Ned Rorem (23 ottobre 1923 - 2022): Concertino da camera per clavicembalo e ensemble (1946). Jory Vinikour, clavicembalo; Chicago Philharmonic, dir. Scott Speck.
- Allegro non troppo
- Molto moderato [7:00]
- Presto [12:35]

Ned Rorem (23 ottobre 1923 - 2022): Concertino da camera per clavicembalo e ensemble (1946). Jory Vinikour, clavicembalo; Chicago Philharmonic, dir. Scott Speck.

Anonimo (XVII secolo): Parson’s Farewell, dalla raccolta The English Dancing Master di John Playford (Londra 16511), n. 6. Ernst Stolz, pardessus de viole, flauto dolce, clavicembalo, chitarra rinascimentale e violone.

Anonimo (XVII secolo): Bourée d’Avignonez, da Recueil de plusieurs vieux Airs faits aux Sacres, Couronnements, Mariages di André Danican Philidor l’Aîné (manoscritto datato 1690), n. XXII. Le Concert des Nations, dir. Jordi Savall.

Anonimo (XVII secolo): Pauls Wharfe, contraddanza (da John Playford, The English Dancing Master, Londra 16511, n. 86); arrangiamento per liuto di Pascale Boquet. Valéry Sauvage.
Giles Farnaby (c1563 - 1640): Pawles Wharfe (dal Fitzwilliam Virginal Book, n. [CXIII]). Pieter-Jan Belder, clavicembalo.
Secondo alcuni studiosi, sarebbe proprio Farnaby l’autore della gradevole melodia.
William Brade (1560 - 1630): Ein Schottisch Tanz (da Newe ausserlesene liebliche Branden, Intraden, Mascharaden, Balletten, All’manden, Couranten, Volten, Aufzüge und frembde Tänze, Amburgo 1617). Hespèrion XXI, dir. Jordi Savall.


Kurt Weill (1900 - 1950): September Song (1938); testo di Maxwell Anderson (1888 - 1959). Lotte Lenya, voce; American Theater Songs Orchestra, dir. Maurice Levine.
Oh, it’s a long, long while from May to December
But the days grow short when you reach September
When the autumn weather turns the leaves to flame
One hasn’t got time for the waiting game.
Oh, the days dwindle down to a precious few
September, November
And these few precious days I’ll spend with you
These precious days I’ll spend with you.

Andrea Gabrieli (c1533 - 30 agosto 1585): Ricercar del duodecimo tuono a 4 voci (pubblicato postumo in Madrigali et ricercari…, 1589). Ensemble Instrumental de Paris, dir. Hollard Florian.

Constant Lambert (23 agosto 1905 - 21 agosto 1951): Concerto per pianoforte e 9 strumenti (1931). Alessandro De Curtis, pianoforte; Harmonia Ensemble, dir. Giuseppe Grazioli.

Domenico Zanatta (c1665 - 5 agosto 1748): Gelosia, cantata per voce e basso continuo (da Intrecci armonici diversi… opera quarta, 1696). Flavio Ferri-Benedetti, controtenore; ensemble Musica Fiorita, dir. Daniela Dolci.
Dimmi, amor, qual pena sia
più maggior di gelosia
ad un cor ch’ama fedel.
Ella sparge dentro al seno
il più perfido veleno
e l’ardore più crudel.
Oh, Dio, quanto tiranna è la tua legge,
o faretrato arcero,
ingiusto è il tuo comando
se a chi vive adorando
decreti che sia il fin de’ suoi contenti
d’un geloso pensier gl’aspri tormenti.
Deh, lasciami in pace,
tiranna de’ cori,
crudel gelosia.
Quest’alma si sface
tra i rigidi ardori
di tua tirannia.
Il mio servir costante,
l’esser fedel amante
fomenta maggior fiamme al seno mio
s’ancor il mio desio
mascherando di gioia i suoi martiri
scuote a rigor di pene anco i sospiri.
Oh, Dio, che acerba pena
è il viver in catena
e aver geloso il cor.
Egl’è un sì fier martire
che l’alma fa languire
in grembo del dolor.

Andrea Falconiero o Falconieri (c1585 - 29 luglio 1656): Passacalle a 3, dal I Libro di canzone, sinfonie, fantasie… (1650). Hespèrion XXI, dir. Jordi Savall.
La passacaglia esercita da sempre un fascino particolare sull’ascoltatore, secondo me dovuto essenzialmente a due sue caratteristiche fondamentali: una è l’andamento lento e solenne, l’altra è l’iterazione ininterrotta della linea del basso — è quello che in termini tecnici si chiama basso ostinato. L’unione dei due elementi crea un sortilegio quasi ipnotico, che induce ad abbandonarsi alla musica danzando o comunque a muoversi seguendone il ritmo. A ben vedere, sono fatte in questo modo le nenie che accompagnano i riti incantatori degli sciamani, e del resto hanno natura simile molte musiche di tradizione popolare, europee e no, che spesso hanno ispirato i musicisti “colti”.
La musica ripetitiva piace, ha successo. Penso ai minimalisti, certo, ma credo poi che non sia un caso se alcune composizioni del repertorio classico, come il Canone di Pachelbel e «Nell’antro del re della montagna» dal Peer Gynt di Grieg, caratterizzate appunto dalla ripetizione di formule armoniche e melodiche, siano recentemente diventate icone pop.
Una piccola antologia di passacaglie celebri si trova nell’articoletto intitolato A proposito della passacaglia.
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Carlo Boccadoro (20 luglio 1963): Soul Brother n. 1 per vibrafono, flauto, clarinetto basso, pianoforte, violino e violoncello (2011). Ensemble Sentieri selvaggi diretto dall’autore.

Giovanni Bononcini (18 luglio 1670 - 1747): Il lamento d’Olimpia, cantata da camera per 1 voce, 2 violini e basso continuo (pubblicata in Cantate e duetti dedicati alla Sacra Maestà di Giorgio, re della Gran Bretagna, Londra 1721). Gloria Banditelli, contralto; Ensemble Aurora, dir. Enrico Gatti.
I. Preludio: Affettuoso – Allegro
II. Recitativo [3:32]
Le tenui rugiade
scotea dal carro d’or sull’erbe e i fiori
la rubiconda Aurora
allor ch’Olimpia, non ben desta ancora,
dell’amante infedele
vedova a un tratto ritrovò le piume.
Sciolse la tema dell’incerto danno
le reliquie del sonno in su i bei lumi;
e sospesa e tremante
dal lido al letto e dalla selva al lido,
chiamando il nome infido,
poiché più volte riportò le piante,
su la cima d’un sasso,
il guardo fisse entro l’aere dubbioso,
e, fra mille lamenti,
queste all’aure spiegò voci dolenti.
III. Aria: Affettuoso [4:48]
Vasto mar,
balze romite
deh mi dite,
il mio bene
ov’è, che fa.
Onde quiete,
aure serene
erbe, fiori,
ombrose piante,
il mio bene
se sapete,
rispondete
per pietà.
IV. Recitativo [8:47]
Lassa, che son la luce
la mia doglia s’avanza.
Io veggio, oh Dio, le gonfie
ingannatrici vele
dello sposo infedele
fuggir per l’acque, e portar lunge il vento
colla nave spergiura il mio lamento
Queste, Bireno ingrato,
son le promesse, il fido amore è questo?
Quanti, quanti pur dinanzi,
sotto il silenzio dell’ombrosa notte
e il tremolar delle invocate stelle,
giuramenti non fe’ d’esser costante!
Misera Olimpia, abbandonata amante,
in qual mente, in qual seno
più luogo avrà la vereconda fede,
s’io son schernita e m’ingannò Bireno?
V. Aria: Con spirito [10:20]
Quando dicea d’amarmi
allor volea lasciarmi
e mi tradiva allor.
Di mille inganni fabro
fede giurava il labro,
ed era infido il cor .

Goffredo Petrassi (16 luglio 1904 - 2003): Sonata da camera per clavicembalo e 10 strumenti (1948). Francesco Massimi, clavicembalo; Ensemble OTLIS, dir. Carlo Palleschi.

Diego Ortiz (c1510 - c1570): Recercada quinta sobre el passamezzo antiguo: Zarabanda, dal Tratado de glosas (trattato sulle variazioni, 1553). Hespèrion XXI, dir. e viola da gamba Jordi Savall.
Diego Ortiz: Recercada VII sobre la romanesca. Stessi interpreti.
Forse, ascoltando queste recercadas vi sarà venuta in mente Greensleeves: una ragione c’è, ora vedremo di che si tratta.
Passamezzo e romanesca sono danze in voga nel Cinquecento e nei primi anni del secolo successivo. Il passamezzo, di origine italiana, ha andamento lievemente mosso e ritmo binario; sotto il profilo coreutico è molto affine alla pavana, tanto che non di rado, all’epoca, viene con questa identificato: nell’Orchésographie (1588), Thoinot Arbeau scrive che il passamezzo è «une pavane moins pesamment et d’une mesure plus légière». La musica del passamezzo si fonda sopra uno schema armonico caratteristico, non molto dissimile da quello della follia; i musicisti europei tardorinascimentali se ne innamorano e l’impiegano quale base di serie di variazioni e di composizioni vocali: fra gli esempi più celebri vi sono The Oak and the Ash e, appunto, Greensleeves.
Intorno alla metà del Cinquecento, lo schema armonico del passamezzo dà origine a una variante destinata a avere altrettanta fortuna: viene chiamata passamezzo moderno per distinguerla dall’altra, detta conseguentemente passamezzo antico. Nella seconda parte del secolo, a fianco di passamezzo antico e passamezzo moderno entrano nell’uso altre formule armoniche stilizzate, come per esempio quella detta romanesca, dal nome di una danza affine alla gagliarda, di origine forse italiana o forse spagnola. Lo schema della romanesca è quasi identico a quello del passamezzo antico, da cui differisce solo per l’accordo iniziale.
La più antica versione nota di Greensleeves, che risale agli anni ’80 del XVI secolo, si fonda sul passamezzo antico, ma nel volgere di breve tempo viene soppiantata da una variante che adotta il basso della romanesca. Quasi certamente è quest’ultima la versione conosciuta da Shakespeare, il quale per due volte fa riferimento alla «melodia di Greensleeves» nella commedia Le allegre comari di Windsor (ce ne occuperemo presto). La versione originale, identificata nell’Ottocento dal musicografo inglese William Chappell (cui si deve la raccolta Popular Music of the Olden Time, 1855-59), è oggi la più nota e diffusa.
Listening to these recercadas, perhaps Greensleeves will have come to your mind: there’s a reason, now we’ll see what it’s about.
Passamezzo and romanesca were popular dances in the sixteenth and early seventeenth centuries. The passamezzo has Italian origins, slightly fast movement and binary rhythm; the dance is very similar to the pavana, so that in 16th century it was often identified with it: in his treatise Orchésographie (1588) Thoinot Arbeau asserts that the passamezzo is «une pavane moins pesamment et d’une mesure plus légière». The music of the passamezzo is based on a characteristic harmonic pattern, similar to that of the follia; late Renaissance European musicians fell in love with it and used it as a ground for sets of variations and for singing poetry: among the most famous examples are The Oak and the Ash and, precisely, Greensleeves.
Around the middle of the sixteenth century, the harmonic formula of the passamezzo gave rise to a variant that was equally successful: it was called passamezzo moderno to distinguish it from the other, consequently called passamezzo antico. During the second half of the century, alongside the passamezzo antico and moderno, other stylized harmonic formulas came into use, such as for example the romanesca, which took its name from a dance similar to the gagliarda, of Italian or perhaps Spanish origin. The pattern of the romanesca is almost identical to that of the passamezzo antico, from which it differs only in the first chord.
The earliest known version of Greensleeves, dating from about 1580, is based on the passamezzo antico ground, but was soon superseded by a variant adopting the harmonic formula of the romanesca. The latter is almost certainly the version known from Shakespeare, who refers twice to «the tune of Greensleeves» in the play The Merry Wives of Windsor (which we will deal with soon). The original version, identified in the 19th century by the English musicographer William Chappell (who published the collection Popular Music of the Olden Time, 1855-59), is today the best known and most widespread.

Juan del Encina (12 luglio 1468 - 1529): Triste España sin ventura, romance a 4 voci (1497), dal Cancionero de Palacio (n. 317). La Capella Reial de Catalunya e Hespèrion XXI, dir. Jordi Savall.
Triste España sin ventura,
todos te deven llorar.
Despoblada de alegría,
para nunca en ti tornar.
Tormentos, penas, dolores,
te vinieron a poblar.
Sembróte Dios de plazer
porque naciesse pesar.
Hízote la más dichosa
para más te lastimar.
Tus vitorias y triunfos
ya se hovieron de pagar.
Pues que tal pérdida pierdes,
dime en qué podrás ganar.
Pierdes la luz de tu gloria
y el gozo de tu gozar.
Pierdes toda tu esperança,
no te queda qué esperar.
Pierdes Príncipe tan alto,
hijo de reyes sin par.
Llora, llora, pues perdiste
quien te havía de ensalçar.
En su tierna juventud
te lo quiso Dios llevar.
Llevóte todo tu bien,
dexóte su desear,
porque mueras, porque penes,
sin dar fin a tu penar.
De tan penosa tristura
no te esperes consolar.

An appealing instrumental rendition by The Musicians of Swanne Alley.

José de Nebra (1702 - 11 luglio 1768): Salve regina per 2 cori a 8 voci, 2 violini e basso continuo. Ensemble Los Elementos.

Antonio Martín y Coll (? - c1734): Diferencias sobre las folias. Jordi Savall e Hespèrion XXI.
Giovanni Girolamo Kapsberger (c1580 - 1651): 19 Partite sopra la Folia. Sandro Volta, chitarrone.
Don Gregorio Paniagua Rodríguez: Fons vitae. Dementia praecox angelorum. Supra solfamireut (1982). Gregorio Paniagua e Atrium Musicae de Madrid.
Vangelis (Evangelos Odysseas Papathanassiou; 1943 - 2022): «Conquest of Paradise», dalla colonna sonora del film 1492 – La conquista del paradiso (1492: Conquest of Paradise) diretto nel 1992 da Ridley Scott.
Anche il brano da Vangelis, come le altre composizioni di cui propongo l’ascolto in questa pagina, si fonda sulla Follia, un antico tema musicale (si ritiene che abbia origini portoghesi risalenti al XVI secolo) che nel corso del periodo barocco fu rielaborato da numerosi compositori europei, da Frescobaldi a Corelli, da Lully a Marais, da Alessandro Scarlatti a Vivaldi, da Johann Sebastian Bach (nella Bauernkantate BWV 212) al figlio di questi Carl Philipp Emanuel.

Michel Lambert (1610 - 29 giugno 1696): D’un feu secret je me sens consommer, air de cour (pubblicato in Airs à une, II. III. et IV. parties avec la basse-continue, 1689, p. 53). Les Arts Florissants, dir. William Christie.
D’un feu secret je me sens consommer
Sans pouvoir soulager le mal qui me possède;
Je pourrois bien guérir si je cessois d’aymer,
Mais j’ayme mieux le mal que le remède.
Quand je mourrois, pourroit-on me blasmer?
Qui commence d’ayme, ne doit-il pas poursuivre?
Quand on sçaura, Philis, que j’ay cessé d’aymer,
On sçaura bien que j’ay cessé de vivre.

The Beggar’s Opera, Air XXVII: Greensleeves. Roger Daltrey as Macheath.
Since Laws were made for ev’ry Degree,
To curb Vice in others, as well as me,
I wonder we han’t better Company,
Upon Tyburn Tree!
But Gold from Law can take out the Sting;
And if rich Men like us were to swing,
’Twould thin out the Land, such Numbers to string
Upon Tyburn Tree!
Nell’Opera del mendicante (The Beggar’s Opera, 1728), scritta da John Gay, con musiche tratte perlopiù dal repertorio popolare e adattate da Johann Christoph Pepusch, trova posto anche la melodia di Greensleeves. Il brano è intonato con rabbia e frustrazione da Macheath subito dopo aver appreso di essere stato condannato a morte. Per «Tyburn Tree» si intende la forca: Tyburn era il villaggio del Middlesex in cui si eseguivano le sentenze capitali.
In The Beggar’s Opera (1728), written by John Gay, with music drawn mostly from traditional repertoire and arranged by Johann Christoph Pepusch, the tune of Greensleeves also finds its place. This piece is sung in anger and frustration by Macheath soon after learning that he was sentenced to death. «Tyburn Tree» means the gallows: Tyburn was the Middlesex village where capital punishment was carried out.
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Vincenzo Albrici (26 giugno 1631 - 1695): Sonata (Sinfonia) in re minore a due violini e basso continuo. Collegium Marianum.

William Byrd (c1540 - 1623): Fantazia (no. 2) for six-part consort (published in Psalmes, songs, and sonnets, 1611). Rose Consort of Viols.
A splendid example of Byrd’s mastery of the art of counterpoint; Greensleeves quote begins at 3:08.

Jean-Claude Éloy (15 giugno 1938): Equivalences (1963). The Domaine Music Ensemble, dir. Pierre Boulez.

Giovanni Francesco Anerio (1569 - 11 giugno 1630): Torna la sera bruna, canzonetta spirituale (pubblicata nella raccolta Selva armonica dove si contengono motetti, madrigali, canzonette, dialogi, arie a una, doi, tre & quattro voci, 1617, n. 21) su testo di Agostino Manni. Concerto Romano, dir. Alessandro Quarta.
Torna la sera bruna
E in ciel luce la luna,
Che ’l mortal egro invita
Al sonno della vita.
Salva me, Signor forte,
Dal sonno della morte
E stammi sempre intorno,
Sinché ritorni il giorno.
Sia laude, gloria e canto
Al Padre, al Figlio e al santo
Spirto, che ’l ciel governa
Con legge sempiterna.

Karel Goeyvaerts (8 giugno 1923 - 1993): Zum Wassermann per 14 esecutori (1984). Ensemble SPECTRA.

Antoine Boësset (1586 o 1587 - 1643): Nos esprits libres et contents, dal Ballet de la Reyne (1609). Le Poème harmonique, dir. Vincent Dumestre.
Nos esprits libres et contents
Vivent en ces doux passe-temps.
Et par de si chastes plaisirs,
Bannissent tous autres désirs.
La danse, la chasse et les bois,
Nous rendent exempts des lois
Et des misères dont l’Amour
Afflige les cœurs de la Cour.
[Et c’est plutôt avec cet art
Qu’avec la pointe de ce dard
Que cette troupe se défend
Des traits de ce cruel Enfant.]
Car en changeant toujours de lieu
Nous empêchons si bien ce Dieu,
Qu’il ne peut s’assurer des coups
Qu’il pense tirer contre nous.
Ainsi nous défendant de lui
Et passant nos jours sans ennui,
Nous essayons de lui ravir
La gloire de nous asservir.
Il est bien vrai qu’en nous sauvant,
Il nous va toujours poursuivant,
Et nous poursuit en tant de lieux,
Qu’en fin il entre dans nos yeux.
[Mais encore qu’on puisse penser
Qu’alors il nous doive offenser,
Pourtant nous n’avons point de peur
Qu’il nous puisse enflammer le cœur.
Car la neige de notre sein
Empêche si bien son dessein,
Qu’alors qu’il nous pense enflammer
Son feu ne se peut allumer.]
Nos esprits libres et contents
Vivent en ces doux passe-temps.
Et par de si chastes plaisirs,
Bannissent tous autres désirs.

Luciano Berio (1925 - 27 maggio 2003): Folk Songs per mezzosoprano e 7 strumentisti (1964). Cathy Berberian, mezzosoprano; The Juilliard Ensemble, dir. Luciano Berio.

Anonimo: Greensleeves to a Ground (1704), variazioni (divisions) sopra un basso ostinato (ground). Hespèrion XXI, Jordi Savall.

Donald Martino (16 maggio 1931 - 2005): Notturno per ensemble da camera (1973). New Millennium Ensemble, dir. Brad Lubman.
Questa composizione vinse il Premio Pulitzer per la musica nel 1974.
Hugo de Lantins (attivo tra il 1420 e il 1430): Plaindre m’estuet de ma damme jolye, rondeau a 3 voci. Le Miroir de Musique, dir. Baptiste Romain.
P laindre m’estuet de ma damme jolye
V ers tous amans qui par sa courtosie
T out m’a failly sa foy qu’avoit promis
A ultre de moy, tant que seroye vis,
J amais changier ne devoit en sa vie.
N e scay comment elle a fait départie
D e moy. Certes ne le cuidesse mye
E n tel deffault trouver, ce m’est [a]vis.
M ais je scay bien que ja merancolie
E [n] moy n’ara pour yceste follye.
R enouveler volray malgré son vis
D ’aultre damme dont mon cuer est souspris
E t renuncer de tout sa compaignye.

Jacques Arcadelt (1507 - 1568): Nous voyons que les hommes, chanson a 3 voci (pubblicata nel Tiers Livre de chansons, Le Roy & Ballard, Paris 1554, Édition 1, n. 15). Ensemble Doulce Mémoire, dir. Denis Raisin Dadre.
Nous voyons que les hommes
font tous vertu d’aimer
et, sottes que nous sommes,
voulons l’amour blâmer.
Ce qui leur est louable
nous tourne à déshonneur,
faute inexcusable,
O dure loi d’honneur!
Nature, plus qu’eux sage,
nous en a un corps mis
plus propre à cet usage
et nous est moins permis.
Arcadelt: Ave Maria a 4 voci. The Cathedral Singers, dir. Richard Proulx.
Non si tratta in realtà di una composizione originale di Arcadelt, bensì di un travestimento spirituale, realizzato da Pierre-Louis Dietsch nel 1842, della chanson precedente.
Franz Liszt (1811 - 1886): Ave Maria d’Arcadelt per pianoforte S.183/2 (1862). Philip Thomson.

Dai Fujikura (27 aprile 1977): my butterflies per orchestra di strumenti a fiato (2012). Ensemble 20+, dir. Michael Lewanski.
