Il rondeau del calumet

Jean-Philippe Rameau (25 settembre 1683 - 1764): Rondeau des sauvages (« Forêts paisibles »), dall’ultimo atto dell’opéra-ballet Les Indes galantes (1735). Patricia Petibon, soprano (Zima); Nicolas Rivenq, baritono (Adario); Les Arts Florissants, dir. William Christie.


Lo stesso brano eseguito alla bersagliera, in concerto, dai Musiciens du Louvre diretti da Marc Minkowski, con i cantanti Magali Léger e Laurent Naouri.

Zima, Adario :

Forêts paisibles, forêts paisibles,
Jamais un vain désir ne trouble ici nos cœurs.
S’ils sont sensibles, s’ils sont sensibles,
Fortune, ce n’est pas au prix de tes faveurs.

Chœur des Sauvages :

Forêts paisibles, forêts paisibles,
Jamais un vain désir ne trouble ici nos cœurs.
S’ils sont sensibles, s’ils sont sensibles,
Fortune, ce n’est pas au prix de tes faveurs.

Zima, Adario :

Dans nos retraites, dans nos retraites,
Grandeur, ne viens jamais
Offrir tes faux attraits!
Ciel, ciel, tu les as faites,
Pour l’innocence et pour la paix.

Chœur des Sauvages :

Forêts paisibles, forêts paisibles,
Jamais un vain désir ne trouble ici nos cœurs.
S’ils sont sensibles, s’ils sont sensibles,
Fortune, ce n’est pas au prix de tes faveurs.

Zima, Adario :

Jouissons dans nos asiles,
Jouissons des biens tranquilles!
Ah! peut-on être heureux,
Quand on forme d’autres vœux?

Chœur des Sauvages :

Forêts paisibles, forêts paisibles,
Jamais un vain désir ne trouble ici nos cœurs.
S’ils sont sensibles, s’ils sont sensibles,
Fortune, ce n’est pas au prix de tes faveurs.


Rameau: Les Sauvages, rondeau (dalla raccolta Nouvelles suites de pièces de clavecin, 1727). Grigorij Sokolov, pianoforte.



L’approfondimento
di Pierfrancesco Di Vanni

Il Rondeau des sauvages è uno dei numeri più celebri e iconici dell’«opéra-ballet» Les Indes galantes di Jean-Philippe Rameau, composto nel 1735. Inserito nell’atto IV, «Les Sauvages d’Amerique», ambientato nell’America del Nord, il brano incarna l’immaginario europeo dell’epoca riguardo ai “selvaggi” del Nuovo Mondo, combinando fascino esotico, ingenuità e una profonda connessione con la natura.
La musica si apre con un ritmo vigoroso e pulsante scandito dal tamburo: è una sonorità primaria, quasi tribale, che cattura immediatamente l’attenzione. Man mano che altri strumenti si uniscono si delinea una melodia vivace e sincopata in tonalità maggiore, che evoca un senso di festa e vitalità. Questo primo ritornello strumentale, con la sua melodia orecchiabile e il ritmo incalzante, stabilisce il carattere gioioso e selvaggio del pezzo. La musica, pur ripetendosi, introduce successivamente leggere variazioni orchestrali o dinamiche che mantengono l’interesse, culminando in un crescendo.
Successivamente, l’accompagnamento musicale si fa più sottile per lasciare spazio al canto. Le voci soliste, ricche e vibranti, portano in primo piano il messaggio di Rameau: la celebrazione della pace e dell’innocenza delle “foreste pacifiche”, dove i cuori non sono turbati da desideri vani e la felicità non dipende dalle ricchezze o dai favori della fortuna. Si unisce poi il coro dei selvaggi, amplificando il messaggio con un coro potente e armonioso.
Il tema del rondeau si ripresenta diverse volte, alternando i solisti con il coro, creando un’onda di suono e movimento che alterna momenti di intimità a esplosioni corali. La parte lirica, spesso accompagnata da movimenti più morbidi e ondeggianti, sottolinea ulteriormente il contrasto tra la purezza della vita dei sauvages e la corruzione del mondo civilizzato, un tropo tipico dell’Illuminismo. I solisti cantano con un’espressività crescente, mentre il coro li supporta, riempiendo la scena con la loro presenza vocale e coreografica.
Il brano si conclude con la ripresa da parte dell’intero ensemble del tema principale del rondeau, con un’energia crescente e un senso di trionfo gioioso.
Nel complesso, il pezzo è un esempio magistrale della capacità di Rameau di fondere musica e dramma. L’uso di ritmi vivaci e melodie accattivanti crea un’atmosfera di “esotismo” che era molto di moda all’epoca, mentre la giustapposizione delle sezioni strumentali danzate con quelle vocali cantate dai solisti e dal coro contribuisce a creare un opéra-ballet dinamico e visivamente ricco.

Composto come parte delle Nouvelles Suites de pièces de clavecin del 1727, Les Sauvages è un rondeau che cattura l’immaginazione con il suo carattere vivace, quasi esotico, ispirato ai “selvaggi” che Rameau vide esibirsi a Parigi. La forma del rondeau è chiaramente delineata, con un refrain ricorrente che incornicia episodi (couplets) contrastanti.
Il brano si apre con l’energico ritornello, stabilendo il carattere incisivo e “selvaggio” suggerito il titolo. La melodia è caratterizzata da figure arpeggiate ascendenti e discendenti rapide, spesso seguite da passaggi scalari virtuosistici e agili abbellimenti. Il compositore utilizza abbondantemente sincopi che conferiscono un impulso ritmico propulsivo e un senso di “sfida” o vivacità quasi selvaggia. La mano destra esegue la linea melodica principale con notevole chiarezza e leggerezza, mentre la mano sinistra fornisce un accompagnamento armonico e ritmico robusto, ma non invadente.
L’articolazione è prevalentemente staccata e nitida, specialmente nelle rapide semicrome, contribuendo alla brillantezza del suono. Ci sono anche brevi frasi legate che offrono un leggero contrasto, mentre la dinamica si mantiene su un mezzo forte generale, con lievi crescendo su passaggi ascendenti e diminuendo verso le cadenze, evidenziando la struttura fraseologica.
L’armonia è saldamente ancorata alla tonalità di impianto (sol minore), con progressioni diatoniche chiare e l’uso efficace di dominanti che rafforzano il centro tonale. La ripetizione della sezione ribadisce il tema principale con la stessa energia e precisione.
Dopo la ripetizione del refrain, il primo couplet introduce un marcato contrasto, sia timbrico che espressivo.
La tonalità si sposta verso la dominante (re maggiore) e la melodia si fa più lirica e meno angolare, con un andamento più scorrevole e legato. Sebbene mantenga la base ritmica generale, le sincopi aggressive del refrain sono attenuate, sostituite da un flusso più continuo di semicrome. La mano sinistra assume un ruolo più melodico e contrappuntistico in alcuni passaggi, creando un dialogo tra le due mani.
L’articolazione diventa più legata, con un suono più morbido e cantabile. La dinamica si sposta verso un mezzo piano che enfatizza il carattere più intimo e quasi meditativo di questa sezione, pur mantenendo un’eleganza intrinseca. Le progressioni armoniche sono fluide e contribuiscono alla sensazione di apertura e lirismo, portando dolcemente alla preparazione per il ritorno del refrain.
Viene ripreso il tema principale, ripristinando l’energia e il carattere “selvaggio” iniziale, per poi introdurre un nuovo contrasto con il secondo couplet, questa volta con una sfumatura più profonda e forse più drammatica.
La tonalità sembra modulare verso la sottodominante (do) o addirittura verso regioni minori prima di tornare alla tonalità principale. La melodia è ora più elaborata e a volte più “corposa”, con un maggior uso di accordi e passaggi che richiedono una maggiore pienezza di suono. Il ritmo rimane sostenuto, ma le figure sono spesso più complesse e intrecciate, quasi a creare un dialogo serrato tra le voci. Si notano passaggi che sembrano quasi delle scale discendenti o ascendenti in blocchi di accordi, dando un senso di grandezza.
L’articolazione è ancora precisa, ma con una tendenza a un legato più pronunciato in alcune frasi, permettendo al suono di sostenersi. Viene esplorata una gamma dinamica leggermente più ampia, con momenti di maggiore intensità (forte) che poi si risolvono in diminuendo prima del ritorno finale del refrain. Le progressioni armoniche si fanno più avventurose e creano una tensione che si risolve elegantemente nel ritorno del tema principale.
Il brano si conclude con l’ultima riaffermazione del refrain, seguito da una coda concisa, con una chiara cadenza nella tonalità principale, che termina su un accordo risonante, lasciando un senso di completezza e vivacità duratura.

Rondeau champêtre

Nicolas Siret (3 marzo 1663 - 1754): Suite (n. 3) in la minore, dal II Libro delle Pièces de clavecin (1719). Fernando De Luca, clavicembalo.

  1. Gavotte
  2. Allemande I
  3. Courante I
  4. Allemande II
  5. Courante II
  6. Chaconne I
  7. Sarabande I
  8. Sarabande II
  9. La Manon, Rondeau
  10. Gavotte rondeau
  11. Chaconne II
  12. Rondeau champêtre

T’aimeroy volontiers

Claude Le Jeune (c1530 - 26 settembre 1600): Brunelette, joliette, m’amourette, chanson a 5 voci (pubblicata postuma nella raccolta Le Printemps, 1603). Ensemble Doulce Mémoire, dir. Denis Raisin-Dadre.

Brunelette, joliette, m’amourette, mon tout,
Tu m’as émé pour un tans,
Et puis tu m’as quité la,
Je ne sait la raison.

  Si tu veus je t’aimeray,
  Sinon je te dezémeray:
  Emér je puis de bon gré
  Contre gré ne puis émér.

Brunelette, joliette, m’amourette, mon tout,
Tu as et grac’ et beauté,
Je t’aimeroy volontiers,
Si volois me t’aimer.

  Si tu veus je t’aimeray…

Brunelette, joliette, m’amourette, mon tout,
Tu m’as volé de mon cueur,
Et ren-le moy je t’en prî’,
Ou m’aseure ton cueur.

  Si tu veus je t’aimeray…

Brunelette, joliette, m’amourette, mon tout,
Si veus le tien me baillér,
Retien le mien il est tien,
Qui n’a cœur ne vit pas.

  Si tu veus je t’aimeray…

Brunelette, joliette, m’amourette, mon tout,
Tu vois, tu m’ois, tu m’entens:
Je veus ton aiz’ et mon bien,
Et je hay le tourment.

  Si tu veus je t’aimeray…

Brunelette, joliette, m’amourette, mon tout,
Ne pense plus m’abuzant
Me marteler le cerveau
D’amour enjalouzés.

  Si tu veus je t’aimeray…

Più di una dea

Hayne van Ghizeghem (c1445 - ?): De tous biens plaine, chanson a 3 voci. Ensemble Perceval, dir. Guy Robert.

De tous biens plaine est ma maistresse.
Chascun luy doibt tribut d’honneur
Car assouvye est en valeur
Autant que jamais fut deesse.

(Di ogni virtù è colma la mia signora. Ognuno le rende tributo d’onore perché ha in dote più pregi di quanti ne abbia mai avuti una dea.)

Questa chanson fu un vero e proprio hit del tardo Quattrocento: è infatti riportata da almeno venticinque raccolte musicali dell’epoca, fra le quali il celebre florilegio Harmonice Musices Odhecaton curato dall’editore italiano Ottaviano Petrucci nel 1501. Di Hayne van Ghizeghem non si hanno molte notizie: fu membro della cappella musicale e valet de chambre di Carlo il Temerario, che seguì nelle numerose campagne militari; poiché non v’è più traccia di lui dopo il 1472, è possibile che abbia perso la vita in quel­l’anno, forse durante l’assedio di Beauvais. Si è anche pensato che avesse abbandonato il suo signore per entrare al servizio della corte di Francia, ma in realtà non vi sono documenti che possano confermare questa supposizione.

Jusques à ce que je meure

Antoine Busnois (c1430 - 1492): Le corps sen va et le cuer vous demeure, rondeau a 3 voci. Ensemble Asteria: Sylvia Rhyne, soprano; Eric Redlinger, tenore e liuto.

Le corps sen va et le cueur vous demeure
Le quel veult faire avec vous sa demeure
Pour vous vouloir aimer tant et si fort.

 Que incessament veult mectre son effort
 A vous servir jusques à ce que je meure.
 Il est vostre pouez estre bien seure
 Et de cela tousiours je vous asseure
 Combien quatende de mon mal confort.

Le corps sen va et le cueur vous demeure
Le quel veult faire avec vous sa demeure
Pour vous vouloir amer tant et si fort.

 Il nest douleur ne dueil qua moy naqueure
 Quant il convient que ses maulx je saveure
 Et men aller sans avoir resconfort
 Aleure que deusse vivre au fort
 Mon mal compter que je voi qua ceste heure.

Le corps s’en va et le cueur vous demeure
Le quel veult faire avec vous sa demeure
Pour vous vouloir aimer tant et si fort.

Busnois, Le corps s'en va

Interpretazioni del cucù

Louis-Claude Daquin (4 giugno 1694 - 1772): le Coucou, rondeau in mi minore, dalla 3a Suite del Premier Livre de pièces de clavecin (1735).

Segej Rachmaninov al pianoforte (registrazione del 1920).


György Cziffra al pianoforte (1982).


Trevor Pinnock al clavicembalo (1984).


Marie-Pierre Langlamet all’arpa (2015).


Jonathan Scott all’organo (2018).

Coucou

Tempo di passagalio

Johannes Schenck (o Johan Schenk; 3 giugno 1660 - p1712): Suite in la minore per viola da gamba e basso continuo op. 6 n. 6 (pubblicato nella raccolta Scherzi musicali, 1701). Bettina Hoffmann, viola da gamba; ensemble Modo Antiquo: Alfonso Fedi, clavicembalo; Luca Franco Ferrari, viola da gamba; Paolo Fanciullacci, violone; Gian Luca Lastraioli, tiorba.

  1. Preludium
  2. Allemande
  3. Courant
  4. Sarabande
  5. Gigue
  6. Gavotte
  7. Rondeau
  8. Boure
  9. Tempo di passagalio

Amor scortese

Hugo de Lantins (attivo tra il 1420 e il 1430): Plaindre m’estuet de ma damme jolye, rondeau a 3 voci. Le Miroir de Musique, dir. Baptiste Romain.

P laindre m’estuet de ma damme jolye
V ers tous amans qui par sa courtosie
T out m’a failly sa foy qu’avoit promis
A ultre de moy, tant que seroye vis,
J amais changier ne devoit en sa vie.
N e scay comment elle a fait départie
D e moy. Certes ne le cuidesse mye
E n tel deffault trouver, ce m’est [a]vis.
M ais je scay bien que ja merancolie
E [n] moy n’ara pour yceste follye.
R enouveler volray malgré son vis
D ’aultre damme dont mon cuer est souspris
E t renuncer de tout sa compaignye.

Ce moys de may

Guillaume Dufay (1397 - 1474): Ce moys de may soyons lies et joyeux, rondeau a 3 voci. The Hilliard Ensemble.

Ce moys de may soyons lies et joyeux
Et de nos cuers ostons merancolye;
  Chantons, dansons et menons chiere lye,
  Pour despiter ces felons envieux.

Plus c’onques mais chascuns soit curieux
De bien servir sa maistresse jolye:
  Ce moys de may soyons lies et joyeux
  Et de nos cuers ostons merancolye.

Car la saison semont tous amoureux
A ce faire, pourtant n’y fallons mye.
  Carissimi! Dufaÿ vous en prye
  Et Perinet dira de mieux en mieux:

Ce moys de may soyons lies et joyeux
Et de nos cuers ostons merancolye;
  Chantons, dansons et menons chiere lye,
  Pour despiter ces felons envieux.


Clément Janequin (c1485 - 1558): Ce moys de may ma verte cotte, chanson a 4 voci. Ensemble «Clément Janequin».

Ce moys de may,
ma verte cotte je vestiray.
De bon matin me leveray,
ce joly moys de may.
Un sault, deux saults, trois saults,
en rue je feray,
Pour voir si mon amy verray.
Je luy diray qu’il me descotte.
Me descottant le baiseray.

Dufay, Ce moys de may
Janequin, Ce moys de may

Barrycate mysteryose


François Couperin detto Couperin le Grand (1668 - 1733): Les Baricades mistérieuses, rondeau in si bemolle maggiore (1717). Scott Ross, clavicembalo, e György Cziffra, pianoforte.


Luca Francesconi (17 marzo 1956): Les Barricades mysterieuses per flauto e orchestra (1982). Karl Bernhard Debon, flauto;
Rundfunk Sinfonieorchester Berlin diretta da Peter Hirsch.


La guida del giovane all’orchestra

Henry Purcell (1659 - 1695): Rondeau dalle musiche di scena composte nel 1695 per una rappresentazione del dramma Abdelazer or The Moor’s Revenge (1676) di Aphra Behn. Taverner Consort Players, dir. Andrew Parrott.


Benjamin Britten (1913 - 4 dicembre 1976): The Young Person’s Guide to the Orchestra, Variations and Fugue on a Theme of Purcell op. 34 (1946). YouTube Symphony Orchestra 2011, dir. Michael Tilson Thomas.
Una celebre e magistrale composizione didattica.

Ah, quei vini di Piccardia…

Guillaume Dufay (1397 - 27 novembre 1474): Adieu ces bons vins de Lannoys, rondeau a 3 voci (1427). The Orlando Consort.

  Adieu ces bon vins de Lannoys,
  Adieu dames, adieu borgois,
  Adieu celle que tant amoye,
  Adieu toute playssante joye,
  Adieu tout compaignons galois.

Je m’en vois tout arquant des nois
Car je ne truis feves ne pois,
Dont bien souvent au cuer m’ennoye.
  Adieu ces bon vins de Lannoys,
  Adieu dames, adieu borgois,
  Adieu celle que tant amoye.

De moy serés par plusieurs fois
Regretés par dedans les bois
Ou il n’y a sentier ne voye;
Puis ne scaray que faire doye,
Se je ne crie a haute vois:

  Adieu ces bon vins de Lannoys,
  Adieu dames, adieu borgois,
  Adieu celle que tant amoye,
  Adieu toute playssante joye,
  Adieu tout compaignons galois.

Une symphonie imaginaire

 
Con il titolo Une symphonie imaginaire Marc Minkowski e Les Musiciens du Louvre realizzarono alcuni anni fa un cd contenente una suite di brani strumentali tratti da varie composizioni di Jean-Philippe Rameau (1683 - 12 settembre 1764). Questi i titoli:

  1. Zaïs : Ouverture
  2. Castor et Pollux : «Tristes apprêts, pâles flambeaux», scène funèbre (atto II)
  3. Les Fêtes d’Hébé, ou Les talents lyriques : Air tendre
  4. Dardanus : Tambourins I-II (prologo)
  5. Le Temple de la gloire : Air tendre pour les Muses
  6. Abaris, ou Les Boréades : Contredanse en rondeau (atto I, scena 4a)
  7. La Naissance d’Osiris : Air gracieux
  8. Abaris : Gavottes I-II (atto IV, scena 4a)
  9. Platée, ou Junon jalouse : Orage (atto I, scena 6a)
  10. Abaris : Preludio all’atto V
  11. La Poule (ultimo dei 6 Concerts transcrits en sextuor)
  12. Les Fêtes d’Hébé : Musette tendre en rondeau – Tambourin en rondeau
  13. Hippolyte et Aricie : Ritournelle (atto III)
  14. Naïs : Rigaudons (prologo)
  15. Les Indes galantes : Danse (rondeau) des sauvages (atto IX)
  16. Abaris : Entrée de Polymnie (atto IV, scena 4a)
  17. Les Indes galantes : Chaconne (atto IX)

A proposito di rondeaux – I

Guillaume Dufay (1397 - 1474): Ne je ne dors ne je ne veille. Duo Mignarda: Donna Stewart, mezzosoprano; Ron Andrico, liuto.

 Ne je ne dors, ne je ne veille,
 Tant ay fort la puce en l’oreille,

C’est du mains que de souspirer:
Car contraint suis de desirer
Que mort contre moy se resveille.

Desir ne veult que je sommeille,
L’oeil ouvert ennui me conseille,
Que je transisse de pleurer.

 Ne je ne dors…

Je n’ay pas la coulleur vermeille,
C’est par vous, dont je m’esmerveille,
Comment vous povez endurer.

Que pour vous craindre et honnourer,
Je souffre doulleur nonpareille.

 Ne je ne dors…

Revecy venir du printemps

Claude Le Jeune (c1530 - 1600): Revecy venir du printemps, rondeau a 5 voci (1585) su testo di Jean-Antoine de Baïf. Suzie LeBlanc, soprano; Daniel Taylor, controtenore; Francis Colpron e Matthias Maute, flauti; Olivier Brault e Hélène Plouffe, violini; Susie Napper e Margaret Little, viole da gamba; Sylvain Bergeron, liuto; Vincent Dhavernas, percussioni.

Revecy venir du printemps,
l’amoureus’et bele saison.

Le courant des eaux recherchant
Le canal d’été s’éclaircit,
Et la mer calme de ces flots
Amollit le triste courroux.
Le canard s’egaye plongeant,
Et se lave coint dedans l’eau;
Et la grue qui fourche son vol,
Retraverse l’air et s’en va.

Le soleil éclaire luisant
D’une plus sereine clairté;
Du nuage l’ombre s’enfuit,
Qui se joue et court et noircit,
Et forêts et champs et coteaux.
Le labeur humain reverdit,
Et le pré découvre ses fleurs.

De Venus le fils Cupidon
l’univers semant de ses traits,
De sa flamme va réchaufer
Animaux qui volent en l’air,
Animaux qui rampent aux champs,
Animaux qui nagent aux eaux.
Ce qui mêmement ne sent pas,
Amoureux se fond de plaisir.

Rions aussi nous et cherchons
Les ébats et jeu du printemps.
Toute chose rit de plaisir
Célébrons la gaye saison.



Lo stesso brano adattato per ottoni e eseguito dal Saxon Brass Quintet.