è intensamente toccante, un lamento che porta con sé il ricordo e la forza dei sentimenti. La dinamica è inizialmente contenuta, per poi crescere gradualmente in intensità emotiva.
Il “Tema di Rose” (Never an Absolution) ritorna, prima con gli archi, poi ripreso dai legni (probabilmente oboe o clarinetto), evocando un senso di ricordo e riflessione. L’orchestra si espande progressivamente, portando il tema a una piena espressione emotiva, grandiosa ma al contempo struggente. Il coro sintetizzato etereo, che aveva aperto la suite, ritorna, chiudendo il cerchio narrativo e sonoro. La musica raggiunge un ultimo culmine di intensità emotiva, per poi gradualmente dissolversi in un lungo e lento fade out, lasciando l’ascoltatore in uno stato di commossa contemplazione. La suite termina nel silenzio, lasciando risuonare l’eco delle emozioni vissute.
Horner dimostra in questa suite la sua maestria nell’utilizzare temi ricorrenti (leitmotiv) per caratterizzare personaggi ed emozioni. L’uso distintivo di strumenti “celtici” conferisce un’identità sonora unica alla colonna sonora, legandola alle radici irlandesi della storia e dei personaggi. Fondamentale è anche l’impiego di cori sintetizzati e vocalizzazioni eteree, che aggiungono una dimensione quasi soprannaturale e spirituale alla musica, amplificandone l’impatto emotivo.
La struttura della suite segue un chiaro arco narrativo ed emotivo:
– Introduzione/Nostalgia: un’apertura eterea e malinconica;
– Partenza/Speranza: l’introduzione del tema celtico, gioioso e avventuroso;
– Grandezza/Romanticismo: l’espansione orchestrale e vocale del tema principale e l’intimità del tema di Rose;
– Presagio/Dramma: la costruzione della tensione e l’esplosione orchestrale che simboleggia il disastro;
– Dolore/Speranza: l’introduzione del tema di My Heart Will Go On, un lamento carico di amore;
– Riflessione/Trascendenza: la ripresa del “Tema di Rose” e la conclusione eterea che chiude il cerchio.
La dinamica gioca un ruolo cruciale, passando da pianissimi sussurrati a fortissimi travolgenti, rispecchiando la vasta gamma di emozioni della storia.
Nel complesso, la Titanic Suite è un capolavoro di musica cinematografica che condensa efficacemente l’essenza emotiva e narrativa del film. Horner, con la sua abilità nel creare melodie memorabili, orchestrazioni evocative e un uso sapiente di elementi etnici ed elettronici, ha creato un’opera che trascende il film stesso, diventando un’esperienza d’ascolto potente e commovente, capace di evocare immagini e sentimenti profondi anche a distanza di anni. La suite è un testamento della sua capacità di toccare il cuore dell’ascoltatore, trasportandolo in un viaggio sonoro indimenticabile.
Carl Davis (28 ottobre 1936 - 2023): The French Lieutenant’s Woman, suite tratta dalla colonna sonora del film (regia di Karel Reisz, 1981) ispirato dal romanzo omonimo di John Fowles. Royal Liverpool Philharmonic Orchestra diretta dall’autore.
Joseph Kosma (1905 - 7 agosto 1969): La Grande illusion, suite dalla colonna sonora dell’omonimo film (1937) di Jean Renoir. Orchestre philharmonique de Radio France, dir. Bruno Fontaine.
La partitura originale è andata perduta durante l’occupazione nazista della Francia; Bruno Fontaine l’ha ricostruita a orecchio fra mille difficoltà.
Jerry Goldsmith (1929 - 21 luglio 2004): Suite dalla colonna sonora del film The Wind and the Lion (1975) di John Milius. Münchner Symphoniker diretti dall’autore.
Main Title
The Riff – The Well [1:23]
The Camp [2:34]
The Palace [4:11]
Raisuli Attacks – Guests of Raisuli (True Feelings) [5:22]
Lord of the Riff [8:36]
A Bid for Freedom (Something of Value) [10:11]
End Title [13:36]
Un buon film, probabilmente il migliore di un regista a volte discusso per via delle idee politiche ultraconservatrici.
La sceneggiatura prende spunto da un fatto storico per raccontare i primi passi degli Stati Uniti quale potenza mondiale, subito dopo la guerra con la Spagna. Il film ha un buon ritmo e diverse scene spettacolari; quella (del tutto inventata rispetto alla realtà storica) con i marines che sbarcano a passo di corsa e sbaragliano in pochi secondi le forze del pascià di Tangeri ha una coreografia perfetta. Di pura fantasia è anche la vicenda quasi-sentimentale fra il capo berbero (Sean Connery) e la giovane vedova americana (Candice Bergen), ma è scritta molto bene. Quella che mi è rimasta più impressa è però la prestazione di Brian Keith nei panni di Teddy Roosevelt, secondo me da Oscar. John Huston ha un piccolo ruolo (il segretario di Stato), ma ovviamente si fa notare. Colonna sonora di Goldsmith candidata all’Academy Award, ma quell’anno la statuetta andò a John Williams per Lo squalo.
You are like the Wind and I like the Lion.
You form the tempest.
The sand stings my eyes and the ground is parched.
I roar in defiance but you do not hear.
But between us there is a difference.
I, like the lion, must remain in my place.
While you, like the wind, will never know yours.
Max Steiner (10 maggio 1888 - 1971): Suite sinfonica dalla colonna sonora del film di Michael Curtiz Casablanca (1942). The John Wilson Orchestra.
Com’è noto, Mentre il tempo passa, cioè As Time Goes By, non è opera di Max Steiner: il brano era stato composto, testo e musica, diversi anni prima da Herman Hupfeld (1894 - 1951) per il musical Everybody’s Welcome, andato in scena a Broadway nel 1931. Qui è interpretato da Dooley Wilson, che è Sam nel film di Curtiz:
Michael Nyman (23 marzo 1944): The Piano, colonna sonora del film omonimo (Lezioni di piano, 1993) di Jane Campion. Münchner Philharmoniker, dir. l’autore.
Max Richter (22 marzo 1966): On the Nature of Daylight (da The Blue Notebooks, 2004). Louisa Fuller e Natalia Bonner, violini; John Metcalfe, viola; Philip Sheppard e Chris Worsey, violoncelli.
Il brano è stato incluso nelle colonne sonore di vari programmi televisivi e film: fra questi ultimi, Shutter Island (2010) di Martin Scorsese e Arrival (2016) di Denis Villeneuve.
Steve Reich (1936): Clapping Music (1972) eseguita dall’autore stesso in collaborazione con Wolfram Winkel.
Il brano del celebre compositore minimalista americano è presente su YouTube in numerose altre clip. Vi segnalo l’interessante animazione proposta da gerubach:
V’è poi, molto coinvolgente, questa… interpretazione di Angie Dickinson e Lee Marvin (dal film Point Blank, diretto nel 1967 da John Boorman e distribuito in Italia con il titolo Senza un attimo di tregua):
Franz Waxman (pseudonimo di Franz Wachsmann; 1906 - 24 febbraio 1967): Suite dalla colonna sonora del film Sunset Boulevard (1950) di Billy Wilder. Paramount Symphony Orchestra diretta dall’autore.
Main Title
Prelude [1:24]
Money Trouble – The Schwabadero [2:13]
Afternoon Outings – Sacrefice of Self-Respect [3:21]
Bruno Coulais (13 gennaio 1954): Caresse sur l’océan, dalla colonna sonora del film Les Choristes (2004) di Christophe Barratier, rifacimento del film di Jean Dréville La Cage aux rossignols (1945).
Caresse sur l´océan
Porte l´oiseau si léger
Revenant des terres enneigées
Air éphémère de l´hiver
Au loin ton écho s´éloigne
Châteaux en Espagne
Vire au vent tournoie déploie tes ailes
Dans l´aube grise du levant
Trouve un chemin vers l´arc-en-ciel
Se découvrira le printemps
Caresse sur l´océan
Pose l´oiseau si léger
Sur la pierre d´une île immergée
Air éphémère de l´hiver
Enfin ton souffle s´éloigne
Loin dans les montagnes
Vire au vent tournoie déploie tes ailes
Dans l´aube grise du levant
Trouve un chemin vers l´arc-en-ciel
Se découvrira le printemps
Calme sur l´océan.
George Gershwin (1898 - 11 luglio 1937): Swanee (1919) eseguito al pianoforte dall’autore (incisione su rullo per pianoforte automatico). Il brano fu concepito, almeno in parte, come parodia di Old Folks At Home ovvero Swanee River (1851), famosissimo minstrel song di Stephen Foster.
Lo stesso brano cantato da Al Jolson, sul testo originale di Irving Caesar, nel film Rapsodia in blu (Rhapsody in Blue), biografia cinematografica di Gershwin diretta nel 1945 da Irving Rapper.
I’ve been away from you a long time.
I never thought I’d missed you so.
Somehow I feel
You love is real,
Near you I long to wanna be.
The birds are singin’, it is song time,
The banjos strummin’ soft and low.
I know that you
Yearn for me too.
Swanee! You’re calling me!
Swanee!
How I love you, how I love you!
My dear ol’ Swanee,
I’d give the world to be
Among the folks in
D-I-X-I-E-ven now My mammy’s
Waiting for me,
Praying for me,
Down by the Swanee.
The folks up north will see me no more
When I go to the Swanee Shore!
Swanee eseguito dal Banjo-Orchestra, uno strumento meccanico recentemente prodotto dalla D. C. Ramey Piano Company di Marysville, Ohio, sulla base del pressoché omonimo Banjorchestra, realizzato nel 1914 dalla Connorized Music Company, che aveva sedi a New York, a Chicago e a Saint Louis.
Miklós Rózsa (18 aprile 1907 - 1995): Spellbound Concerto per pianoforte e orchestra (1946), basato sulla musica composta da Rózsa per il film di Alfred Hitchcock Io ti salverò (Spellbound, 1945). Leonard Pennario, pianoforte; the Hollywood Bowl Symphony Orchestra diretta dall’autore (registrazione del 1960).
Ildebrando Pizzetti (1880 - 13 febbraio 1968): Sinfonia del fuoco per baritono, coro e orchestra su testo di Gabriele d’Annunzio, composta per la scena del sacrificio nel film Cabiria (1914) di Giovanni Pastrone. Boris Statsenko, baritono; Städtischer Opernchor Chemnitz, Robert-Schumann-Philharmonie, dir. Oleg Caetani.
Invocazione a Moloch
IL PONTEFICE:
Re delle due zone, t’invoco,
respiro del fuoco profondo,
gènito di te, primo nato!
IL CORO:
Eccoti i cento puri fanciulli,
inghiotti! Divora! Sii sazio!
Karthada ti dona il suo fiore.
IL PONTEFICE:
Odimi, creatore vorace,
che tutto generi e struggi,
fame insaziabile, m’odi!
IL CORO:
Eccoti la carne più pura!
Eccoti il sangue più mite!
Karthada ti dona il suo fiore.
IL PONTEFICE:
Consuma il sacrificio tu stesso
nelle tue fauci di fiamma,
o padre e madre, o tu dio e dea!
IL CORO:
O padre e madre, o padre e figlio,
o tu dio e dea! Creatore vorace!
Fame ardente, ruggente…
George Antheil (1900 - 12 febbraio 1959): Ballet mécanique per pianoforti, percussioni, cicalini elettrici e eliche da aeroplano (1923-25, rev. 1952-53); originariamente composto per il film cubista omonimo, diretto da Fernand Léger con la collaborazione di Dudley Murphy e Man Ray. Philadelphia Virtuosi Chamber Orchestra, dir. Daniel Spalding.
John Barry (1933 - 30 gennaio 2011): The lion in winter, suite sinfonica dalla colonna sonora dell’omonimo film (1968) di Anthony Harvey.
Nel 1969 al film furono assegnati tre premi Oscar: a Katharine Hepburn come miglior attrice protagonista, a James Goldman per la migliore sceneggiatura non originale (tratta da un lavoro teatrale dello stesso Goldman) e, appunto, a Barry per la miglior colonna sonora.
Due canzoni per ricordare Jeanne Moreau (23 gennaio 1928 – 31 luglio 2017). Una terza si trova qui.
Each man kills the thing he loves, dalla colonna sonora del film Querelle de Brest (Querelle, 1982) di Rainer Werner Fassbinder; musica di Peer Raben, testo di Oscar Wilde (da The Ballad of Reading Gaol, 1897).
Each man kills the thing he loves
By each let this be heard,
Some do it with a bitter look,
Some with a flattering word,
The coward does it with a kiss,
The brave man with a sword!
Some kill their love when they are young,
And some when they are old;
Some strangle with the hands of Lust,
Some with the hands of Gold:
The kindest use a knife, because
The dead so soon grow cold.
Some love too little, some too long,
Some sell, and others buy;
Some do the deed with many tears,
And some without a sigh:
For each man kills the thing he loves,
Yet each man does not die.
India Song, musica di Carlos D’Alessio, testo di Marguerite Duras; dalla colonna sonora del film omonimo, diretto da Duras nel 1975.
Chanson,
Toi qui ne veux rien dire,
Toi qui me parles d’elle
Et toi qui me dis tout.
Ô, toi,
Que nous dansions ensemble,
Toi qui me parlais d’elle,
D’elle qui te chantait,
Toi qui me parlais d’elle,
De son nom oublié,
De son corps, de mon corps,
De cet amour là,
De cet amour mort.
Chanson,
De ma terre lointaine,
Toi qui parleras d’elle,
Maintenant disparue,
Toi qui me parles d’elle,
De son corps effacé,
De ses nuits, de nos nuits,
De ce désir là,
De ce désir mort.
Chanson,
Toi qui ne veux rien dire,
Toi qui me parles d’elle,
Et toi qui me dis tout,
Et toi qui me dis tout.
Enrico Toselli (1883 - 15 gennaio 1926): Serenata op. 3 n. 1. Hans-Georg Arlt, vilolino; Berliner Symphoniker, dir. Werner Eisbrenner.
Musicista assai apprezzato dai Savoia e in particolare dalla regina Margherita, Toselli è tuttavia noto soprattutto per il suo scandaloso matrimonio con Luisa d’Asburgo-Lorena, principessa di Sassonia. Alla vicenda è dedicato il film di Duilio Coletti Romanzo d’amore (1950), protagonisti Danielle Darrieux e Rossano Brazzi.
Earl Wild (26 novembre 1915 - 2010): Reminiscences of Snow White per pianoforte (1995). Tomomi Sato.
Si tratta di una fantasia sulle musiche composte da Frank Churchill (1901 - 1942) per il film d’animazione Biancaneve e i sette nani (Snow White and the Seven Dwarfs, 1937) di Walt Disney.
Oscar Strasnoy (12 novembre 1970): Tourbillon per pianoforte, da Georges Delerue. Alexandre Tharaud, pianoforte.
Jeanne Moreau canta le Tourbillon de la vie di Georges Delerue in Jules et Jim di François Truffaut; il testo è di Cyrus Bassiak (pseudonimo di Serge Rezvani), che nel film suona la chitarra.
Elle avait des bagues à chaque doigt,
Des tas de bracelets autour des poignets,
Et puis elle chantait avec une voix
Qui, sitôt, m’enjôla.
Elle avait des yeux, des yeux d’opale,
Qui me fascinaient, qui me fascinaient.
Y avait l’ovale de son visage pâle
De femme fatale qui m’fut fatale.
On s’est connus, on s’est reconnus,
On s’est perdus de vue, on s’est r’perdus d’vue
On s’est retrouvés, on s’est réchauffés,
Puis on s’est séparés.
Chacun pour soi est reparti.
Dans l’tourbillon de la vie
Je l’ai revue un soir, aïe aïe aïe
Ça fait déjà un fameux bail.
Au son des banjos je l’ai reconnue.
Ce curieux sourire qui m’avait tant plu.
Sa voix si fatale, son beau visage pâle
M’émurent plus que jamais.
Je me suis soûlé en l’écoutant.
L’alcool fait oublier le temps.
Je me suis réveillé en sentant
Des baisers sur mon front brûlant.
On s’est connus, on s’est reconnus.
On s’est perdus de vue, on s’est r’perdus de vue
On s’est retrouvés, on s’est séparés.
Puis on s’est réchauffés.
Chacun pour soi est reparti.
Dans l’tourbillon de la vie.
Je l’ai revue un soir, ah là là
Elle est retombée dans mes bras.
Quand on s’est connus,
Quand on s’est reconnus,
Pourquoi se perdre de vue,
Se reperdre de vue?
Quand on s’est retrouvés,
Quand on s’est réchauffés,
Pourquoi se séparer?
Alors tous deux on est repartis
Dans le tourbillon de la vie
On a continué à tourner
Tous les deux enlacés.
Ennio Morricone (10 novembre 1928 - 2020): due brani dalla colonna sonora del film Il buono, il brutto, il cattivo (1966) di Sergio Leone. Christine Nonbo Andersen, soprano; Tuva Semmingsen, mezzosoprano; DR SymfoniOrkestret, dir. Sarah Hicks.
Charles Dieupart (1676 - 1751): Menuet, n. 6 della Suite in fa minore per flauto o violino e basso continuo (1701). Il Giardino Armonico, dir. Giovanni Antonini. Coreografia: Musica et Saltatoria.
Franz Schubert (1797 - 1828): Minuetto in do diesis minore D 600 (1814), eseguito insieme con il Trio in mi maggiore D 610. Jörg Demus, pianoforte.
Scene tratte dal film di Roman Polański Per favore, non mordermi sul collo! (The Fearless Vampire Killers, 1967). La musica è di Krzysztof Komeda (pseudonimo di Krzysztof Trzciński, 1931 - 1969), il quale compose le colonne sonore di altri due film di Polański, Il coltello nell’acqua (1962) e Rosemary’s Baby (1968). Coreografia di Tutte Lemkow (1918 - 1991).
William Lawes (1602 - 24 settembre 1645): Gather ye rosebuds, song su testo di Robert Herrick. Anna Dennis, soprano; ensemble Voices of Music.
Gather ye rosebuds while ye may,
Old Time is still a-flying;
And this same flower that smiles today
Tomorrow will be dying.
The glorious lamp of heaven, the sun,
The higher he’s a-getting,
The sooner will his race be run,
And nearer he’s to setting.
That age is best which is the first,
When youth and blood are warmer;
But being spent, the worse, and worst
Times still succeed the former.
Then be not coy, but use your time,
And while ye may, go marry;
For, having lost but once your prime,
You may forever tarry.
John Keating-Robin Williams invita i propri allievi a meditare sui versi di Herrick:
Fiero sostenitore del partito realista, William Lawes cadde sul campo di battaglia di Rowton Heath, presso Chester. Carlo I dispose che gli fossero dedicate speciali onoranze funebri e gli conferì postumo il titolo di Father of Musick.
Antoine Duhamel (1925 - 11 settembre 2014): Pierrot le fou (Il bandito delle 11), suite sinfonica dalla colonna sonora dell’omonimo film (1965) di Jean-Luc Godard.
Hanns Eisler (1898 - 6 settembre 1962): Suite per orchestra n. 5 op. 34 (1934), dalle musiche per il film Dans les rues di Victor Trivas (1933). Collegium Musicum Leipzig, dir. Adolf Fritz Guhl.
Präludium: Larghetto
Intermezzo [1:48]
Tema con variazioni: 1. Larghetto [4:00]
Marsch [6:46]
Tema con variazioni: 2. Andante [8:13]
Andante eroico. Andante – Marschtempo [11:20]
Tema con variazioni: 3. Andante [14:00]
Finale: Larghetto – Allegro. Eilend [16:38]
Eisler è noto soprattutto quale autore di Auferstanden aus Ruinen (1949), su testo di Johannes R. Becher, che fu l’inno della Repubblica democratica tedesca.
Philip Sainton (1891 - 2 settembre 1967): Moby Dick, suite sinfonica dalla colonna sonora del film omonimo (1956) di John Huston. Louis Levy and His Orchestra.
Brian Easdale (10 agosto 1909 - 1995): musica per la scena del balletto dal film Scarpette rosse (The Red Shoes, 1948) di Michael Powell e Emeric Pressburger, ispirato dall’omonima fiaba di Hans Christian Andersen; Premio Oscar e Golden Globe 1949 per la miglior colonna sonora. Royal Philharmonic Orchestra diretta da sir Thomas Beecham.
Leith Stevens (1909 - 23 luglio 1970): Concerto in do minore per pianoforte e orchestra, dalla colonna sonora del film L’amore senza volto (Night Song), diretto nel 1947 da John Cromwell. Artur Rubinstein, pianoforte; New York Philharmonic Orchestra, dir. Eugene Ormandy.
Il film, incredibilmente melenso e del tutto inverosimile, racconta l’amore di una ricca ragazza di San Francisco (Merle Oberon) per un povero pianista di nightclub (Dana Andrews) diventato cieco in seguito a un incidente automobilistico. La donna organizza un concorso di composizione mettendo in palio 5000 dollari per il miglior concerto per pianoforte e orchestra, sicura che il suo amato trionferà. Così in effetti avviene: il brano premiato viene eseguito al Carnegie Hall da Rubinstein sotto la bacchetta di Ormandy, e il felice vincitore usa il denaro del premio per farsi operare e riacquistare la vista. L’amore trionfa.
Superfluo aggiungere che il film fu un fiasco. Il critico del «New York Times» Bosley Crowther scrisse fra l’altro che « è proprio il concerto-premio a rivelare impietosamente la sfacciata e totale falsità di Night Song. Perché la musica sciatta e insignificante di Leith Stevens serve solo come pretesto per infilare nelle inquadrature violini, timpani e quartetti di corni. E se il signor Rubinstein e il signor Ormandy possono ingoiare, insieme con il proprio orgoglio, una robaccia del genere, vuol dire che hanno stomaci alquanto robusti ».
È possibile far sì che in un breve articoletto siano menzionati Ludwig van Beethoven, grande compositore tedesco nato a Bonn nel 1770, e George Armstrong Custer, famoso militare statunitense caduto in battaglia oltre cent’anni più tardi? Sì, è possibile se l’articolo è dedicato a Garyone, una canzone tradizionale irlandese (in Italia è però diffusa l’erronea convinzione che sia scozzese) le cui origini risalgono alla seconda metà del XVIII secolo. Esperti linguisti assicurano che il titolo Garyone (anche Garyowen, Garryowen, Garry Owen, Garry Owens) sia derivato dalla locuzione irlandese garrai Eóins, ossia «il giardino di Eóin» (variante gaelica di John).
Intorno al 1810, di Garyone Beethoven eseguì due diverse elaborazioni per canto, violino, violoncello e pianoforte, scritte su commissione di George Thomson (1757 – 1851), compositore e stampatore attivo a Edimburgo: questi aveva avviato un vasto progetto editoriale che prevedeva la pubblicazione di melodie tradizionali irlandesi, scozzesi e gallesi armonizzate e arrangiate da alcuni fra i più celebri musicisti dell’epoca: oltre a Beethoven, parteciparono all’impresa anche Franz Joseph Haydn e Johann Nepomuk Hummel.
Le due versioni beethoveniane di Garyone adottano un testo di tal Trevor Toms, From Garyone, my happy home ; edite a stampa nel 1814 e nel 1816, sono comprese nel catalogo delle opere di Beethoven fra le composizioni prive di numero d’opus (WoO = Werke ohne Opuszahl ) rispettivamente come WoO 152/22 e WoO 154/7.
From Garyone, my happy home,
Full many a weary mile I’ve come,
To sound of fife and beat of drum,
And more shall see it never.
‘Twas there I turn’d my wheel so gay,
Could laugh, and dance, and sing, and play,
And wear the circling hours away
In mirth or peace for ever.
But Harry came, a blithesome boy,
He told me I was all his joy,
That love was sweet, and ne’er could cloy,
And he would leave me never:
His coat was scarlet tipp’d with blue,
With gay cockade and feather too,
A comely lad he was to view;
And won my heart for ever.
My mother cried, dear Rosa, stay,
Ah! Do not from your parents stray;
My father sigh’d, and nought would say,
For he could chide me never:
Yet cruel, I farewell could take,
I left them for my sweetheart’s sake,
And came, ‘twas near my heart to break
From Garyone for ever.
Buit poverty is hard to bear,
And love is but a summer’s wear,
And men deceive us when they swear
They’ll love and leave us never:
Now sad I wander through the day,
No more I laugh, or dance, or play,
But mourn the hour I came away
From Garyone for ever.
Garyone ispirò anche Mauro Giuliani (1781 – 1829), che ne fece la prima delle sue 6 Arie nazionali irlandesi variate per chitarra op. 125 (c1827); qui è eseguita da William Carroll:
Diffusasi a Limerick nel tardo Settecento come canzone conviviale, Garyone ottenne rapidamente successo tra le file dell’esercito britannico, per il tramite del 5° Reggimento di lancieri (Royal Irish Lancers). Da allora fu adottata quale emblema musicale da numerose altre unità militari, suonata e cantata durante le guerre napoleoniche e poi in Crimea. Attraversò anche l’Oceano Atlantico e giunse negli Stati Uniti, dove nel 1851 fu scelta come canto di marcia dal 2° Reggimento di volontari irlandesi e più tardi dal 7° Reggimento di cavalleria, creato per affrontare le guerre indiane e affidato, fra gli altri, proprio a George Armstrong Custer. Una scena del film agiografico dedicato da Hollywood a questo discusso personaggio (They Died with Their Boots On, 1941, in Italia La storia del generale Custer ; la regia è di Raoul Walsh, protagonista Errol Flynn) racconta in modo romanzato l’episodio — come, del resto, tutta la storia:
We can dare or we can do
United men and brothers too
Their gallant footsteps to pursue
And change our country’s story.
Our hearts so stout have got us fame
For soon tis’ known from whence we came
Where’er we go they dread the name
Of Garryowen in glory.
And when the mighty day comes round
We still shall hear their voices sound
Our clans shall roar along the ground
For Garryowen in glory.
To emulate their high renown
To strike our false oppressor down
And stir the old triumphant sound
With Garryowen in glory.