Fryderyk y Federico

Fryderyk Chopin (1810 - 1849): Preludio in la maggiore op. 28 n. 7 (1836). Ivo Pogorelich, pianoforte.


Federico Mompou (16 aprile 1893 - 1987): Cancion y Danza n. 6 (1956). Aldo Ciccolini, pianoforte.


Fryderyk Chopin: Fantaisie-impromptu in do diesis minore op. posth. 66 (1834). Artur Rubinstein, pianoforte.


Federico Mompou: 12 Variazioni sopra un tema di Chopin (1938-57). Monica Hart Alianello, pianoforte.

Tema: Andantino
1ª variazione: Tranquillo e molto amabile
2ª variazione: Gracioso
3ª variazione: Lento
4ª variazione: Espressivo
5ª variazione: Tempo di mazurka
6ª variazione: Recitativo
7ª variazione: Allegro leggiero
8ª variazione: Andante dolce e espressivo
9ª variazione: Valse
10ª variazione: Évocation. Cantabile molto espressivo
11ª variazione: Lento dolce e legato
12ª variazione: Galope y Epílogo

Nella 10ª variazione sono citati la Cancion y Danza n. 6 di Mompou e, nella sezione centrale, il tema cantabile della Fantaisie-impromptu op. 66 di Chopin.

Fryderyk Chopin

Io mi son giovinetta

Domenico Ferrabosco (14 febbraio 1513 - febbraio 1574): Io mi son giovinetta, madrigale a 4 voci (pubblicato nel Primo Libro di madrigali de diversi eccellentissimi autori a misura di breve, 1542, n. 26) su testo di Giovanni Boccaccio. Gesualdo Consort Amsterdam, dir. Harry van der Kamp.

Io mi son giovinetta, e volentieri
M’allegro e canto in la stagion novella,
Merzè d’Amore e de’ dolci pensieri.
Io vo pe’ verdi prati riguardando
I bianchi fiori e’ gialli et i vermigli,
Le rose in su le spine e i bianchi gigli;
E tutti quanti gli vo somigliando
Al viso di colui che me amando
Ha presa e terrà sempre.


Andrea Gabrieli (1510 - 1585): Io mi son giovinetta di Domenico Ferrabosco intavolato per strumento a tastiera (pubblicazione postuma nel Terzo Libro de ricercari di Andrea Gabrieli, 1596, n. 11). Filippo Pantieri, clavicembalo.


Scipione Stella (1558 o 1559 - 1622): Io mi son giovinetta del Ferrabosco. Paola Erdas, clavicembalo.


Il madrigale di Domenico Ferrabosco eseguito su strumenti a percussioni da Tore Jamne (1966-).

Abblasen

Canon triplex 6 vocumGottfried Reiche (5 febbraio 1667 - 1734) o Johann Se­bastian Bach (1685-1750): Abblasen in do maggiore. Don Smithers, tromba.
Il brano, com’è evidenziato nel video di Geru, è visibile in un ritratto di Reiche eseguito intorno al 1727 da Elias Gottlob Haussmann – il quale alcuni anni dopo (1746) dipingerà anche il celebre ritratto di Bach riprodotto qui a sinistra. Reiche, virtuoso di tromba attivo a Lipsia dal 1688, compose centinaia di brani congeneri, ma solo quello del dipinto ci è noto. Alcuni ritengono tuttavia che questa breve com­po­si­zio­ne non sia di Reiche e l’attribuiscono invece a Bach: si tratterebbe di un omaggio del Kantor al fidato collaboratore in occasione del suo sessantesimo compleanno.
Abblasen, di solito tradotto in italiano con il termine «fanfara», originariamente indicava, nei Paesi tedeschi, i brani eseguiti dall’alto delle torri di una città (Turmblasen, Turmmusik) da parte di musici appositamente stipendiati (Stadtpfeifer): essi suonavano i propri strumenti a fiato in varie occasioni, per esempio per segnalare lo scoccare delle ore (Stundenblasen). Iniziatasi nel Medioevo, la tradizione perdurò fino a metà Ottocento.


Graham Dixon (1977): Abblasen per quattro trombe piccole (2004), fantasia sul brano di Reiche/Bach. Jeffrey A. Shaffer esegue tutte le parti.

La Fantasia della Vana Speranza

 
John Dowland (2 gennaio 1563 - 1626): Forlorn Hope Fancy. Julian Bream, chitarra.

Dowland, Forlorn Hope Fancy


 
Jan Pieterszoon Sweelinck (1562 - 1621): Fantasia cromatica SwWV 258. Glen Wilson, clavicembalo.


 
Il brano di Sweelinck nella trascrizione per quartetto d’archi di Bernhard van den Sigtenhorst Meyer (1888 - 1953). Utrecht String Quartet.

Feldmaresciallo da sballo

Tristan Schulze (1964): Radetzkymarsch (da Johann Strauß padre) per orchestra (1998). Wiener Kammerorchester, dir. Aleksej Igudesman.

«Tutti i concerti di piazza – che avevano luogo sotto il balcone del signor capitano distrettuale – avevano inizio con la Marcia di Radetzky. Benché i membri della banda ne avessero una conoscenza tale da po­ter­la suonare nel pieno della notte e del sonno senza ricevere indicazioni, il direttore riteneva necessario leggere ogni singola nota dello spartito. E, come se provasse la Marcia di Radetzky per la prima volta con i suoi musicisti, ogni domenica alzava con militare e musicale coscienziosità il capo, la bacchetta, lo sguardo e, di volta in volta, li rivolgeva tutti e tre contemporaneamente verso i segmenti del cerchio, di cui lui occupava il centro, che sembravano aver bisogno dei suoi comandi. I severi tamburi rullavano, i dolci flauti sibilavano e i benevoli piatti squillavano. Sui volti di tutti gli ascoltatori sbocciava un sorriso pago e assorto, mentre il sangue ribolliva nelle loro gambe. Pur stando fermi, avevano la sensazione di marciare. Le ragazze più giovani trattenevano il respiro e socchiudevano le labbra. Gli uomini più maturi lasciavano ciondolare la testa e ripensavano alle loro manovre. Le donne anziane sedevano nel vicino parco e le loro piccole testine grigie oscillavano. Ed era estate.»

(Joseph Roth, La Marcia di Radetzky, traduzione di Sara Cortesia)


Rudepoêma

Heitor Villa-Lobos (1887 - 1959): Rudepoêma per pianoforte (1921-26). Roberto Szidon.

Il brano, il cui titolo significa «poema selvaggio», è dedicato a Artur Rubinstein (1887 - 20 dicembre 1982) ed è una sorta di ritratto musicale del celebre pianista polacco. Rubinstein interpretò Rudepoêma in prima esecuzione assoluta a Parigi, nella Salle Gaveau, il 24 ottobre 1927.



Artur Rubinstein nel 1927