Scherzo in re minore – II

Édouard Lalo (1823 - 22 aprile 1892): Trio n. 3 in la minore per violino, violoncello e pianoforte op. 26 (1880). Trio Parnassus.

  1. Allegro appassionato
  2. Presto [9:48]
  3. Très lent [14:17]
  4. Allegro molto [25:10]

Édouard Lalo: Scherzo in re minore per orchestra (1884); trascrizione del II movimento dell’op. 26. Orchestre de la Suisse Romande, dir. Ernest Ansermet.

Su temi di Offenbach

Manuel Rosenthal (1904 - 2003) Gaîté parisienne, balletto su musiche di Jacques Offenbach. Orchestre Philharmonique de Monte-Carlo diretto dall’autore.
Il balletto, sceneggiato da Étienne de Beaumont e coreografato da Léonide Massine, fu presentato dalla compagnia del Ballet Russe de Monte-Carlo al Théâtre de Monte-Carlo il 5 aprile 1938. Per l’orchestrazione (per me insoddisfacente), Rosenthal si avvalse della collaborazione di Jacques Brindejont-Offenbach (1883 - 1956), figlio di Pépita, la terzogenita di Jacques Offenbach, e Prosper Brindejont.

  1. Ouverture (da La vie parisienne)
  2. Allegro moderato (da Mesdames de la Halle)
  3. Polka (da Le voyage dans la lune)
  4. Ländler (da Lieschen et Fritzchen)
  5. Mazurka (da La vie parisienne)
  6. Valse (da La vie parisienne)
  7. Entrée du Brésilen (da La vie parisienne)
  8. Polka (da La belle Hélène)
  9. Valse (da Orphée aux enfers)
  10. Marche (da Tromb-al-Cazar)
  11. Valse (da La vie parisienne)
  12. Entrée du Brésilien (da La vie parisienne)
  13. Valse (da Les contes d’Hoffmann)
  14. Duel (brano di Rosenthal)
  15. Valse (da La Périchole)
  16. Prelude au Can-Can (brano di Rosenthal)
  17. Can-Can Scène 1 (da Orphée aux enfers e Robinson Crusoe)
  18. Can-Can Scène 2 – Polka (da Orphée aux enfers)
  19. Can-Can Scène 3 (da La vie parisienne)
  20. Can-Can Scène 4 (da Orphée aux enfers, La vie parisienne e Les contes d’Hoffmann)

Manuel Rosenthal

Variazioni di bravura

Niccolò Paganini (1782 - 1840): Variazioni di bravura per violino e chitarra sul Capriccio in la minore per violino solo op. 1 n. 24. Scott St. John, violino; Simon Wynberg, chitarra.


Witold Lutosławski (1913 - 7 febbraio 1994): Wariacje na temat Paganiniego (Variazioni sopra un tema di Paganini) per pianoforte e orchestra (1977-78). Bernd Glemser, pianoforte; Narodowa Orkiestra Symfoniczna Polskiego Radia w Katowicach, dir. Antoni Wit.


Bethlehem Down

Peter Warlock (pseudonimo di Philip Heseltine; 1894 – 17 dicembre 1930): Bethlehem Down, carol per coro a 4 voci (1927) su testo Bruce Blunt (1899 – 1957). Coro del King’s College di Cambridge.

«When He is King we will give Him a King’s gifts,
Myrrh for its sweetness, and gold for a crown,
Beautiful robes», said the young girl to Joseph,
Fair with her first-born on Bethlehem Down.

Bethlehem Down is full of the starlight,
Winds for the spices, and stars for the gold,
Mary for sleep, and for lullaby music,
Songs of a shepherd by Bethlehem fold.

When He is King they will clothe Him in grave-sheets,
Myrrh for embalming, and wood for a crown,
He that lies now in the white arms of Mary,
Sleeping so lightly on Bethlehem Down.

Here He has peace and a short while for dreaming,
Close-huddled oxen to keep him from cold,
Mary for love, and for lullaby music,
Songs of a shepherd by Bethlehem Down.


Lo stesso brano nella trascrizione per orchestra d’archi realizzata nel 2002 da Philip Lane (1950-). Royal Ballet Sinfonia, dir. Gavin Sutherland.


Nella notte oscura

Alma Maria Schindler, nota anche come Alma Mahler Werfel (1879 - 11 dicembre 1964): Laue Sommernacht, Lied su testo di Otto Julius Bierbaum (talvolta erroneamente attribuito a Gustav Falke). Angelika Kirchschlager, mezzosoprano; Helmut Deutsch, pianoforte.

Laue Sommernacht: am Himmel
Steht kein Stern, im weiten Walde
Suchten wir uns tief im Dunkel,
Und wir fanden uns.

Fanden uns im weiten Walde
In der Nacht, der sternenlosen,
Hielten staunend uns im Arme
In der dunklen Nacht.

War nicht unser ganzes Leben
Nur ein Tappen, nur ein Suchen-
Da: In seine Finsternisse
Liebe, fiel Dein Licht.

(Mite notte d’estate: non c’è stella nel cielo, nell’ampia foresta ci siamo cercati e ci siamo trovati.
Ci siamo trovati nell’ampia foresta nella notte senza stelle, stupefatti ci siamo tenuti fra le braccia nella notte oscura.
Tutta la nostra vita non era che un cercare, un brancolare. Là, nella sua oscurità, amore, è caduta la tua luce.)


Lo stesso Lied nell’orchestrazione di Jorma Panula. Lucie Ceralová, mezzosoprano; Norddeutsche Philharmonie, dir. Manfred Herrman Lehner.

Dall’Aragona alla Boemia

Michail Ivanovič Glinka (1804 - 1857): Capriccio brillante sopra la «jota aragonesa», ouverture spagnola n. 1 (1845). Orchestra Sinfonica di Stato dell’URSS, dir. Evgenij Fëdorovič Svetlanov (registrazione del 1969).


Franz Liszt (1811 - 1886): Rhapsodie espagnole S.254 (1858). Stephen Hough, pianoforte.


Ferruccio Busoni (1866 - 1924): trascrizione per pianoforte e orchestra della Rhapsodie espagnole di Liszt (1893). Joshua Pierce, pianoforte; Orchestra Filarmonica di Stato di Mosca, dir. Paul Freeman.


Fate attenzione al tema che si presenta al minuto 2:52 nella composizione di Glinka, all’8:14 in quella di Liszt e all’8:40 della trascrizione di Busoni.

In un testo del 1910 [1], così Busoni descrive la composizione di Liszt:

Questa Rapsodia spagnola consta di due parti che portano un nome (Folie d’EspagneJota aragonesa), cui fanno seguito un terzo tempo senza titolo e un finale.
Prima di tutto troviamo una cadenza a mo’ di preludio e delle variazioni su un tema lento di danza, tema che, a quanto pare, è di Corelli (…). Questa prima parte è in do diesis minore. La seconda parte, in re maggiore, presenta pure delle variazioni, questa volta su una vivace danzetta di otto battute, in ritmo di 3/8. (Anche Glinka l’ha usata in un pezzo per orchestra.)
Una nuova cadenza, che anticipa il tema, porta al terzo tempo, che è costruito sul tema che segue:
jota-posthorn(Incontriamo questo tema nella Terza Sinfonia di Mahler – come vi è arrivato?)

Buona domanda: come vi è arrivato? La melodia dovette compiere un lungo viaggio, dalla valle dell’Ebro alle foreste di Boemia, forse a bordo di una diligenza, insieme con un postiglione che, giunto al termine del percorso, la suonò con la sua cornetta per far danzare gli animali del bosco. I quali poi raccontarono ogni cosa a Gustav Mahler…


[1] Inserito nel programma di sala di un concerto diretto da Arthur Nikisch; ora, con il titolo Valore della trascrizione, in F. Busoni, Scritti e pensieri sulla musica, a cura di Luigi Dallapiccola e Guido Maggiorino Gatti, Milano, Ricordi 1954, pp. 27-30.

Danze romene

Béla Bartók (1881 - 26 settembre 1945): Román népi táncok (Danze popolari romene), versione originale per pianoforte Sz. 56, BB 68 (1915) eseguita da Lily Kraus (registrazione del 1938).

  1. Joc cu bâtă (Danza con il bastone; da Voiniceni/Mezőszabad): Allegro moderato
  2. Brâul (Danza della cintura; da Egres/Agriş): Allegro [1:09]
  3. Pe loc (Danza sul posto; da Egres): Andante [1:41]
  4. Buciumeana (Danza con bucium, corno delle Alpi; dal comitato di Torda-Aranyos): Moderato [2:27]
  5. Poargă românească (Polka romena; da Belényes/Beiuș): Allegro [3:14]
  6. Mărunţel (Minuzia, danza veloce; da Belényes): Allegro [3:44]

La medesima suite trascritta per piccola orchestra da Bartók, con la suddivisione dell’ultimo brano in due, Sz. 68, BB 76 (1917). Budapesti Fesztiválzenekar, dir. Iván Fischer.

  1. Joc cu bâtă
  2. Brâul [1:12]
  3. Pe loc [1:50]
  4. Buciumeana [2:51]
  5. Poargă românească [4:34]
  6. Mărunţel [5:05]
  7. Mărunţel (dal comitato di Torda-Aranyos): Allegro vivace [5:20]

BB

À ma dame importune

Claudin de Sermisy (c1490 - 1562): Las! je m’y plains, chanson a 4 voci (pubblicata in Trente et sept chansons musicales a quatre parties, 1528, n. 36). Ensemble «Clément Janequin».

Las! Je m’y plains, mauldicte soit fortune,
quant pour aimer je n’ai que desplaisir.
Venez, regretz, venez mon coeur saisir,
et le monstrez a ma dame importune.


Francesco Canova, detto Francesco da Milano, Francesco del Liuto e il Divino (18 agosto 1497 - 1543): Las! je m’y plains di Sermisy intavolata per liuto (1536). Valéry Sauvage.


RV 522 & BWV 593

Antonio Vivaldi (1678 - 28 luglio 1741): Concerto in la minore per 2 violini, archi e continuo op. 3 (L’estro armonico, 1711) n. 8, RV 522. Ensemble Tafelmusik, dir. Jeanne Lamon.

  1. Allegro
  2. Larghetto e spiritoso [3:21]
  3. Allegro [6:15]

RV 522


Johann Sebastian Bach (1685 - 28 luglio 1750): Concerto in la minore per organo BWV 593, trascrizione del Concerto RV 522 di Vivaldi. Simon Preston.

  1. (Allegro)
  2. Adagio [4:28]
  3. Allegro [8:33]

BWV 593

Fryderyk & Pauline

Fryderyk Chopin (1810 - 1849): Mazurka in fa diesis minore op. 6 n. 1 (1830-31). Arthur Rubinstein, pianoforte.

Il tono popolareggiante è posto subito in evidenza, con la caratteristica terzina che inizia ciascuna semifrase del primo tema; questo consiste di due periodi, uguali nella prima metà e differenti nella seconda, ed è ripetuto cinque volte: la prima ripetizione è immediata, mentre alle succes­sive sono intercalati altri tre episodi, il secondo dei quali è una variante del primo. La struttura complessiva segue dunque lo schema AABAB’ACA. Nel tema A, all’inizio del secondo periodo è posta la didascalia «rubato»: questa indicazione ricorre in tutte le Mazurche delle prime raccolte, fino al secondo brano dell’op. 24.


Pauline Viardot-García (18 luglio 1821 - 1910): Plainte d’amour, sulla Mazurca op. 6 n. 1 di Chopin; testo di Louis Pomey. Marina Comparato, mezzosoprano; Elisa Triulzi, pianoforte.

Chère âme, sans toi j’expire,
Pourquoi taire ma douleur?
Mes lèvres veulent sourire
Mes yeux disent mon malheur.
Hélas! Loin de toi j’expire.

Que ma cruelle peine,
De ton âme hautaine
Désarme la rigueur.

Cette nuit dans un rêve,
Je croyais te voir;
Ah, soudain la nuit s’achève,
Et s’enfuit l’espoir.

Je veux sourire
Hélas! La mort est dans mon coeur.

Celebre mezzosoprano e compositrice, sorella della non meno famosa Maria Malibran, la Viardot fu allieva e amica di Chopin, che per lei nutrì sempre profonda stima e simpatia. Sembra che Fryderyk non disprezzasse affatto quel tipo di elaborazioni delle sue opere: alla Viardot espresse anzi il proprio gradimento. Pauline Viardot pubblicò due raccolte di Mazourkas de Chopin arrangées pour la voix, in tutto 12 brani, nel 1848.


NB: salvo diversa indicazione, i testi inseriti negli articoli dedicati a Chopin nel presente blog sono tratti dal volume Chopin: Signori il catalogo è questo di C. C. e Giorgio Dolza, Einaudi, Torino 2001.

Cambio della guardia in estate

Gustav Mahler (7 luglio 1860 - 1911): Ablösung im Sommer (Cambio della guardia in estate), Lied in la minore per voce e pianoforte (c1887-90); testo tratto dalla raccolta Des Knaben Wunderhorn rielaborato da Mahler. Dietrich Fischer-Dieskau, baritono; Leonard Bern­stein, pianoforte (registrazione dell’8 novembre 1968).


Lo stesso Lied nella versione orchestrale di Harold Byrns. Bernd Weikl, baritono; Philharmonia Orchestra, dir. Giuseppe Sinopoli.

Kuckuck hat sich zu Tode gefallen
An einer grünen Weiden,
Kuckuck ist tot! Kuckuck ist tot!
Hat sich zu Tod’ gefallen!
Wer soll uns denn den Sommer lang
Die Zeit und Weil vertreiben?

Ei! Das soll tun Frau Nachtigall,
Die sitzt auf grünem Zweige;
Die kleine, feine Nachtigall,
Die liebe, süße Nachtigall!
Sie singt und springt, ist allzeit froh,
Wenn andre Vögel schweigen.

Wir warten auf Frau Nachtigall,
Die wohnt im grünen Hage,
Und wenn der Kukuk zu Ende ist,
Dann fängt sie an zu schlagen!

Il cucù è caduto, morto,
ai piedi di un verde salice,
Il cucù è morto! Il cucù è morto!
È caduto, morto!
Chi mai, per tutta la lunga estate,
ci aiuterà a far passare il tempo?

Ah! Ci penserà il signor usignolo
che sta sopra un verde ramo;
il piccolo, gentile usignolo,
il caro, dolce usignolo!
Canta e saltella, sempre allegro,
quando gli altri uccelli tacciono.

Aspettiamo il signor usignolo,
che abita in mezzo al verde,
e quando il cucù se ne sarà andato
comincerà a cantare!

Ablösung im Sommer

Shakespeariana – XXVII

Romeo and Juliet, a piano suite

Sergei Prokofiev (Sergej Sergeevič Prokof’ev; 1891 - 1953): 10 Pieces for piano from the ballet Romeo and Juliet / Десять пьес для фортепиано из балета Ромео и Джульетта op. 75 (1937). Igor Roma, piano.

  1. Folk Dance (Народный танец)
  2. Scene (Сцена) [3:53]
  3. Minuet (Менуэт) [5:20]
  4. Young Juliet (Джульетта-девочка) [8:33]
  5. Masks (Маски) [12:23]
  6. Montagues and Capulets (Монтекки и Капулетти) [14:37]
  7. Friar Laurence (Патер Лоренцо) [18:01]
  8. Mercutio (Меркуцио) [21:15]
  9. Dance of the Girls With Lilies (Танец антильских девушек) [23:15]
  10. Romeo and Juliet Before Parting (Ромео и Джульетта перел разлукой) [25:41]

Il mio primo Byrd

William Byrd (c1540 - 4 luglio 1623): The Earl of Salisbury Pavan (1612 o prima). Simone Stella, spinetta.

Il titolo di questo post non fa riferimento a una raccolta di pezzi facili, bensì al mio primo incontro con la musica di Byrd, che avvenne, eoni fa, appunto per il tramite di questa bella pavana. Brano assai apprezzato da diversi musicisti, britannici e no, alcuni dei quali l’hanno elaborato per organici differenti: oltre alla trascrizione di sir Barbirolli (I movimento della sua Elizabethan Suite) ne segnalo una per quartetto d’archi di John Liberatore e un’altra, piena di pathos, concepita per un ampio complesso sinfonico da Leopold Stokowski:


Da sottolineare il fatto che Stokowski ha utilizzato come sezione centrale un’altra composizione di Byrd, una giga tratta dal Fitzwilliam Virginal Book (n. CLXXXI), e non una delle due gagliarde associate alla pavana nella prima edizione a stampa (il volume antologico Parthenia, del 1612).

Fernando De Luca, clavicembalo.

Le cose che piacciono a me

Stephen Hough (1961) esegue una propria rielaborazione al pianoforte del song di Richard Rodgers My Favourite Things, tratto dal musical The Sound of Music (1955).

Il brano di Rodgers è stato reinterpretato moltissime volte da numerosi musicisti, in particolare da John Coltrane: ne parla Sandro Dandria in un suo articolo recente, davvero interessante.

Trascrizioni: Čajkovskij & Sargent

Pëtr Il’ič Čajkovskij (1840 - 1893): Humoresque in sol maggiore per pianoforte op. 10 n. 2 (1872), eseguita da Sergej Rachmaninov (1873 - 1943) in una rara registrazione del 1923.


Lo stesso brano nella trascrizione per orchestra di sir Malcolm Sargent (29 aprile 1895 - 1967). Royal Philharmonic Orchestra diretta dal trascrittore (registrazione del 1963).

Un dolce tormento

Clément Janequin (c1485 - 1558): Il estoit une fillette, chanson a 4 voci (pubblicata nell’antologia Le Parangon des chansons, Livre 9, 1541, n. 14). Ensemble «Clément Janequin».

Il estoit une fillette
qui voulait scavoir le jeu d’amour.
Un jour qu’elle estoit seulette,
je luy en appris deux ou trois tours.
Après avoir senty le goust
elle me dit en soubzriant:
«Le premier coup me semble lour
mais la fin me semble friant».
Je luy dit «Vous me tentez»,
elle me dit «Recommencez!»
Je l’empoigne, je l’embrasse, je la fringue fort.
Elle crie «Ne cessez!»
Je lui dis «Vous me gastez,
Laissez moy, petite garce, vous avez grant tort».
Mais quand ce vint à sentir le doulx point
vous l’eussiez veu mouvoir si doulcement
que son las cueur luy tremble fort et poingt,
mais dieu merci c’estoit un doulx tourment.


La chanson del ‘500 ha una certa importanza anche per quanto riguarda la musica… strumentale. La quale per tutto il corso del Medioevo non aveva avuto una propria autonomia: gli strumenti erano sempre utilizzati di supporto al canto, raddoppiando le voci (questo avviene quando una voce e uno strumento eseguono la stessa melodia) oppure sostituendone qualcuna in caso di necessità. Poi, in epoca rinascimentale, alcuni strumentisti particolarmente abili (oggi diciamo virtuosi), segnatamente liutisti e clavicembalisti/organisti, cominciarono a trascrivere per il proprio strumento le chansons francesi più in voga: la prassi si diffuse un po’ dovunque — in Italia grazie a maestri come Francesco da Milano, liutista, e Andrea Gabrieli — dando inizio alla storia della musica strumentale vera e propria.
Alcune chansons trascritte per ensemble strumentale si trovano poi nel famoso Terzo Libriccino di musica (Danserye) pubblicato a Anversa nel 1551 da Tielman Susato, contenente un’ampia antologia di musiche per la danza; fra queste v’è appunto Il estoit une fillette di Janequin:

Tielman Susato (c1510/15 - c1570), da Janequin: Den VII Ronde: Il estoit une fillette eseguita da un quartetto di cromorni. Membri della Camerata Hungarica, dir. László Czidra.
Il cromorno, in italiano detto anche cornomuto torto, è uno strumento a ancia doppia incapsulata: appartiene dunque alla famiglia degli oboi.

Chi passa

Filippo Azzaiolo (c1530/40 - p1570): Chi passa per ’sta strada, villotta a 4 voci. Eseguita da: The Musicians of Swanne Alley; The King’s Singers; Denis Raisin-Dadre, flauto, e ens. Doulce Mémoire; Yo-Yo Ma, violoncello, e The Silk Road Ensemble; Marco Beasley, voce, e ens. Accordone, dir. Guido Morini.

Chi passa per ‘sta strad’ e non sospira,
Beato s’è,
falalilela,
Beato è chillo chi lo puote fare,
Per la reale.
Affacciati mo’
Se non ch’io moro mo’,
falalilela.

Affacciati, ché tu mi dai la vita,
Meschino me,
falalilela,
Se ‘l cielo non ti possa consolare,
Per la reale.
Affacciati mo’
Se non ch’io moro mo’,
falalilela.

Et io ci passo da sera e mattina,
Meschino me,
falalilela,
Et tu, crudele, non t’affacci mai,
Perché lo fai?
Affacciati mo’
Se non ch’io moro mo’,
falalilela.

Compar Vassillo, che sta a loco suo,
Beato s’è,
falalilela,
Salutami ‘no poco la comare,
Per la reale.
Affacciati mo’
Se non ch’io moro mo’,
falalilela.


Giacomo Gorzanis (1525 - 1578): Padoana detta Chi passa per questa strada (trascrizione della villotta di Azzaiolo). Massimo Lonardi, liuto.


Anonimo (Inghilterra, sec. XVI): Chi passa (dal Marsh lute book). Valéry Sauvage, liuto.


William Byrd (c1540 - 1623): Qui Passe, dal My Ladye Nevells Booke (n. 2). Timothy Roberts, virginale.


Luthéal

Maurice Ravel (7 marzo 1875 - 1937): Tzigane per violino e pianoforte (1924). Chantal Juillet, violino; Pascal Rogé, pianoforte con luthéal.
Brevettato dal belga Georges Cloetens nel 1919, il luthéal è un dispositivo meccanico che, applicato a un pianoforte a coda, consente al pianista di modificarne il timbro, ottenendone sonorità affini a quelle del liuto, dell’arpa, del clavicembalo, della cetra. Non ebbe fortuna: la Tzigane di Ravel è una delle pochissime composizioni che ne prevedano l’impiego.


Lo stresso brano trascritto dall’autore per violino e orchestra. Olivier Charlier, violino; Orchestre National de Lorraine, dir. Jacques Mercier.

Dy moy se tu m’aymeras

Josquin des Prez (c1450 - 1521): Bergerette savoyenne, chanson a 4 voci (pubblicata in Harmonice Musices Odhecaton, 1501, n. A10). The Clerks’ Group, dir. Edward Wickham.

Bergerette savoyenne,
Qui gardez moutons aux praz,
Dy moy si vieulx estre myenne:
Je te donray uns soulas,
Et ung petit chapperon;
Dy moy se tu m’aymeras,
Ou par la merande ou non.

Je suis la proche voisine
De monsieur le cura,
Et pour chose qu on me die,
Mon vouloir ne changera,
Pour François ne Bourgoignon.
Par le cor Dé, si fera,
Ou par la merande ou non.


La chanson di Josquin nell’adattamento per strumento a tastiera di Fridolin Sicher (6 marzo 1490 - 1546) eseguito al claviciterio da Vania Dal Maso.
Lo svizzero Fridolin Sicher fu organista della Chiesa collegiata di San Gallo; la raccolta di brani intavolati per organo da lui compilata fra il 1512 e il 1531 comprende 176 composizioni e testimonia l’importanza crescente della musica strumentale all’inizio del Cinquecento.
Del claviciterio (un clavicembalo con corde e cassa armonica disposte verti­cal­mente) si hanno notizie a partire dalla seconda metà del Quattrocento, ma è pro­ba­bile che le sue origini siano più remote.

Prokof’ev 1953-2023 – III

Sergej Sergeevič Prokof’ev (1891 - 5 marzo 1953): Marcia in si bemolle maggiore per banda militare op. 99 (1944). Banda del Ministero della Difesa dell’Urss, dir. Nikolaj Petrovič Sergeev.


Il medesimo brano nella trascrizione per orchestra sinfonica. Chamber Orchestra of Europe, dir. Claudio Abbado.

Notturno – VI

Aleksandr Porfir’evič Borodin (1833 - 27 febbraio 1887): Quartetto per archi n. 2 in re maggiore (1881). Quartetto Borodin.

  1. Allegro moderato
  2. Scherzo [7:56]
  3. Notturno [12:39]
  4. Finale [20:50]

Il III movimento del Secondo Quartetto di Borodin trascritto per orchestra da Aleksandr Čerepnin (1899 - 1977). Philharmonia Orchestra, dir. Anatole Fistoulari.

Serenata – XVII

Hugo Wolf (1860 - 22 febbraio 1903): Italienische Serenade per quartetto d’archi (1887). The Doric String Quartet: Alex Redington e Jonathan Stone, violini; Hélène Clément, viola; John Myerscough, violoncello.


Lo stesso brano nella trascrizione per orchestra eseguita da Wolf nel 1892. Orpheus Chamber Orchestra.

Io mi son giovinetta

Domenico Ferrabosco (14 febbraio 1513 - febbraio 1574): Io mi son giovinetta, madrigale a 4 voci (pubblicato nel Primo Libro di madrigali de diversi eccellentissimi autori a misura di breve, 1542, n. 26) su testo di Giovanni Boccaccio. Gesualdo Consort Amsterdam, dir. Harry van der Kamp.

Io mi son giovinetta, e volentieri
M’allegro e canto in la stagion novella,
Merzè d’Amore e de’ dolci pensieri.
Io vo pe’ verdi prati riguardando
I bianchi fiori e’ gialli et i vermigli,
Le rose in su le spine e i bianchi gigli;
E tutti quanti gli vo somigliando
Al viso di colui che me amando
Ha presa e terrà sempre.


Andrea Gabrieli (1510 - 1585): Io mi son giovinetta di Domenico Ferrabosco intavolato per strumento a tastiera (pubblicazione postuma nel Terzo Libro de ricercari di Andrea Gabrieli, 1596, n. 11). Filippo Pantieri, clavicembalo.


Scipione Stella (1558 o 1559 - 1622): Io mi son giovinetta del Ferrabosco. Paola Erdas, clavicembalo.


Il madrigale di Domenico Ferrabosco eseguito su strumenti a percussioni da Tore Jamne (1966-).