Non gli dir di chi

Vincenzo Righini (1756 - 19 agosto 1812): Placido zeffiretto, arietta per voce e strumento a tastiera su testo di Pietro Metastasio (con alcune varianti). Patrice Michaels Bedi, soprano; David Schrader, fortepiano.

Placido zeffiretto,
Se trovi il caro oggetto
Digli che sei sospiro;
Ma non gli dir di chi.

Limpido ruscelletto,
Se trovi il caro oggetto
Digli che pianto sei,
Ma non le dir qual ciglio
Crescer ti fè cosi.


Antonio Vivaldi (1678 - 1741) : «Placido zeffiretto», aria (n. 3) dalla cantata T’intendo, si mio cor per soprano e basso continuo RV 668 sul medesimo testo del Metastasio. Rossana Bertini, soprano; Modo Antiquo, dir. Federico Maria Sardelli.

Placido zeffiretto,
Se trovi il caro oggetto/bene
Dille che sei sospiro;
Ma non le dir di chi.

Limpido ruscelletto,
Se mai t’ incontri in lei,
Dille che pianto sei,
Ma non le dir qual ciglio
Crescer ti fè cosi.


Vincenzo Righini

Ogni core può sperar

Agostino Steffani (25 luglio 1654 - 1728): «Ogni core può sperar», aria per soprano (Tanaquil), dal dramma per musica Servio Tullio (1686), atto II, scena 7ª. Cecilia Bartoli, soprano; I Barocchisti, dir. Diego Fasolis.

Ogni core può sperar,
solo il mio dee lagrimar.
La fortuna, ch’è tiranna,
mi condanna
a mai sempre sospirar.

Platano ter – Donde si prende il Largo


Georg Friedrich Händel (1685 - 1759): «Ombra mai fu», aria dal I atto dell’opera Serse HWV 40 (1738). Andreas Scholl, controtenore; Akademie für Alte Musik Berlin.

Per comporre il Serse Händel si avvalse non solo del libretto di Nicolò Minato rimaneggiato da Silvio Stampiglia che era servito a Giovanni Bononcini 44 anni prima, ma anche di alcune delle musiche dello stesso Bononcini. L’opera non ebbe molta fortuna e fu cancellata dal cartellone dopo sei sole rappresentazioni. Nel corso dell’Ottocento, però, l’aria che apre il I atto fu riscoperta e, riarrangiata come brano strumentale per organici diversi, divenne una delle composizioni più famose del musicista sassone con il titolo Largo di Händel. Eccone una versione sinfonica (London Symphony Orchestra diretta da George Szell) e una organistica (Alexander Jörk):


Platano bis


Giovanni Bononcini (18 luglio 1670 - 1747): «Ombra mai fu», aria dal I atto dell’opera Xerse (1694), libretto di Nicolò Minato rimaneggiato da Silvio Stampiglia. Armin Gramer, controtenore; Hubert Hoff­mann, arciliuto; Anna Zauner-Pagitsch, arpa.

Atto I, scena 1a.
Belvedere accanto ad un bellissimo giardino, in mezzo di cui v’è un platano.
Xerse sotto il platano.

Recitativo:

Frondi tenere e belle,
del mio platano amato,
per voi risplenda il Fato.
Tuoni, lampi e procelle
non v’oltraggino mai la cara pace
né giunga a profanarvi mostro rapace.

Arioso:

Ombra mai fu
di vegetabile
cara e amabile,
soave più.

Platano, amore mio


Francesco Cavalli (1602 - 1676): «Ombra mai fu», aria dal I atto dell’opera Il Serse (o Xerse, 1654), libretto di Nicolò Minato. Flavio Ferri-Benedetti, controtenore; Neue Hofkapelle Graz, dir. Michael Hell.

Atto I, scena 1a.
Villaggio delizioso dietro le mura della città, con veduta di bosco.
Xerse sotto un platano.

Ombra mai fu
di vegetabile
cara e amabile,
soave più.

Bei smeraldi crescenti,
frondi tenere, e belle,
di turbini, o procelle
importuni tormenti,
non v’affliggano mai la cara pace,
né giunga a profanarvi austro rapace.

Ombra mai fu…

Mai con rustica scure
bifolco ingiurioso
tronchi ramo frondoso,
e se reciso pure
fia che ne resti alcuno, in stral cangiato,
o lo scocchi Diana, o ‘l dio bendato.

Ombra mai fu…

Il flebile usignolo

Pietro Torri (c1650 - 6 luglio 1737): «Quando il flebile usignolo», aria per soprano dal II atto dell’opera L’Ippolito (1731). Ann Hallenberg, mezzosoprano; Baroque Ensemble Musikdorf Ernen, dir. e violino principale Ada Pesch.

Quando il flebile usignolo
Lasciar deve a forza il nido
Si rivolge in altro lido
E spiegando afflitto il volo
Va sfogando il suo dolor.

21 marzo, Giornata europea della musica antica

Claudio Monteverdi (1567 - 1643): Sì dolce è ‘l tormento, aria per voce e basso continuo SV 332 (1624); Carlo Vistoli, controtenore; ensemble Sezione Aurea, dir. Filippo Pantieri.

Sì dolce è ‘l tormento che in seno mi sta,
Ch’io vivo contento per cruda beltà.
Nel ciel di bellezza
S’accreschi fierezza
Et manchi pietà,
Che sempre qual scoglio
All’onda d’orgoglio
Mia fede sarà.

La speme fallace rivolgami il piè
Diletto né pace non scendano a me:
E l’empia ch’adoro
Mi nieghi ristoro
Di buona mercé:
Tra doglia infinita
Tra speme tradita
Vivrà la mia fé.

Per foco e per gelo riposo non ho,
Nel porto del Cielo riposo haverò.
Se colpo mortale
Con rigido strale
Il cor m’impiagò,
Cangiando mia sorte
Col dardo di morte
Il cor sanerò.

Se fiamma d’amore giammai non sentì
Quel rigido core che ‘l cor mi rapì.
Se niega pietate
La cruda beltate che l’alma invaghì.
Ben fia che dolente,
Pentita e languente
Sospirimi un dì.

Carlo Vistoli è Early Music Day Ambassador per il 2022.

Damigella tutta bella

Claudio Monteverdi (1567 - 1643): Damigella tutta bella, madrigale a 3 voci e strumenti (pubblicato in Scherzi musicali a 3 voci, 1607, n. 6); testo di Gabriello Chiabrera. Philippe Jaroussky e Nuria Rial, voci; ensemble l’Arpeggiata, dir. Christina Pluhar.


Vincenzo Calestani (10 marzo 1589 - p1617): Damigella tutta bella, aria per 1 voce e basso continuo (pubblicata in Madrigali et arie per sonare et cantare nel chitarrone leuto o clavicembalo a una, e due voci, 1617). Zachary Wilder e Emiliano Gonzalez Toro, tenori; ensemble I Gemelli, dir. Emiliano Gonzalez Toro.

Damigella
tutta bella
versa, versa quel bel vino,
fa’ che cada
la rugiada
distillata di rubino.

Ho nel seno
rio veneno
che vi sparse Amor profondo,
ma gittarlo
e lasciarlo
vo’ sommerso in questo fondo.

Damigella
tutta bella
di quel vin tu non mi sazi,
fa’ che cada
la rugiada
distillata di topazi.

Ah, che, spento,
io non sento
il furor de gl’ardor miei,
men cocenti,
meno ardenti
sono, ohimè, gli incendi etnei.

Nova fiamma
più m’infiamma,
arde il cor foco novello,
se mia vita
non s’aita,
ah, ch’io vengo un Mongibello.

Ma più fresca
ogn’ hor cresca
dentro me sì fatta arsura,
consumarmi
e disfarmi
per tal modo ho per ventura.

…rivedervi e poi morir

Maria Teresa Agnesi Pinottini (1720 - 19 gennaio 1795): Non piangete, amati rai, aria per soprano, 2 violini e continuo; testo di Pietro Metastasio. Tal Ganor, soprano; Inbar Solomon, flauto diritto; Evgenia Epshtein, violino; Dan Weinstein, violoncello; Marina Minkin, clavicembalo.

Non piangete, amati rai:
nol richiede il morir mio.
Lo sapete, io sol bramai
rivedervi e poi morir.

E tu resta ognor dubbioso,
crudo re, senza riposo,
le tue furie alimentando,
fabbricando il tuo martir.