Cyprien Katsaris (5 maggio 1951): In memoriam Mozart per pianoforte (1988). Esegue l’autore.
L’approfondimento
di Pierfrancesco Di Vanni
Cyprien Katsaris: ritratto di un pianista virtuoso e non convenzionale
Note biografiche
Nato a Marsiglia, Katsaris trascorre la sua prima infanzia in Camerun – all’epoca colonia francese – dove i suoi genitori, originari di Cipro, erano emigrati. La sua precoce esposizione alla musica è favorita dall’ambiente familiare, in quanto i genitori sono melomani e possiedono una vasta collezione di dischi. Questo contesto stimolante lo porta ad iniziare lo studio del pianoforte all’età di soli quattro anni.
Dopo il trasferimento della famiglia a Parigi, prosegue la formazione musicale iscrivendosi al Conservatorio di Parigi nel 1965. Durante l’adolescenza sviluppa una profonda ammirazione per grandi pianisti come György Cziffra, Wilhelm Kempff e Vladimir Horowitz. Al Conservatorio eccelle sotto la guida di Aline van Barentzen e Monique de La Bruchollerie (pianoforte, primo premio nel 1969) e di René Le Roy e Jean Hubeau (musica da camera, primo premio nel 1970). La sua carriera decolla grazie alla vittoria in diversi concorsi internazionali di rilievo, come la Tribuna internazionale dei giovani interpreti-UNESCO a Bratislava (1977), il 1° gran premio al Concorso internazionale «Cziffra» a Versailles (1974) e, in particolare, il suo successo come unico vincitore dell’Europa occidentale al Concorso internazionale regina Elisabetta del Belgio nel 1972. Il suo debutto concertistico ufficiale avviene l’8 maggio 1966 al Théâtre des Champs-Élysées di Parigi, dove esegue la Fantasia ungherese di Liszt.
La carriera di Katsaris si distingue per le collaborazioni con alcuni dei più grandi direttori d’orchestra del XX e XXI secolo (Eugene Ormandy, Leonard Bernstein, Nikolaus Harnoncourt, ecc.) e con orchestre di fama mondiale (Filarmonica di Berlino, la Staatskapelle Dresden, l’Orchestra del Gewandhaus di Lipsia, ecc.). Katsaris mostra un interesse onnivoro per l’intero repertorio pianistico e possiede una vasta collezione personale di partiture, incluse trascrizioni rare.
Stile pianistico: virtuosismo, canto e originalità
Lo stile pianistico di Katsaris è innanzitutto segnato da una notevole virtuosità tecnica che, tuttavia, non è fine a sé stessa ma si combina con una distintiva dolcezza e sensualità interpretativa. La sua tecnica gli permette di evocare una vasta gamma di timbri orchestrali e di gestire complesse strutture polifoniche. Per Katsaris, la tecnica è fondamentale per realizzare il fraseggio, le sfumature di colore e la chiarezza dei piani sonori, ma il suo scopo ultimo è la comunicazione profonda con il pubblico. Egli concepisce la musica come uno strumento di elevazione spirituale, capace di portare gioia e sollievo, simile alla funzione terapeutica di un medico. Un altro elemento chiave del suo stile è la ricerca del “canto” sul pianoforte, ispirandosi a maestri come Kempff, Horowitz e Cortot, cercando di far “cantare” lo strumento o di imitarne altri (archi, fiati, voce). Questo approccio influenza la sua tecnica, la diteggiatura e la postura. La sua ammirazione per compositori legati al canto, come Bellini, ne è una testimonianza. Katsaris è anche noto per la sua capacità di illuminare le partiture rivelando controcanti inaspettati e offrendo interpretazioni multiple e non convenzionali delle stesse opere, seguendo l’esempio di Chopin. Il suo approccio è descritto come geniale, personale, audace, anticonformista e decisamente individualista, lontano dall’accademismo. Questo stile non sempre ha raccolto consensi unanimi, specialmente in Francia all’inizio, ma gli ha garantito una posizione unica nel panorama musicale. La sua pratica dell’improvvisazione in concerto, spesso aprendo i recital con creazioni estemporanee in omaggio a Liszt e alla tradizione ottocentesca, completa il quadro di un artista “fuori norma”.
Katsaris trascrittore
Una parte significativa dell’attività di Cyprien Katsaris è dedicata alla trascrizione pianistica, una passione nata fin dall’infanzia dall’ascolto del repertorio sinfonico e dal desiderio di riprodurlo autonomamente al pianoforte. Considera la trascrizione un modo per superare la frustrazione derivante dall’assenza di dettagli orchestrali nelle partiture pianistiche standard. La scoperta negli anni ’70 delle trascrizioni di Liszt delle sinfonie di Beethoven fu fondamentale. Dopo un’attenta analisi comparativa, sentì la necessità di integrare elementi orchestrali e vocali (soprattutto nella Nona Sinfonia) mancanti nella versione lisztiana, non per “migliorarla”, ma per aderire più fedelmente allo spirito beethoveniano. Questo lavoro, durato circa dieci anni, ha ulteriormente affinato la sua sensibilità per i piani sonori, i colori e il fraseggio. La sua celebre incisione per Teldec delle nove sinfonie nella versione Liszt/Katsaris richiese lo sviluppo di nuove soluzioni pianistiche per compensare la ricchezza timbrica dell’orchestra. Tra le sue trascrizioni più note figurano, oltre all’integrale delle sinfonie di Beethoven, opere di Bach (Toccata e Fuga BWV 565, Badinerie en forme de burlesque), Mozart (scene dal Flauto magico, Ouverture e aria dal Ratto dal serraglio, Sinfonia n. 40, Eine kleine Nachtmusik) e arrangiamenti per due mani di concerti di Liszt e Beethoven.
L’etichetta discografica Piano 21
Dopo anni di collaborazione con le grandi case discografiche, il 1° gennaio 2001 Cyprien Katsaris fonda ua propria etichetta indipendente, Piano 21, per la pubblicazione delle sue registrazioni — sia nuove che provenienti da archivi privati, radiofonici o esibizioni dal vivo — oltre a riedizioni. Piano 21 si propone di bilanciare il grande repertorio consolidato con la riscoperta di pagine dimenticate o compositori trascurati. Esempi di questa filosofia includono registrazioni dedicate ai concerti di J.S. Bach e dei suoi figli, alla musica della famiglia Mozart, al compositore russo Sergej Bortkevič, a rarità della scuola francese, a un’antologia messicana, oltre a numerose prime registrazioni mondiali, come le Ungarische Zigeunerweisen di Sophie Menter orchestrate da Čajkovskij o la versione pianistica originale di Beethoven del balletto Le creature di Prometeo.
Analisi di In memoriam Mozart
Il brano intende rendere omaggio al maestro salisburghese. Fin dall’inizio, il pezzo evoca un’atmosfera profondamente introspettiva, malinconica e carica di pathos. Il titolo stesso suggerisce un carattere elegiaco, una riflessione sulla figura e sulla musica di Mozart filtrata attraverso la sensibilità e il linguaggio pianistico di Katsaris. Il brano segue una forma ternaria riconducibile a uno schema ABA’, con sezioni chiaramente delineate anche se collegate da transizioni fluide.
Il tema principale, affidato alla mano destra, è una melodia lirica e cantabile, dal carattere discendente e sinuoso. È immediatamente intrisa di espressività grazie all’indicazione “Molto espressivo” e all’uso di appoggiature e note cromatiche che ne accentuano il lirismo dolente. La melodia si sviluppa con naturalezza, esplorando registri diversi e mantenendo sempre una qualità cantabile, quasi vocale.
La seconda sezione non introduce un tema nettamente contrastante, ma piuttosto sviluppa frammenti motivici e armonie presentati nella prima, intensificandone il carattere. Si notano passaggi più mossi, arpeggi e figurazioni scalari che aumentano la tensione. La scrittura melodica diventa più frammentata e integrata nella tessitura armonica complessiva.
La ripresa del tema iniziale avviene in modo riconoscibile, ma non letterale. La melodia è ripresentata con sottili variazioni ritmiche e forse armoniche, mantenendo però intatto il suo carattere espressivo originale. La sezione funge da ricapitolazione emotiva, conducendo il brano verso una conclusione pacata e rassegnata.
La tonalità di fa minore è stabilita fin dall’inizio e pervade l’intero brano, conferendogli il colore scuro e malinconico tipico di questa tonalità. Il linguaggio armonico adottato è ricco e complesso, decisamente tardo-romantico/novecentesco e si spinge ben oltre la grammatica classico-romantica standard.
L’uso del cromatismo è estensivo e pervasivo, sia nelle linee melodiche che nelle progressioni armoniche. Questo arricchisce la tavolozza espressiva e crea tensioni armoniche costanti, spesso risolte in modi inaspettati o ritardati. Si notano accordi alterati, accordi di settima e nona, e dissonanze non preparate o risolte in modo non convenzionale, che contribuiscono alla densità armonica e all’intensità emotiva.
Sebbene il fa minore rimanga il centro tonale di riferimento, ci sono frequenti deviazioni ed esplorazioni di aree armoniche vicine e lontane, specialmente nella seconda sezione, che aumentano il senso di instabilità e ricerca emotiva. L’armonia non è strettamente funzionale nel senso classico, ma piuttosto coloristica ed espressiva.
Il ritmo melodico è fluido e flessibile, con un ampio uso di valori lunghi alternati a passaggi più rapidi (terzine, semicrome, biscrome), specialmente nelle figurazioni ornamentali e nei passaggi di transizione o cadenzali. La mano sinistra spesso presenta figure ritmiche costanti (arpeggi, accordi spezzati), fornendo un flusso continuo su cui si appoggia la melodia più libera della mano destra.
Le indicazioni come “ritenuto” e la flessibilità implicita nel “Molto espressivo” suggeriscono un uso agogico del tempo, con leggere fluttuazioni che sottolineano l’espressività.
La tessitura è prevalentemente di tipo melodia accompagnata, ma l’accompagnamento è spesso così ricco e polifonicamente elaborato da creare una tessitura complessa e stratificata. La mano sinistra non si limita a un supporto armonico, ma partecipa attivamente con contro-melodie e figurazioni elaborate che dialogano con la mano destra. La densità della tessitura varia: momenti più trasparenti si alternano a passaggi più fitti e complessi, specialmente nella seconda sezione e nella cadenza.
Le dinamiche giocano un ruolo cruciale nel modellare l’espressione. Il brano s’inizia piano (p), esplora dinamiche più sostenute (mf) nei momenti di maggiore intensità (come nella seconda sezione e nella cadenza), per poi tornare a dinamiche più sommesse (pp) nella ripresa e nella conclusione, sottolineando il carattere riflessivo e intimo del pezzo. I crescendo e i diminuendo sono usati con grande efficacia per creare ondate emotive.
L’omaggio a Mozart non si manifesta attraverso citazioni dirette di sue opere, ma piuttosto attraverso un’evocazione spirituale ed estetica. La qualità cantabile della melodia principale può essere vista come un richiamo all’eleganza e al lirismo delle linee melodiche mozartiane, specialmente quelle dei suoi movimenti lenti. Mozart stesso utilizzava il cromatismo in modo molto espressivo, specialmente nelle tonalità minori (si pensi alla Sinfonia n. 40 o al Concerto per pianoforte e orchestra n. 20 K 466). Katsaris sembra prendere questo aspetto e amplificarlo attraverso un linguaggio armonico più moderno.
Nonostante la complessità armonica, la struttura ABA’ è relativamente chiara, forse un cenno alla predilezione mozartiana per forme equilibrate. Pur nella sua modernità, la scrittura pianistica conserva una certa eleganza nelle figurazioni e nel fraseggio, che potrebbe rimandare alla raffinatezza della scrittura pianistica di Mozart.




WAM



Giuseppe Gazzaniga (1743 - 1º febbraio 1818): «Dell’Italia, ed Alemagna», aria di Pasquariello dal I atto del dramma giocoso Don Giovanni o sia Il convitato di pietra (1786) su libretto di Giovanni Bertati. Alfredo García, baritono; María Rodríguez, soprano; Real Orquesta Sinfónica de Sevilla, dir. Pablo González.
Wolfgang Amadeus Mozart (1756 - 1791): «Madamina, il catalogo è questo», aria di Leporello dal I atto del dramma giocoso in 2 atti Il dissoluto punito ossia il Don Giovanni K 527 (1787) su libretto di Lorenzo Da Ponte. Ferruccio Furlanetto, basso; Orchester der Wiener Staatsoper, dir. Zubin Mehta. 








